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Good and bad news travel fast

Thurston Moore, a settembre il nuovo album

E’ prevista per il 20 settembre la pubblicazione del nuovo album di Thurston Moore, che si intitolerà “Flow critical lucidity” e uscirà su Daydream Library Series, house label della community Ecstatic Peace Library, fondata dallo stesso Moore insieme alla compagna Eva Prinz. Per il prolifico artista statunitense – chitarrista, frontman ed ex co-fondatore dei Sonic Youth – si tratta del nono lavoro sulla lunga distanza del suo percorso solista, ed è il primo full length ad arrivare dopo la release del suo memoir “Sonic life” (di cui ha dovuto cancellarne il tour di presentazione editoriale a causa di problemi di salute). Sono già stati condivisi i singoli “Hypnogram“, “Rewilding” e “Sans Limites” (che vede la collaborazione della cantante francese Laetitia Sadler) e il disco è stato registrato insieme ai fedelissimi James Sedwards (chitarra/piano) e Deb Googe al basso, oltre al percussionista Jem Doulton e l’artista multimediale Jon “Wobbly” Leidecker. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming dei brani. 1. New in Town 2. Sans Limites 3. Shadow 4. Hypnogram 5. We Get High 6. Rewilding 7. The Diver

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X, nuovo album e tour d’addio

Gli X, seminale punk band californiana, hanno terminato i lavori di realizzazione del nuovo album, che si intitola “Smoke & Fiction” e uscirà il 2 agosto su Fat Possum Records. Per l’ensemble losangelino, tra i più importanti prime mover della scena punk rock statunitense, guidato dall’iconica frontwoman Exene Cervenka e fondato nel 1977 dal bassista Jon Doe e dal chitarrista Billy Zoom, si tratta complessivamente del nono disco in studio, e arriva a quattro anni di distanza da “Alphabetland“, che a sua volta segnò un ottimo ritorno sulle scene, con la line up originaria, dopo ventisette anni di silenzio discografico. Il gruppo ha anche annunciato che questo sarà il suo ultimo long playing, al quale seguirà un tour di addio alle scene (emblematicamente ribattezzato “The end is near“). E’ stato condiviso un primo estratto dal full length, il singolo “Big Black X“, di cui è stato realizzato anche un videoclip. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming del brano. 1. Ruby Church 2. Sweet Til the Bitter End 3. The Way It Is 4. Flipside 5. Big Black X 6. Smoke & Fiction 7. Struggle 8. Winding Up the Time 9. Face in the Moon 10. Baby & All

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E’ morto James Chance

Un’altra terribile notizia va a segnare questo 2024, già funestato da devastanti perdite per la comunità mondiale del rock ‘n’ roll. Nella giornata del 18 giugno, infatti, ci ha lasciati, a 71 anni, anche James Chance, sassofonista, tastierista e cantante statunitense, universalmente noto per essere stato una delle figure fondamentali della scena No wave newyorchese. Era malato e si è spento in un ospedale di New York. La notizia della sua dipartita è stata confermata dal fratello David e diffusa sui suoi canali social. Nato a Milwaukee (Wisconsin) il 20 aprile 1953, James Alan Siegfried (questo il suo nome completo) dopo aver frequentato università e conservatorio musicale, a 22 anni si trasferì a New York dove, dal 1975 in avanti, iniziò a suonare sperimentando l’aggressività sonora e lirica del punk rock, fondendola con l’improvvisazione del free jazz, l’esuberanza della funky music e contaminazioni mutant disco, divenendo da subito uno degli esponenti chiave della No wave, un movimento di avanguardia artistica underground, sviluppatosi nella Grande Mela alla fine degli anni Settanta, che oltre alla musica influenzò anche il cinema indipendente, l’estetica (lo stesso Chance era stato legato sentimentalmente alla fashion designer Anya Phillips, che gli fece anche da manager) e le arti visive. Nel 1976 iniziò a suonare per breve tempo, insieme a una giovanissima Lydia Lunch (conosciuta al CBGB) nei Teenage Jesus and the Jerks, una band che rifletteva l’essenza stessa della no wave: abrasiva, anticommerciale, minimalista, rumorista con noise dissonante e tematiche nichiliste. L’anno successivo fondò i Contortions, l’ensemble più rappresentativo dell’opera di Chance, libero di dare sfogo alle sue pulsioni jazz/funk (che nel 1979 fruttarono l’album seminale “Buy“, che ebbe una signficativa influenza anche all’estero, soprattutto in Europa, ispirando, tra gli altri, la prima incarnazione dei nostrani Gaznevada) che davano vita a infuocati live set e concerti turbolenti, che spesso vedevano lo stesso James affrontare il pubblico in maniera ostile, al punto da scatenare violente risse. I Contortions, insieme ai succitati Teenage Jesus, i Mars e i D.N.A. di Arto Lindsay (col quale Chance collaborò per la soundtrack del film “Grutzi Elvis” di Diego Cortez) vennero inseriti nell’iconica compilation che documentava l’esistenza di parte della no wave di NY, “No New York“, uscita nel 1978 e curata da Brian Eno. Tra vari cambi di line up, pubblicò coi Contortions (con lo pseudonimo James White and the Blacks) gli Lp “Off white” (1979) “Sax maniac”  nel 1982 (dedicato alla summenzionata Anya Phillips) e “Melt yourself down” (1986). Nel mezzo, nel 1983 registrò un disco intitolato “James White’s flaming demonics“. Nel 2001 Chance aveva riformato i Contortions (che avevano fatto uscire i live album “Soul exorcism” nel 1991, “Lost chance” nel 1995, “Molotov cocktail lounge” nel 1996 e “White cannibal” nel 2000) nella loro line up originaria (a eccezione del defunto bassista George Scott III) con Jody Harris e Pat Place alle chitarre, il batterista Don Christiansen e la tastierista Adele Bertei per suonare al festival “All Tomorrow’s Parties” e fare tour in Europa, dove nel 2012 incise, insieme a musicisti francesi, il full length “Incorrigible!“. Nel 2016 aveva pubblicato un ultimo long playing a nome Contortions, “The flesh is weak,”, e nel 2019 si era esibito per l’ultima volta.    

