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Good and bad news travel fast

Hellacopters, nel 2025 il nuovo album

Gli Hellacopters, paladini high energy rock ‘n’ roll della scena scandinava, hanno annunciato la realizzazione di un nuovo Lp, che si intitola “Overdriver” e la cui pubblicazione è prevista per il 31 gennaio del prossimo anno sulla label tedesca Nuclear Blast. Per il combo svedese (che già quest’anno ha rilasciato un singolo, “Stay with you“, inizialmente concepito per essere incluso nell’imminente lavoro sulla lunga distanza, salvo poi decidere di realizzarlo come 7”) che nel 2025 celebrerà i 30 anni del proprio percorso, si tratta del nono studio album complessivo, ed è il primo long playing a essere completamente prodotto dal frontman Nicke Andersson. E’ stato condiviso un primo estratto, “Leave a mark“, di cui è stato anche realizzato un videoclip (diretto da Emil Klinta). Di seguito artwork (curato dall’illustratore Max Löffler) tracklist e streaming del brano. 1. Token Apologies 2. Don’t Let Me Bring You Down 3. (I Don’t Wanna Be) Just A Memory 4. Wrong Face On 5. Soldier On 6. Doomsday Daydreams 7. Faraway Looks 8. Coming Down 9. Do You Feel Normal 10. The Stench 11. Leave A Mark

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Uzeda, arriva nei cinema il docufilm “Do it yourself”

