Ciao ragazzi, benvenuti su “in you eyes”. Volete presentarvi a nostri lettori?
T_E: Salve a tutti sono tamara_essenza, questo è un nome inventato. Penso tantissimo, sento tantissimo, ho amato tre volte nella vita, adoro gli animali. Spesso mi sento un’aliena: talvolta sono felice per questo altre volte, invece, soffro moltissimo per come sono fatta. Nei periodi di estremo controllo mi sento bene, nei periodi di discontrollo esplodo.
Mr F.: Ciao a tutti i dipinti li fa Mr Far quando ne ha voglia e si sente in giornata.
Dove vivete?
T_E: Attualmente vivo in montagna, dove lavoro, e Prato.
Mr F.: Prato
In che modo il luogo fisico in cui si vive influenza l’arte?
T_E: Sicuramente il luogo in cui si vive influenza moltissimo l’espressione personale, la modalità con cui questo avviene non è riassumibile però in maniera empirica. Personalmente il trasloco in montagna ha pesato moltissimo sulla mia produzione: disegno quotidianamente e “sento” tutto in maniera amplificata. La mia condizione particolare rende conto di un isolamento in mezzo alle montagne dove il linguaggio tra le persone, i gesti e la percezione dell’ambiente è molto particolare: dove vivo tutto è più lento, tutto è invischiante, tutto è ridotto ai minimi termini. Non c’è molto da fare però sei immerso nel primordiale.
Mr F.: L’atmosfera e le possibilità di esprimersi influenzano il modo di concepirla il messaggio e spesso anche la quantità.
Avete ricordo del vostro primo contatto con l’arte?
T_E: Ricordo che da bambina disegnavo sul tavolo di cucina, nella taverna, con mia nonna che guardava la televisione. Da piccola mi interfacciavo poco con i coetanei: passavo il tempo a menarmi con mio fratello maggiore e mi “sparavo” fiumi di televisione anni ‘80 con la nonna materna.
Mr F.: Da bambino rimasi folgorato da Leonardo da Vinci e dall’Aida di Verdi.
Avete studi d’arte?
T_E: Purtroppo no. Avrei voluto intraprendere un percorso di studi incentrato sull’arte ma i miei genitori mi hanno imposto il Liceo Classico o il Liceo Scientifico. Alla fine ho optato per il male minore: il Liceo Scientifico. In realtà il Liceo Scientifico è stato un percorso formativo che mi ha arricchita un sacco e adesso sono contenta di quella imposizione dall’alto. Purtroppo poi però ho fatto Biologia all’Università. In realtà mi era anche balenato in testa di fare l’Accademia di Belle Arti però ero in un momento di oblio e alla fine ho scelto Scienze Biologiche senza rifletterci bene. A dire il vero anche qui devo fare una postilla: Biologia è bellissima, io ho scelto l’indirizzo molecolare che è oggettivamente una figata, però non era il piede per la mia scarpa. Ho sempre il sogno di intraprendere l’Accademia di Belle Arti, chissà…
Mr F.: Non proprio.
Il vostro primo lavoro: ricordi, situazioni, emozioni…
T_E: Il primo ricordo che ho è una famiglia di castori che feci alle scuole medie: mi era venuto davvero bene ma purtroppo è andato perduto.
Mr F.: Ho sempre disegnato per distrazione per noia sui banchi su fogli ma ho fatto cose consapevolmente solo per dei dischi e più avanti per test.
Per iniziare a fare arte qual è la prima cosa di cui è necessario liberarsi?
T_E: Io non mi definisco artista e, di conseguenza, non credo di fare arte. Io disegno perché, così facendo, posso “vomitare” e vomitare mi serve.
Mr F.: Di cosa possono pensare le altre persone.
Oltre alla pittura vi sentite vicini ad altre forme d’espressione?
T_E: In passato ho fatto un cortometraggio, “A particolari intolleranze”. Girare un cortometraggio è stata un’esperienza bellissima che ricordo ancora con estremo piacere. Avrei voluto fare studi di regia ma poi varie vicissitudini mi hanno fatto demordere. Un’altra passione che ho è la musica: mi “sfondo” di musica tutti i giorni. Io senza ascoltare musica non posso vivere, proprio non posso. Spesso si pensa all’arte come a un qualcosa di superfluo ma io non sono di questo avviso: arte, istruzione, sanità, salvaguardia della flora e della fauna, sono pilastri fondamentali per il benessere di un paese.
Mr F.: Ho suonato con una band chiamata Uncontrollable urge poi diventare l’attuale Helka Wu. In più faccio parte di un collettivo di improvvisazione e contaminazione, come dicono quelli seri, Collective Nimel.