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Jesus Lizard, a settembre il nuovo album

In questo movimentato 2024 per la scena noise/post-hardcore mondiale, segnata dalla dolorosa e prematura scomparsa di Steve Albini (arrivata pochi giorni prima dell’uscita dell’ultimo Lp dei suoi Shellac) c’è anche una buona notizia, perché è stato ufficializzato il ritorno discografico dei Jesus Lizard, che hanno annunciato la pubblicazione di un nuovo album, che si intitola “Rack“, la cui uscita è prevista per il 13 settembre sulla label californiana Ipecac Recordings. Per il quartetto texano, capitanato dal frontman David Yow (e da qualche mese di nuovo attivo sui social network) si tratta del settimo long playing complessivo (che arriva a ben ventisei anni di distanza dall’ultimo full length del combo, “Blue“) di un percorso iniziato nel 1987 e che ha visto vari scioglimenti e reunion. Il disco è stato registrato, lo scorso anno, agli Audio Eagle studios di Nashville, ed è stato condiviso un primo estratto dal nuovo lavoro, il singolo “Hide & Seek“, di cui è stato realizzato anche un videoclip (realizzato da Paul Allen). Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming del brano. 1. Hide & Seek 2. Armistice Day 3. Grind 4. What If? 5. Lord Godiva 6. Alexis Feels Sick 7. Falling Down 8. Dunning Kruger 9. Moto(R) 10. Is That Your Hand? 11. Swan The Dog