“Uzeda – Do it yourself” è un docufilm, realizzato dalla regista Maria Arena (e prodotto da DNA audiovisivi e dalla casa di produzione indipendente Point Nemo) che racconta la storia degli Uzeda, fondamentale alternative/math/noise rock band italiana, formatasi nel 1987, che ha tracciato il proprio percorso musicale senza scinderlo da quello umano, fortemente etico e basato sulla filosofia lavorativa e ideale di vita “Do-it-yourself” (caratterizzato, complessivamente, da cinque studio album e due Ep, ma soprattutto una fiera attitudine indipendente, portata avanti senza cedere a pressioni e lusinghe commerciali di major e multinazionali, né scendere a compromessi col business del mainstream discografico, suonando e incidendo materiale solo per passione e senza scopo di lucro, senza scadenze contrattuali, ma spinti dal bisogno di dire delle cose, rispondendo soltanto al fuoco creativo della propria caparbia convinzione) e volutamente radicato nell’underground del R’N’R italiano ed europeo, partendo da Catania e arrivando a fare tour negli Stati Uniti, dove hanno ottenuto tanti attestati di stima (gli Lp usciti per la seminale label indipendente Touch and Go records di Chicago) e riconoscimenti (su tutti, l’apprezzamento del musicista e recording engineer Steve Albini, con cui collaborarono diventando anche grandi amici) e prendere anche parte a due delle rinomate session (unica altra band italiana a fregiarsi di questo orgoglio, insieme alla PFM) alla corte radiofonica del compianto disc-jockey inglese John Peel alla BBC. La Arena – siciliana di nascita e conterranea degli Uzeda – ha dichiarato di aver sviluppato l’idea di un film sul gruppo senza fare troppi programmi, adattando la progettualità agli accadimenti, senza un piano, ma seguendo il desiderio di fissare un pezzetto di vita e di storia degli Uzeda, perché ci fosse una traccia audiovisiva che raccontasse il modo di essere di una band indipendente che ha mantenuto questa prospettiva per trenta anni, nonché per scoprire come si può vivere mettendo al primo posto la musica, la ricerca, la sperimentazione, il dialogo con se stessi, un’economia senza plusvalore, dove i soldi, proprio come la chitarra, il basso, la batteria e le corde vocali, sono solo uno strumento, e il suono non è la somma degli strumenti, ma altro: è qualcosa di dirompente che si scatena. Si fa risalire la narrazione, temporalmente, al 1991, quando i nostri (Giovanna Cacciola alla voce, Davide Oliveri alla batteria, Raffaele Gulisano al basso, Agostino Tilotta e Giovanni Nicosia alle chitarre, quest’ultimo poi fuoriuscito nel 1995) dopo anni trascorsi a suonare in giro per l’Italia, viaggiando su uno sgangherato furgone rosso, spedirono una demo al succitato Steve Albini (alla cui memoria è dedicato il lungometraggio) che rispose alla chiamata e volò dagli States a Catania per registrare, con gli Uzeda, l’album “Waters“, segnando l’inizio della svolta per i ragazzi che, negli anni, stringeranno con Albini un sodalizio artistico e un rapporto di fraterna amicizia extrastudio lungo tre decenni) da lì in poi, suonando in giro per il mondo ma, alla fine di ogni tour, tornando sempre a casa, nella loro Catania, città alla quale sono indissolubilmente legati (il nome “Uzeda”, infatti, si richiama alla porta barocca che si apre sulla piazza del Duomo) un contesto geografico e identitario, dove la loro natura internazionalista è nata da radici ben salde che, agli impegni e ai rituali della vita quotidiana, affiancano il desiderio di dare sfogo a quella scintilla artistica che trasforma in elettrica magia la loro musica, un calderone magmatico, oscuro e aspro come l’Etna, il vulcano sotto il quale il combo vive e continua a essere un faro esemplare per tutti coloro che vogliono coltivare le proprie passioni sacrificando tempo e denaro, ma non la dignità, per portate avanti un discorso di sogni, lotta e dedizione alla causa, senza conformarsi alle mode delle masse (un unicum diventato addirittura oggetto di studio per uno studente americano, stabilitosi a Catania per un dottorato di ricerca alla UCLA sulla vicenda degli Uzeda). La pellicola è stata girata tra il 2016 e il 2020 (e ultimata, nel 2023, grazie a una campagna di crowdfunding) documentando, attraverso materiale di repertorio, sequenze in cui i componenti del gruppo vengono ritratti nella loro vita di tutti i giorni, la storia dei dischi pubblicati e le immagini tratte dai loro concerti, fra cui spiccano quelli del 25 e 26 maggio 2018 all’Afrobar di Catania, quando la band celebrò il suo trentesimo anno di attività esibendosi insieme a gruppi amici come gli Shellac di Albini, i Three Second Kiss (nei quali milita il figlio di Agostino e Giovanna, Sacha Tilotta, musicista, produttore e sound engineer che ha anche contribuito alla sonorizzazione del docufilm) The Ex, Black Heart Procession e i June of 44, riunitisi per l’occasione. Presente e passato, dolori e gioie, pause e ripartenze, interviste ai membri del gruppo (alternate a testimonianze degli estimatori) si susseguono in un racconto scandito dalla costante presenza dell’amico e mentore Steve Albini, spirito libero che condivideva, coi nostri, la stessa visione ed etica DIY del lavoro, e che puntualmente supportava tutte le tappe musicali degli Uzeda, fino alla realizzazione di quello che, a oggi, rimane il loro ultimo long playing, “Quocumque jeceris stabit“, registrato a Verona nel 2018 e uscito l’anno successivo. Dopo una proiezione in anteprima in tarda primavera, “Uzeda – Do it yourself” arriva, questo autunno, a essere fruibile per tutti gli appassionati della band (e del rock ‘n’ roll in generale) con la distribuzione in alcune sale selezionate in giro per l’Italia, iniziando, logicamente, dalla natia Catania. Qui è possibile controllare tutte le date (in continuo aggiornamento).  

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Jesus Lizard, nel 2025 tre date in Italia

Un’altra gradita notizia arriva a far gioire gli aficionados della scena noise/post-hardcore mondiale. In questi giorni, infatti, è stato annunciato il ritorno live in Italia, per un mini-tour di tre date, dei Jesus Lizard, leggendario quartetto noise rock texano – capitanato dal frontman David Yow – che il prossimo anno passerà anche nel nostro Paese in supporto del nuovo (e, complessivamente, il settimo del loro percorso musicale che, tra scioglimenti e reunion, va avanti dal 1987) album, “Rack“, uscito quest’anno dopo una pausa discografica durata ben ventisei anni (risaliva al 1998 il penultimo full length del combo statunitense, “Blue“). Ecco i concerti in programma: 31 maggio @ Express Festival – LINK, Bologna 1 giugno @ MONK, Roma 2 giugno @ Circolo Magnolia, Milano