Vorrei che provaste ad associare dei suoni o dei rumori a un vostro lavoro.
T_E: Un boato.
Mr F.: Credo che possano andare bene in molti lavori delle risate sguaiate, urla isteriche e silenzi.
Tempo fa lessi l’autobiografia di Edward Munch: c’è un punto in cui Munch descrive a parole la situazione, i colori e le emozioni che sarebbero finite sulla tela e avrebbero dato vita all’Urlo. Tutto risultava amplificato e travolgente. Riuscireste a fare qualcosa di simile con un vostro lavoro?
T_E: Quello che deve uscire, esce. Mi ritrovo con la mia pancia davanti agli occhi. Intorno c’è sempre caos e musica: io non voglio capire niente e non rifletto mai su quello che farò.
Mr F.: Non pianifico di solito il soggetto o tecnicamente cosa fare se non in rari casi, non ne sono nemmeno in grado, cerco di rendere l’idea o la sensazione che vorrei rimanesse appesa sul supporto.
La tela o il foglio è l’unico vero specchio in grado di immortalare senza filtri i sentimenti, le emozioni, e i contrasti che vive l’essere umano?
T_E: Ovviamente no, basta vivere appieno la vita e il proprio vissuto lascia sempre un segno, una traccia, su qualcun altro o su qualcosa.
Mr F.: Credo che solo gli occhi siano in grado di farlo.
… e ora qualche domanda a Tamara_Essenza sui suoi lavori:
Una cosa che accomuna le tue tele, a mio parere, è che sembrano realizzate di getto, senza quasi pensarci, in un attimo: è così?
T_E: Esattamente. Disegno di getto, zero riflessioni e progetti. Adoro la pittura ad olio ma non mi è congeniale perché io devo finire tutto in una sessione.
Nella maggior parte dei tuoi lavori, “fluidi” neri/grigi/rossi entrano o escono dalla testa, dagli occhi, dalle orecchie e dalla bocca delle persone che ritrai, alle volte si perdono, altre volte ancora si incontrano per generare altre diramazioni, oppure scorrono nello stesso corpo da cui hanno avuto origine o scivolano in un altro corpo ancora…
T_E: Sì sono alcuni tratti ricorrenti nei miei disegni, ma non saprei spiegarne la genesi: semplicemente constato che ho disegnato fluidi che escono da un corpo, spesso una faccia, e talvolta raggiungono un altro soggetto. Disegno come se fossi posseduta: come ho già detto in
questa intervista, quello che esce da me non segue la razionalità.
Anche la parola ha un ruolo importante in molti tuoi lavori…
T_E: Sì, prima ci andavo più “pesa” con le parole, al momento meno per un episodio che preferisco non raccontare.
Realizzi molti lavori, la maggior parte dei quali trasudano inquietudine, pochissimi hanno a che fare con il concetto di serenità a parte qualche ritratto: se scorri il profilo su instagram è un attimo di quiete prima che la tempesta riprenda… mi puoi parlare di questi tuoi lavori?
T_E: Me lo dicono tutti! Mia madre su tutti!
… e ora a Mr Far:
Nei ritratti e caricature che realizzi troviamo dittatori tra cui un Pinochet, un Gheddafi e un Kim Jong-Un di un giallo accecante; tre ectoplasmatici e urlanti membri del ku klux klan; pseudo teorici come Sgriccioli; scienziati di celluloide (il Dr. K); e immagino un “ritratto” della teoria della speciazione applicata all’essere umano più che allo scienziato – mi riferisco a quello del Dr Mayr – (quest’ultimo è il mio preferito): Come scegli i soggetti, hanno qualcosa che li accomuna o la scelta è del tutto casuale?
Mr F.: Sono attratto da idee assurde e surreali come quelle dei dittatori, follie collettive come il Ku klux klan oppure teorie che non seguono i dettami scientifici. Hanno un fascino innegabile.
In alcuni lavori hai rappresentato anche scene da manicomio. Come sei venuto a conoscenza di certe storie.
Sono studi raccolti da Lombroso e pubblicati nel suo archivio. Sempre per riagganciarsi a quello che dicevo prima. Sono anche presi da libri di odontoiatria.
Nei tuoi lavori si trova anche la malattia, l’handicap generato da un tragico incidente e altre volte i sintomi delle malattie. Il bambino sulla carrozzina, il microcitoma, tetania…
Mr F.: Cose che sono ignorate finché non ti toccano da vicino, la paura che ti succedano o che succedano alle persone che hai intorno magari se stanno sopra una tela non mi raggiungeranno.
Alcune scene, come il bambino impiccato con la sua lunga ombra con i passanti, sono incredibilmente angoscianti… anche il surreale lo stronzo…
Mr F.: Sono effetti della paura della solitudine.