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E’ morto Steve Albini

Un altro orrendo lutto arriva a devastare la comunità mondiale del rock ‘n’ roll in questo 2024. Nella giornata del 7 maggio, infatti, ci ha lasciati, all’età di 61 anni, anche Steve Albini, noto frontman, musicista, record producer (termine tuttavia detestato dal diretto interessato) e ingegnere del suono e critico musicale statunitense. La notizia dell’improvvisa scomparsa, avvenuta a causa da un infarto nei suoi Electrical Audio Studios di Chicago, è stata testimoniata dallo staff dello stesso studio di registrazione. Nato a Pasadena (California) il 22 luglio 1962 da genitori di origini italiane-piemontesi, e cresciuto nel Montana, Steven Frank Albini (questo il suo nome completo all’anagrafe) fu folgorato, durante l’adolescenza, dalla scoperta del punk rock di Ramones, Sex Pistols, DEVO e Pere Ubu, trasferendosi poi, a 18 anni, a Chicago (Illinois) dove studiò giornalismo e iniziò a scrivere per ‘zines musicali come Forced Exposure, a gestire piccole etichette punk come la Ruthless Records e a esordire in cabina di regia facendo da tecnico del suono nelle incisioni di altre band, diventando in breve tempo una figura di spicco della locale scena HC punk e contribuendo a forgiare un suono, ruvido e ostico, che trascendeva l’hardcore e in seguito definito post-hardcore. Nel 1981 Steve (ispirato da Stooges, Birthday Party, Suicide, Minor Threat, Link Wray, Rudimentary Peni, Throbbing Gristle, Gang Green, Swans, Chrome e Bad Brains, tutti gruppi citati come influenze sulla sua musica) formò i Big Black, un ensemble fondamentale nello sviluppo delle scene post-HC, industrial e noise rock, con cui venne subito fuori la natura iconoclasta di Albini (empaticamente freddo, liricamente provocatorio e cinico col pubblico ai concerti) e pubblicando dischi seminali come “Atomizer” e “Songs about fucking“, fino allo scioglimento avvenuto nel 1987, anno in cui Albini fondò i Rapeman, coi quali registrò “Two nuns and a pack mule”, album altrettanto visionario e importante per la parabola della scena indipendente statunitense. Nel 1992 continuò il suo percorso musicale formando gli Shellac, combo post-HC/noise/math rock che ha portato avanti fino alla sua prematura dipartita, incidendo complessivamente sei Lp, e che quest’anno era in procinto di far uscire un nuovo album e stava pianificando un nuovo tour. Parallelamente all’attività di musicista, Albini è stato anche un rinomato recording engineer (fondando e costruendo gli Electrical Audio Studios a Chicago) improntato su una precisa filosofia lavorativa DIY, basata su un approccio spartano senza compromessi e sulla regola ferrea del rifiutare crediti e royalties, non facendosi pagare percentuali sulle vendite dei dischi di cui aveva curato la parte tecnica, considerandolo un comportamento non etico nei confonti dei musicisti con cui collaborava, e limitandosi solo a percepire un cachet esclusivamente per il tempo impiegato nelle registrazioni effettuate in studio. Quando registrava i gruppi, lo faceva esclusivamente in qualità analogica, non interferiva con le loro scelte artistiche, non imponeva la sua visione ed era solito posizionare i microfoni anche in parti inusuali dello studio, come (ad esempio) a terra sui pavimenti, con l’intento di catturarne le vibrazioni. Prolifica e praticamente sterminata è la lista degli album di cui è stato ingegnere del suono, producendo dischi rock ‘n’ roll leggendari tra cui “In utero” dei Nirvana, “Rid of me” di PJ Harvey, “Surfer rosa” dei Pixies, “Pod” delle Breeders, “Tweez” degli Slint e collaborando con Stooges, Jesus Lizard, Fleshtones, Low, Helmet, Mogwai, Don Caballero, Motorpsycho e tanti altri (tra cui i nostrani Uzeda, con cui strinse uno speciale rapporto di amicizia). Personaggio dalle tante sfaccettature, Albini era molto critico nei confronti dell’industria discografica e del mainstream, era solito vestirsi con una tuta da lavoro per identificarsi con un tecnico (“Vorrei essere pagato come un idraulico: faccio il mio lavoro e vengo pagato per quello che vale” scriveva nella famigerata lettera ai Nirvana in cui erano poste le condizioni da accettare per lavorare insieme a lui su “In utero”) e non voler essere chiamato producer. Non indossava la chitarra ma la teneva attaccata alla cintura come una metaforico prolungamento del suo corpo e anima. Albini è stato anche un appassionato di baseball, cucina e un competente giocatore di poker e, per diversi anni, ogni 25 dicembre aveva preso l’encomiabile abitudine di praticare gesti solidali travestendosi da Babbo Natale e distribuendo regali alle famiglie bisognose di Chicago. Qui è possibile leggere una raccolta di tributi, ricordi e commemorazioni che in queste ore sono state pubblicate da amici e colleghi musicisti che hanno conosciuto e stimato Steve Albini.

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Redd Kross, a giugno il nuovo album

Il 2024 è un anno di grandi traguardi e celebrazioni per i Redd Kross, che festeggiano i quarantacinque anni di percorso musicale (la band è stata infatti fondata nel 1979 dai fratelli Steven e Jeff McDonald

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Peawees, a settembre il nuovo album

Si intitolerà “One ride” il nuovo album dei garage rockers Peawees, che faranno uscire il loro ultimo lavoro discografico il 6 settembre su Wild honey records (con licenza esclusiva nordamericana per Spaghetty town records e in Spagna per Folc records). Per l’ormai veterana band di La Spezia, attiva sulle scene dal 1995 (e che può vantare tournée internazionali e collaborazioni con Nikki Corvette e Mark Arm dei Mudhoney) proponendo un garage rock venato di influenze r’n’b e soul, si tratta del settimo Lp ufficiale e arriva a sei anni di distanza dall’ultimo full length “Moving target“. In attesa di ulteriori dettagli, intanto, è stato condiviso un primo estratto dal disco, il singolo “The wolf“, di cui è stato realizzato un videoclip, diretto da Marcello Perego.