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Karate, a ottobre il nuovo album

Dopo aver ripreso l’attività dal vivo nel 2022 – rompendo uno scioglimento durato diciassette anni – con un tour mondiale che li ha portati a suonare anche in Italia, i Karate quest’anno ufficializzano a tutti gli effetti la loro reunion, annunciando l’uscita di un nuovo album, che si intitola “Make it fit” e verrà pubblicato il 18 ottobre su Numero Group, la label di Chicago già protagonista, in passato, della ristampa dell’intero catalogo discografico della band. Per il combo indie/alternative/post-hardcore di Boston, fondato nel 1993 dal frontman/chitarrista Geoff Farina e dal batterista Gavin McCarthy (col bassista Jeff Goddard a completare il trio) si tratta del settimo Lp complessivo, che arriva a ben venti anni di distanza dal loro ultimo lavoro in studio, “Pockets” del 2004, prima di interrompere il proprio percorso – per oltre tre lustri – a causa dei noti problemi di udito sofferti da Farina. L’ensemble si è ritrovato a Nashville, affidandosi all’amico e collaboratore di lunga data Andy Hong per il mixing, e ha già condiviso due estratti dal nuovo full length, i singoli “Defendants” e “Silence, sound“, rispettivamente traccia di apertura e chiusura dell’opera. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming dei brani. 1. Defendants 2. Bleach The Scene 3. Cannibals 4. Liminal 5. Rattle the Pipes 6. Fall to Grace 7. Around The Dial 8. People Ain’t Folk 9. Three Dollar Bill 10. Silence, Sound

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Thurston Moore, a settembre il nuovo album

E’ prevista per il 20 settembre la pubblicazione del nuovo album di Thurston Moore, che si intitolerà “Flow critical lucidity” e uscirà su Daydream Library Series, house label della community Ecstatic Peace Library, fondata dallo stesso Moore insieme alla compagna Eva Prinz. Per il prolifico artista statunitense – chitarrista, frontman ed ex co-fondatore dei Sonic Youth – si tratta del nono lavoro sulla lunga distanza del suo percorso solista, ed è il primo full length ad arrivare dopo la release del suo memoir “Sonic life” (di cui ha dovuto cancellarne il tour di presentazione editoriale a causa di problemi di salute). Sono già stati condivisi i singoli “Hypnogram“, “Rewilding” e “Sans Limites” (che vede la collaborazione della cantante francese Laetitia Sadler) e il disco è stato registrato insieme ai fedelissimi James Sedwards (chitarra/piano) e Deb Googe al basso, oltre al percussionista Jem Doulton e l’artista multimediale Jon “Wobbly” Leidecker. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming dei brani. 1. New in Town 2. Sans Limites 3. Shadow 4. Hypnogram 5. We Get High 6. Rewilding 7. The Diver

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X, nuovo album e tour d’addio

Gli X, seminale punk band californiana, hanno terminato i lavori di realizzazione del nuovo album, che si intitola “Smoke & Fiction” e uscirà il 2 agosto su Fat Possum Records. Per l’ensemble losangelino, tra i più importanti prime mover della scena punk rock statunitense, guidato dall’iconica frontwoman Exene Cervenka e fondato nel 1977 dal bassista Jon Doe e dal chitarrista Billy Zoom, si tratta complessivamente del nono disco in studio, e arriva a quattro anni di distanza da “Alphabetland“, che a sua volta segnò un ottimo ritorno sulle scene, con la line up originaria, dopo ventisette anni di silenzio discografico. Il gruppo ha anche annunciato che questo sarà il suo ultimo long playing, al quale seguirà un tour di addio alle scene (emblematicamente ribattezzato “The end is near“). E’ stato condiviso un primo estratto dal full length, il singolo “Big Black X“, di cui è stato realizzato anche un videoclip. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming del brano. 1. Ruby Church 2. Sweet Til the Bitter End 3. The Way It Is 4. Flipside 5. Big Black X 6. Smoke & Fiction 7. Struggle 8. Winding Up the Time 9. Face in the Moon 10. Baby & All