Art brut e arte contemporanea…
T_E: Sono molto severa per quanto riguarda la formazione e siccome non mi sento di avere le competenze, preferisco non sparare concetti sull’arte. Posso solo dire che la mia artista contemporanea preferita è Aleksandra Waliszewska: è pazzesca, adoro le sue opere!
Mr F.: Mi piace tutto quello che riesce a farmi smuovere qualcosa.
C’è un libro o un album che vi piacerebbe illustrare?
T_E: Gente di Dublino di James Joyce.
Mr F.: Una fiaba per bambini.
So che l’1 aprile a “Lanarchico” di Prato, esporrete i vostri lavori: volete parlare di questa mostra che è ormai alle porte?
T_E: Certamente! Il progetto che espongo presso Lanarchico si intitola “un diario per immagini”, la descrizione è la seguente: da gennaio 2022 ho cominciato a fare un diario, prima dipingevo soprattutto su tela, perché ho sentito il bisogno di fermare ogni giornata. Faccio un disegno al giorno, libero, non penso a quello che verrà e procedo spontaneamente, senza immettere energie e razionalità nel processo di creazione. Accetto tutto quello che esce da me: se il disegno mi fa schifo, pazienza. In questa mostra ho portato i miei diari e qualche disegno su fogli volanti perché non sono mai stata una persona organizzata e pragmatica. Qui potete osservarmi nuda: io e i miei due ultimi anni, conditi da perdite e conquiste ma soprattutto sentimenti di vario genere. Sono stati due anni intensissimi: ho subito lutti ma sono anche stata folgorata dall’amore per poi ritrovarmi, ad oggi, a vivere da sola in montagna. Attualmente mi crogiolo tra le montagne, la musica (tantissima), delle lunghe passeggiate con il mio cane e il disegno. Questo isolamento è strano perché crea una sinergia dei miei stati d’animo. Sono così “intera” e “scissa” che mi perdo: penso che questo caos mi costringa a disegnare per integrarmi. Sono grata alla vita per i momenti di disperazione assoluta e per quelli di estrema gioia che mi ha messo davanti, attimi esplosivi che resteranno fissi nella memoria e nel cuore, spaccati di vita dove sarei tranquillamente morta per entrambi gli stati mentali che mi hanno generato.
Mr F.: Saremo 5 persone e presenteremo vari lavori, è un posto nuovo che spero serva come punto di ritrovo per chi non sa che esistono altri suoi simili in città. Nell’evento oltre a quadri e disegni ci sarà spazio per musica poesia e visual art.
Concludiamo l’intervista con una playlist per una tape da regalare ad un amico?
T_E: Oddio! Difficilissimo far entrare tutta la musica che mi smuove in una sola tape! Metterò 20 pezzi (10 stranieri e 10 italiani) e poi mi morderò le labbra per aver tralasciato pezzi “masterpiece”! Vado a braccio, di getto!
TAMARA ESSENZA
LATO A:
1) Heaven – Talking Heads;
2) Plants and Rags – PJ Harvey;
3) Life in a Glasshouse – Radiohead;
4) I Am the Walrus – Beatles;
5) Motorcycle Emptiness – Manic Street Preachers;
6) Auto Pilot – Queens of the Stone Age;
7) Blackout – David Bowie;
8) Good Morning, Captain – Slint;
9) School – Nirvana;
10) Bodies – The Smashing Pumpkins.
LATO B:
1) Io Sto Bene – CCCP Fedeli alla linea;
2) La leggerezza – Giorgio Gaber;
3) Inno del perdersi – Verdena;
4) Oceano di gomma – Afterhours;
5) La fabbrica di plastica – Gianluca Grignani;
6) Alibi – Vasco Rossi;
7) Vecchio frac – Domenico Modugno;
8) Anna – Lucio Battisti;
9) Quelli Che Benpensano – Frankie HI-NRG MC;
10) Mal D’Africa – Franco Battiato.
Mr. F.:
Erik Satie – Gymnopedie 1
Butthole Surfers – Human Cannonball
Dead can dance – The carnival is over
Talk Talk – I belive in you
Aphex twin – Xtal
The Sound – Total Recall
Nick Drake – Northern Sky
Portishead – Machine Gun
Low – Lies
Dälek – A Collection Of Miserable Thoughts Laced With Wit
Floating points – Problems
Jesus Lizard – Puss
Karlheinz Stockhausen – Mantra
Lorenzo Senni – Canone Infinito
Vi saluto e grazie per l’intervista.
T_E: Grazie a te!
Mr. F.: Ciao, grazie a voi.
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