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Kid Congo & the Pink Monkey Birds, ad aprile il nuovo album

I Pink Monkey Birds di Kid Congo Powers (Cramps, Gun Club, Nick Cave and the Bad Seeds) tornano a produrre nuovo materiale. E’ prevista per il 19 aprile, infatti, la pubblicazione di un nuovo album, che si intitolerà “That Delicious Vice” e uscirà su In The Red Recordings. Per la band capitanata dal chitarrista-frontman californiano si tratta del settimo lavoro sulla lunga distanza, che arriva a otto anni dal precedente “La araña es la vida” e a tre dall’Ep “Swing From The Sean DeLear“. Il disco è stato registrato da una line up ridotta a tre elementi, con Kid Congo alla voce e chitarra, il polistrumentista Mark Cisneros e Ron Miller alla batteria. E’ stato condiviso un primo estratto dall’Lp, il brano “Wicked world“, di cui è stato girato anche un videoclip (diretto da Christopher Carlone) e che vede la partecipazione dell’iconica punk rocker losangelina Alice Bag. Di seguito artwork, tracklist dell’album e streaming del singolo.   1. East of East 2. Wicked World 3. A Beast, A Priest 4. The Boy Had It All 5. Silver For My Sister 6. Ese Vicio Delicioso 7. The Smoke Is The Ghost 8. Las Vegas Interlude 9. Never Said 10. Murder of Sunrise

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Area Pirata Records, in arrivo il primo festival

Si svolgerà sabato 11 maggio, con una serata all’associazione culturale Arci “GOB – Ganz Of Bicchio” alle porte di Viareggio, il primo festival organizzato da Area Pirata Records, label toscana attiva dal 2001 che, com’è noto, è un punto di riferimento per le varie scene dell’underground R’N’R che operano fuori dai mercati del mainstream discografico, fa dell’indipendenza il suo credo esistenziale e fonda la sua essenza sull’etica DIY, muovendosi prevalentemente in territori garage rock, punk rock, hardcore punk, mod/beat, surf, glam, rockabilly/psychobilly, neopsichedelici ed OI!, agendo sul doppio fronte della pubblicazione di materiale inedito delle band del proprio roster attuale e delle ristampe di materiale da tempo irreperibile di gruppi del passato affini allo spirito dell’etichetta. Come si può leggere sul sito di Area Pirata, il cronoprogramma del festival partirà nel tardo pomeriggio, dalle 18 con la presentazione dei libri “No more pain” di Antonio Cecchi e “Dalla parte del torto” di Dome La Muerte (che si occuperà anche del dj set) e proseguirà dalle 21 con quattro band (che incidono per la stessa label) che si avvicenderanno sul palco, a cominciare dai Death Wishlist che presenteranno il loro album di debutto, per poi proseguire con le Smalltown Tigers (fresche di recente pubblicazione del loro nuovo disco) i CUT e i Not Moving L.T.D., il tutto corredato dalla presenza di diversi stand musicali e street food. Qui è possibile acquistare i ticket di ingresso, disponibili fino a un massimo di 150 posti.

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Shellac, in arrivo il nuovo album

E’ prevista per il 17 maggio la pubblicazione del nuovo album degli Shellac, la indie/post-HC/noise/math rock band statunitense fondata e capeggiata dal frontman e noto producer Steve Albini. Il disco si intitola “To All Trains” e uscirà su Touch and Go Records. Per il trio di Chicago (formato da Albini alla voce e chitarra, Bob Weston al basso e Todd Trainer alla batteria) si tratta del sesto long playing (che è stato registrato, come di consueto, agli Electrical Audio Studios di Albini, e masterizzato da Weston e dallo stesso Albini al Chicago Mastering Service) e arriva a dieci anni di distanza dall’ultimo full length “Dude Incredible” e a cinque dalla raccolta di John Peel sessions “The end of radio“. Da quanto si apprende, l’Lp ha avuto una lunga genesi, essendo stato inciso in un arco temporale compreso tra il novembre 2017, l’ottobre 2019, il settembre 2021 e il marzo 2022. Inoltre, Weston si è occupato del packaging dell’opera, il cui processo produttivo vinilico di stampaggio a iniezione ha utilizzato materiale PET riciclabile al 100% nel rispetto dell’ambiente, senza uso di PVC e con un minore consumo di CO2 rispetto alla convenzionale produzione dei vinili in PVC con macchine da stampa idrauliche tradizionali. Di seguito, artwork e tracklist dell’album. 1. WSOD 2. Girl From Outside 3. Chick New Wave 4. Tattoos 5. Wednesday 6. Scrappers 7. Days Are Dogs 8. How I Wrote How I Wrote Elastic Man (cock & bull) 9. Scabby the Rat 10. I Don’t Fear Hell