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E’ morto James Chance

Un’altra terribile notizia va a segnare questo 2024, già funestato da devastanti perdite per la comunità mondiale del rock ‘n’ roll. Nella giornata del 18 giugno, infatti, ci ha lasciati, a 71 anni, anche James Chance, sassofonista, tastierista e cantante statunitense, universalmente noto per essere stato una delle figure fondamentali della scena No wave newyorchese. Era malato e si è spento in un ospedale di New York. La notizia della sua dipartita è stata confermata dal fratello David e diffusa sui suoi canali social. Nato a Milwaukee (Wisconsin) il 20 aprile 1953, James Alan Siegfried (questo il suo nome completo) dopo aver frequentato università e conservatorio musicale, a 22 anni si trasferì a New York dove, dal 1975 in avanti, iniziò a suonare sperimentando l’aggressività sonora e lirica del punk rock, fondendola con l’improvvisazione del free jazz, l’esuberanza della funky music e contaminazioni mutant disco, divenendo da subito uno degli esponenti chiave della No wave, un movimento di avanguardia artistica underground, sviluppatosi nella Grande Mela alla fine degli anni Settanta, che oltre alla musica influenzò anche il cinema indipendente, l’estetica (lo stesso Chance era stato legato sentimentalmente alla fashion designer Anya Phillips, che gli fece anche da manager) e le arti visive. Nel 1976 iniziò a suonare per breve tempo, insieme a una giovanissima Lydia Lunch (conosciuta al CBGB) nei Teenage Jesus and the Jerks, una band che rifletteva l’essenza stessa della no wave: abrasiva, anticommerciale, minimalista, rumorista con noise dissonante e tematiche nichiliste. L’anno successivo fondò i Contortions, l’ensemble più rappresentativo dell’opera di Chance, libero di dare sfogo alle sue pulsioni jazz/funk (che nel 1979 fruttarono l’album seminale “Buy“, che ebbe una signficativa influenza anche all’estero, soprattutto in Europa, ispirando, tra gli altri, la prima incarnazione dei nostrani Gaznevada) che davano vita a infuocati live set e concerti turbolenti, che spesso vedevano lo stesso James affrontare il pubblico in maniera ostile, al punto da scatenare violente risse. I Contortions, insieme ai succitati Teenage Jesus, i Mars e i D.N.A. di Arto Lindsay (col quale Chance collaborò per la soundtrack del film “Grutzi Elvis” di Diego Cortez) vennero inseriti nell’iconica compilation che documentava l’esistenza di parte della no wave di NY, “No New York“, uscita nel 1978 e curata da Brian Eno. Tra vari cambi di line up, pubblicò coi Contortions (con lo pseudonimo James White and the Blacks) gli Lp “Off white” (1979) “Sax maniac”  nel 1982 (dedicato alla summenzionata Anya Phillips) e “Melt yourself down” (1986). Nel mezzo, nel 1983 registrò un disco intitolato “James White’s flaming demonics“. Nel 2001 Chance aveva riformato i Contortions (che avevano fatto uscire i live album “Soul exorcism” nel 1991, “Lost chance” nel 1995, “Molotov cocktail lounge” nel 1996 e “White cannibal” nel 2000) nella loro line up originaria (a eccezione del defunto bassista George Scott III) con Jody Harris e Pat Place alle chitarre, il batterista Don Christiansen e la tastierista Adele Bertei per suonare al festival “All Tomorrow’s Parties” e fare tour in Europa, dove nel 2012 incise, insieme a musicisti francesi, il full length “Incorrigible!“. Nel 2016 aveva pubblicato un ultimo long playing a nome Contortions, “The flesh is weak,”, e nel 2019 si era esibito per l’ultima volta.    

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Jesus Lizard, a settembre il nuovo album

