Bastano poche pagine per capire che A con Zeta, ottava fatica del turco Hakan Günday, non è per niente un libro come gli altri: due protagonisti che si alternano in modo netto, uno presente per le prime 200 pagine, l’altro in quelle successive, che si congiungono solo nella parte finale. La vita è un grosso mistero e attraverso le situazioni più impensabili porta ad unire sentieri completamente diversi.
Derdâ è infatti una bambina che viene prelevata dalla scuola del suo villaggio in Turchia, mandata in Inghilterra per essere data in sposa ad un marito crudele che le inferisce una serie continua di soprusi e violenze coniugali. Riuscirà ad ottenere la libertà, ma solo attraverso un percorso altrettanto difficile: fare la pornostar e consumarsi di eroina.
Derda è un bambino che vive in una baraccopoli vicino al cimitero e pulisce le lapidi per guadagnarsi da vivere. Cresce senza genitori e nella povertà, fino al momento in cui trova lavoro in una stamperia clandestina, impara a leggere e conosce la storia di Oguz Atay.
Due vite vissute border line, ai margini della socialità e agli estremi della credibilità, in cui molti non avrebbero saputo sopravvivere.
Nonostante Az in turco voglia dire poco, tra la A e la Zeta ci sono tutte le possibili lettere dell’alfabeto, tutte le possibili parole e tutte le possibili storie, anche quelle più strane, quelle appunto raccontate da Gunday che sorprendono per la loro crudezza e assurdità, a tal punto, a volte, da dover prendere una pausa dalla lettura e distogliere la mente e lo sguardo dalle pagine del libro.
A con Zeta sono come l’alfa e l’omega, all’interno c’è tutto il racconto di una Turchia in pieno sviluppo e pur tuttavia ancorata a forti tradizioni culturali e religiose poco moderne.
Ma non ci sono solo situazioni difficili, ci sono anche rivincita e speranza, perché non importa quanto possa essere incasinata una vita e quanto distante possa essere il traguardo, non importa quanto intricata sia la matassa, c’è sempre un modo per sciogliere ogni nodo e c’è sempre la possibilità di raggiungere la felicità.