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Melvins, ad aprile il nuovo album. Condiviso il primo singolo

E’ prevista per il 19 aprile l’uscita del nuovo album dei Melvins, prolifico ensemble seattleite/californiano capitanato da Buzz Osborne. Il disco si intitola “Tarantula Heart” e verrà pubblicato su Ipecac Recordings. Per la band fondata (nel 1983) da “King Buzzo”, da sempre fautore di una proposta eclettica impossibile da catalogare in un solo genere (una creatura multiforme dalle sonorità proto-grunge/stoner/sludge/alternative/punk/noise/psych/blues/heavy rock) si tratta del ventinovesimo Lp ufficiale e arriva a due anni di distanza da “Bad Mood Rising” e a uno da “The devil you knew, the devil you know” (la riregistrazione dell’Ep di debutto del 1986) e dall’album collaborativo con Void Manes, “Throbbing Jazz Gristle Funk Hits” (tributo ai Throbbing Gristle). Il gruppo, tornato a essere un trio composto da Buzz, il batterista Dale Crover e il bassista Steven McDonald, ha affidato la produzione al fidato Toshi Kasai a Los Angeles, e si è avvalso della collaborazione in studio di un secondo batterista, Roy Mayorga, e del chitarrista Gary Chester. Osborne ha rivelato di aver sperimentato, per la prima volta nel percorso del combo, un differente processo compositivo durante la genesi del full length, suonando con i musicisti (e amici) Mayorga e Chester, elaborandone poi i riff e i fill di batteria e assemblando in studio le varie parti registrate con nuova musica scritta appositamente per riadattare e integrare il tutto, in modo da ricavarne dei pezzi totalmente nuovi che hanno entusiasmato i compagni di band. E’ stato condiviso un primo assaggio estratto dal nuovo long playing, il singolo “Working the ditch“, di cui è stato realizzato anche un videoclip (diretto da Jesse Nieminen). Di seguito artwork (curato dall’artista e coniuge di Osborne, Mackie) tracklist dell’album e streaming del brano. 1. Pain Equals Funny 2. Working the Ditch 3. She’s Got Weird Arms 4. Allergic to Food 5. Smiler