In questo movimentato 2024 per la scena noise/post-hardcore mondiale, segnata dalla dolorosa e prematura scomparsa di Steve Albini (arrivata pochi giorni prima dell’uscita dell’ultimo Lp dei suoi Shellac) c’è anche una buona notizia, perché è stato ufficializzato il ritorno discografico dei Jesus Lizard, che hanno annunciato la pubblicazione di un nuovo album, che si intitola “Rack“, la cui uscita è prevista per il 13 settembre sulla label californiana Ipecac Recordings. Per il quartetto texano, capitanato dal frontman David Yow (e da qualche mese di nuovo attivo sui social network) si tratta del settimo long playing complessivo (che arriva a ben ventisei anni di distanza dall’ultimo full length del combo, “Blue“) di un percorso iniziato nel 1987 e che ha visto vari scioglimenti e reunion. Il disco è stato registrato, lo scorso anno, agli Audio Eagle studios di Nashville, ed è stato condiviso un primo estratto dal nuovo lavoro, il singolo “Hide & Seek“, di cui è stato realizzato anche un videoclip (realizzato da Paul Allen). Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming del brano. 1. Hide & Seek 2. Armistice Day 3. Grind 4. What If? 5. Lord Godiva 6. Alexis Feels Sick 7. Falling Down 8. Dunning Kruger 9. Moto(R) 10. Is That Your Hand? 11. Swan The Dog

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E’ morto Steve Albini

Un altro orrendo lutto arriva a devastare la comunità mondiale del rock ‘n’ roll in questo 2024. Nella giornata del 7 maggio, infatti, ci ha lasciati, all’età di 61 anni, anche Steve Albini, noto frontman, musicista, record producer (termine tuttavia detestato dal diretto interessato) e ingegnere del suono e critico musicale statunitense. La notizia dell’improvvisa scomparsa, avvenuta a causa da un infarto nei suoi Electrical Audio Studios di Chicago, è stata testimoniata dallo staff dello stesso studio di registrazione. Nato a Pasadena (California) il 22 luglio 1962 da genitori di origini italiane-piemontesi, e cresciuto nel Montana, Steven Frank Albini (questo il suo nome completo all’anagrafe) fu folgorato, durante l’adolescenza, dalla scoperta del punk rock di Ramones, Sex Pistols, DEVO e Pere Ubu, trasferendosi poi, a 18 anni, a Chicago (Illinois) dove studiò giornalismo e iniziò a scrivere per ‘zines musicali come Forced Exposure, a gestire piccole etichette punk come la Ruthless Records e a esordire in cabina di regia facendo da tecnico del suono nelle incisioni di altre band, diventando in breve tempo una figura di spicco della locale scena HC punk e contribuendo a forgiare un suono, ruvido e ostico, che trascendeva l’hardcore e in seguito definito post-hardcore. Nel 1981 Steve (ispirato da Stooges, Birthday Party, Suicide, Minor Threat, Link Wray, Rudimentary Peni, Throbbing Gristle, Gang Green, Swans, Chrome e Bad Brains, tutti gruppi citati come influenze sulla sua musica) formò i Big Black, un ensemble fondamentale nello sviluppo delle scene post-HC, industrial e noise rock, con cui venne subito fuori la natura iconoclasta di Albini (empaticamente freddo, liricamente provocatorio e cinico col pubblico ai concerti) e pubblicando dischi seminali come “Atomizer” e “Songs about fucking“, fino allo scioglimento avvenuto nel 1987, anno in cui Albini fondò i Rapeman, coi quali registrò “Two nuns and a pack mule”, album altrettanto visionario e importante per la parabola della scena indipendente statunitense. Nel 1992 continuò il suo percorso musicale formando gli Shellac, combo post-HC/noise/math rock che ha portato avanti fino alla sua prematura dipartita, incidendo complessivamente sei Lp, e che quest’anno era in procinto di far uscire un nuovo album e stava pianificando un nuovo tour. Parallelamente all’attività di musicista, Albini è stato anche un rinomato recording engineer (fondando e costruendo gli Electrical Audio Studios a Chicago) improntato su una precisa filosofia lavorativa DIY, basata su un approccio spartano senza compromessi e sulla regola ferrea del rifiutare crediti e royalties, non facendosi pagare percentuali sulle vendite dei dischi di cui aveva curato la parte tecnica, considerandolo un comportamento non etico nei confonti dei musicisti con cui collaborava, e limitandosi solo a percepire un cachet esclusivamente per il tempo impiegato nelle registrazioni effettuate in studio. Quando registrava i gruppi, lo faceva esclusivamente in qualità analogica, non interferiva con le loro scelte artistiche, non imponeva la sua visione ed era solito posizionare i microfoni anche in parti inusuali dello studio, come (ad esempio) a terra sui pavimenti, con l’intento di catturarne le vibrazioni. Prolifica e praticamente sterminata è la lista degli album di cui è stato ingegnere del suono, producendo dischi rock ‘n’ roll leggendari tra cui “In utero” dei Nirvana, “Rid of me” di PJ Harvey, “Surfer rosa” dei Pixies, “Pod” delle Breeders, “Tweez” degli Slint e collaborando con Stooges, Jesus Lizard, Fleshtones, Low, Helmet, Mogwai, Don Caballero, Motorpsycho e tanti altri (tra cui i nostrani Uzeda, con cui strinse uno speciale rapporto di amicizia). Personaggio dalle tante sfaccettature, Albini era molto critico nei confronti dell’industria discografica e del mainstream, era solito vestirsi con una tuta da lavoro per identificarsi con un tecnico (“Vorrei essere pagato come un idraulico: faccio il mio lavoro e vengo pagato per quello che vale” scriveva nella famigerata lettera ai Nirvana in cui erano poste le condizioni da accettare per lavorare insieme a lui su “In utero”) e non voler essere chiamato producer. Non indossava la chitarra ma la teneva attaccata alla cintura come una metaforico prolungamento del suo corpo e anima. Albini è stato anche un appassionato di baseball, cucina e un competente giocatore di poker e, per diversi anni, ogni 25 dicembre aveva preso l’encomiabile abitudine di praticare gesti solidali travestendosi da Babbo Natale e distribuendo regali alle famiglie bisognose di Chicago. Qui è possibile leggere una raccolta di tributi, ricordi e commemorazioni che in queste ore sono state pubblicate da amici e colleghi musicisti che hanno conosciuto e stimato Steve Albini.

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Redd Kross, a giugno il nuovo album

Il 2024 è un anno di grandi traguardi e celebrazioni per i Redd Kross, che festeggiano i quarantacinque anni di percorso musicale (la band è stata infatti fondata nel 1979 dai fratelli Steven e Jeff McDonald

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Peawees, a settembre il nuovo album

Si intitolerà “One ride” il nuovo album dei garage rockers Peawees, che faranno uscire il loro ultimo lavoro discografico il 6 settembre su Wild honey records (con licenza esclusiva nordamericana per Spaghetty town records e in Spagna per Folc records). Per l’ormai veterana band di La Spezia, attiva sulle scene dal 1995 (e che può vantare tournée internazionali e collaborazioni con Nikki Corvette e Mark Arm dei Mudhoney) proponendo un garage rock venato di influenze r’n’b e soul, si tratta del settimo Lp ufficiale e arriva a sei anni di distanza dall’ultimo full length “Moving target“. In attesa di ulteriori dettagli, intanto, è stato condiviso un primo estratto dal disco, il singolo “The wolf“, di cui è stato realizzato un videoclip, diretto da Marcello Perego.

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Kid Congo & the Pink Monkey Birds, ad aprile il nuovo album

I Pink Monkey Birds di Kid Congo Powers (Cramps, Gun Club, Nick Cave and the Bad Seeds) tornano a produrre nuovo materiale. E’ prevista per il 19 aprile, infatti, la pubblicazione di un nuovo album, che si intitolerà “That Delicious Vice” e uscirà su In The Red Recordings. Per la band capitanata dal chitarrista-frontman californiano si tratta del settimo lavoro sulla lunga distanza, che arriva a otto anni dal precedente “La araña es la vida” e a tre dall’Ep “Swing From The Sean DeLear“. Il disco è stato registrato da una line up ridotta a tre elementi, con Kid Congo alla voce e chitarra, il polistrumentista Mark Cisneros e Ron Miller alla batteria. E’ stato condiviso un primo estratto dall’Lp, il brano “Wicked world“, di cui è stato girato anche un videoclip (diretto da Christopher Carlone) e che vede la partecipazione dell’iconica punk rocker losangelina Alice Bag. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming del singolo.   1. East of East 2. Wicked World 3. A Beast, A Priest 4. The Boy Had It All 5. Silver For My Sister 6. Ese Vicio Delicioso 7. The Smoke Is The Ghost 8. Las Vegas Interlude 9. Never Said 10. Murder of Sunrise

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