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E’ morto Wayne Kramer

Un’altra orribile perdita arriva a sconvolgere la comunità mondiale del rock ‘n’ roll. A pochi giorni dalla dipartita di Shelley Ganz, infatti, nella giornata del 2 febbraio ci ha lasciati, all’età di 75 anni, anche Wayne Kramer, musicista, cantante, songwriter, e producer statunitense, universalmente noto per essere stato chitarrista del fondamentale combo proto-punk MC5. La notizia della scomparsa, avvenuta a causa di un cancro al pancreas, è stata confermata e diffusa dai canali social ufficiali personali e della band da lui co-fondata nella prima metà dei Sixties. Nato a Detroit (Michigan) il 30 aprile 1948, Wayne Kambes (questo il suo nome completo all’anagrafe) iniziò ufficialmente la sua carriera musicale nel 1967, quando gli MC5 (la band da lui formata insieme a Fred Smith e Rob Tyner a Lincoln Park) divennero house band della famosa music venue Grande Ballroom (luogo in cui il quintetto registrò, nel 1968, le canzoni che finirono sullo storico e seminale debutto “Kick out the jams“, considerato uno degli esordi e live album più importanti della storia della musica rock e pop) ed ebbe inizio un’incredibile epopea che vide consumarsi, nel giro di pochi anni (e tre dischi ufficiali) la parabola di un gruppo musicale rivoluzionario che col suo sound chitarristico distorto e fragoroso (unito a una poderosa sezione ritmica) che univa testi espliciti, proclami politici di controcultura alternativa al mainstream, blues, psichedelia e garage rock e ha ispirato, inizialmente, la scena rock ‘n’ roll di Detroit (in primis, i loro amici e colleghi corregionali Stooges) per poi estendere a macchia d’olio, col passare del decenni, la sua influenza su intere generazioni di rockers venute dopo di loro, diventando tra i principali prime movers che gettarono i semi per il germoglio della rivoluzione punk rock. Kramer è stato tra i protagonisti di quella avventura che vide gli MC5 (Motor City Five, nella Detroit città nota come roccaforte dell’industria automobilistica a stelle e strisce) diventare icone del R’N’R tra concerti incendiari, attivismo culturale libertario di estrema sinistra antiproibizionista/anticapitalista/antirazzista orchestrato dal “management militante” dello scrittore e attivista politico/fondatore delle “Pantere Bianche” John Sinclair (cosa che procurò al gruppo non pochi grattacapi con le autorità governative e giudiziarie americane) problemi economici (fiasco commerciale e conseguente siluramento da parte della loro casa discografica) e di forte dipendenza dalle droghe pesanti che portarono al disfacimento della band alla fine del 1972. https://www.youtube.com/watch?v=WXlMTUpKwuc Dopo lo scioglimento degli MC5, per Kramer si aprì un periodo tormentato, tra arresti e attività musicale proseguita anche in carcere, fino al rilascio e all’inizio, a fine Seventies, di un percorso solista che lo ha portato a collaborare con svariate formazioni, in particolare durante il suo trasferimento a New York – e in seguito in Florida e in Tennessee – in un periodo (anni Ottanta) che lo vide attivo (come chitarrista, bassista, cantante e produttore) in tanti progetti, tra cui quello sfortunato e di brevissima durata dei Gang War con Johnny Thunders , l’amicizia con Mick Farren, coi Pere Ubu e l’incontro con GG Allin. A metà anni Novanta, dopo aver fatto uscire un Lp (“Death tongue“) Wayne firmò per la Epitaph Records di Brett Gurewitz, con cui pubblicò gli album “The hard stuff“, “Dangerous Madness“, “Citizen Wayne” e il disco dal vivo “LLMF (Live Like A Mutherfucker)“. Con l’inizio del nuovo millennio inaugurò una etichetta indipendente, la MuscleTone Records, attraverso la quale diede alle stampe un altro long playing, “Adult world“. Nel 2018 fece pubblicare il memoir “The Hard Stuff: Dope, Crime, the MC5, and My Life of Impossibilities” e festeggiò i cinquantanni dall’uscita di “Kick out the jams” con un tour celebrativo itinerante (intitolato “MC50”) in cui Wayne era accompagnato sui palchi da diversi ospiti (come Kim Thayil, Matt Cameron e Brendan Canty) e un’ipotesi di reunion (avvenuta parzialmente nel 1992 coi restanti membri degli MC5 in un evento a Detroit per commemorare la scomparsa del frontman Rob Tyner) si è concretizzata negli anni Duemila, con concerti in giro per il momento sotto vari moniker collegati agli MC5 e progetti per un nuovo album di materiale ufficiale che si sarebbe dovuto registrare (con Kramer unico membro originale rimasto, e col batterista Dennis Thompson ospite su due brani) sotto l’egida del produttore Bob Ezrin, e la cui realizzazione era stata programmata per la primavera del 2024. Kramer si cimentò anche nella composizione di musica per film, documentari e programmi televisivi. Sviluppò anche uno spiccato attivismo sociale, co-fondando nel 2009 (insieme alla moglie Margaret) Jail Guitar Doors, organizzazione non profit (che prende il nome dal singolo dei Clash) nata da un’iniziativa del cantautore inglese Billy Bragg , che si propone di fornire supporto e strumenti musicali ai detenuti nelle prigioni britanniche (e degli States) e programmi di sensibilizzazione ai problemi del sistema carcerario e giudiziario, nonché insegnamento per offrire una nuova opportunità in un percorso di riabilitazione e una via di sbocco lavorativo per le persone che escono dal carcere e vanno a reinserirsi nella società. Nel 2020 partecipò, a Los Angeles, alla nascita del CAPO (Community Arts Programming and Outreach) una comunità concepita come centro di aiuto (dotato di studio di registrazione, laboratori e spazi performativi) per i giovani che hanno avuto problemi con la detenzione carceraria e la giustizia. Qui è possibile leggere una raccolta di tributi, ricordi e commemorazioni che sono stati pubblicati da amici e colleghi musicisti che lo hanno conosciuto e stimato.

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