Albireon – Effemeridi
Il gruppo ha usato vari registri del folk per esprimersi, e qui arriva alla forma per ora più alta del loro dark folk in italiano, dalle tenebre le luci, per aspera ad Albireon.
Il meglio del mondo della musica indipendente (pop e folk) messo in evidenza con una particolare attenzione per la scena italiana
Il gruppo ha usato vari registri del folk per esprimersi, e qui arriva alla forma per ora più alta del loro dark folk in italiano, dalle tenebre le luci, per aspera ad Albireon.
De Francesco Cupio Invenire: “Cupio invenire” è il nuovo disco dei De Francesco per Snowdonia Dischi, gruppo fondato dal bresciano Mario “Marix” De Francesco che suona il basso e canta
Nidoja – Ubt _ Angapp Music: Un disco prezioso, suonato e sentito in maniera molto diversa rispetto alla maggioranza dei dischi attuali
Giulio Cantore: Ci sono dischi come questo che hanno un’apertura mentale e musicale talmente vasta che vanno ascoltati spesso per cogliere le diverse sfumature.
Chi l’ha detto che tutte le droghe fanno male? A giudicare dalla bontà del nuovo album dei Black Grape, “Orange Head“, non si direbbe. All’inizio di quest’anno, infatti, la band-supergruppo formata dal frontman Shaun Ryder (e che agli inizi vedeva in formazione anche Bez, altro ex Happy Mondays) e dall’artista hip hop Kermit ha pubblicato il suo quarto lavoro sulla lunga distanza (a sette anni dal precedente “Pop Voodoo“) in tre decenni di (sballato) percorso da combriccola di adorabili debosciati strafatti, tra scioglimenti e reunion. Come da “tradizione” baggy, e con uno spirito festaiolo che si riallaccia ai giorni migliori dell’universo MADchester (un lungo e allucinato happening indie-dance psichedelico, più che una scena musicale vera e propria) questo disco sprizza anni Novanta da tutti i solchi, colorato da un sound in cui, come sempre, convergono e si mischiano acid house, hip hop, rock ‘n’ roll, dance, funk e soul in un’orgia psicotropa che, per un’oretta abbondante, sembra riuscire a far catapultare l’ascoltatore – corpo e anima (e paradisi artificiali annessi, anche se oggi i nostri si sono ripuliti e rimessi in riga) – nell’atmosfera di un concerto all’Hacienda mancuniana di fine Eighties/inizio Nineties. Ryder e Kermit dimostrano di essere ancora in discreta forma e ogni brano del full length (registrato in Spagna e prodotto e mixato in maniera impeccabile da Youth, che ha anche suonato chitarra, basso e synth) è un potenziale banger da dancefloor: tra la slow techno rappata dell’apripista “Dirt“, le stramberie funk di “Pimp wars“, “Button eyes” (quest’ultima con fragranze latino-caraibiche) di “Quincy” e “Losers” (che suonano quasi come outtakes degli Happy Mondays), lo spaghetti-electro-western di “In the ground” (il cui testo amaro, e pieno di riflessioni sulla propria vita, è dedicato da Shaun Ryder al fratello Paul, ex membro degli Happy Mondays, deceduto due anni fa) l’acid house da rave party di “Panda” (in cui Ryder dice beffardamente che “we’re getting old like The Rolling Stones!”) il riuscito e trascinante big beat di “Milk” (forse il momento migliore dell’album, una dance song che punta tutto sulla pienezza del sound e su una formula che ha fatto le fortune, tra gli altri, dei Chemical Brothers) riletture del Peter Gunn theme (in “Self harm“) il trip hop “westernato” dubbato à la Massive Attack (in “Sex on the beach“) e le ottime bonus tracks (“Limelight“, la dark trip hop love song sui generis “Part of everything” e la lisergica, Underworldiana killer tune da loop notturno “Liquid sunshine“) il trip è assicurato. Ryder sa essere ancora credibile nel ruolo del raw from the suburbs, coatto ma a suo modo saggio perché consapevole della sua condizione di classe, con un approccio street che fa ancora breccia nella cultura popolare britannica e riesce a parlare e arrivare ai giovani e, in generale, a tutti quelli che si riconoscono in un’attitudine stradaiola e working class: non a caso un certo Tony Wilson lo elevò al rango di poeta di pari calibro di W.B. Yeats! “Orange head” si conquista, senza dubbio, un posto di rilievo tra le sorprese e i dischi più stravaganti e divertenti del 2024. Ryder e Kermit, nonostante tutte le loro vicissitudini, sono ancora vivi e sul pezzo, e già questa è una notizia da salutare con gioia. Still twisting melons, maaan!
A distanza di dieci anni dall’ultima apparizione discografica torna il Blocco Nero, una delle più interessanti avventure musicali degli ultimi anni. Il Blocco Nero tornano con “ Cronache” un disco che racchiude 8 canzoni che sono otto date importanti per la storia italiana e non solo. Questo gruppo fa orgogliosamente neofolk ( o come volete scriverlo) e lo fa in maniera nettamente e volutamente politica, in contrasto alla penetrazione dell’estrema destra in questo magnifico genere, che possiede al suo interno la decadenza e l’andamento delle musiche di epoche passate, e che permette più di altri generi di veicolare messaggi politici. Non tutto il neofolk è fascista, ma certamente ci sono molto gruppi che veicolano messaggi quantomeno ambigui come i Death In June o altri marcatamente nazisti. Il Blocco Nero si contrappone a tutto ciò portando la sua identità fortemente anarchica e libertaria all’interno del gioco del neofolk, e non sono soli come si può vedere dal blog di riferimento del genere https://antifascistneofolk.com/ , con delle canzoni che vanno ben oltre la musica, che è antica, acustica, sognante e meravigliosa, e che riporta la nostra memoria alle date indicate, facendo diventare il disco un documento storico molto prezioso. La musica è composta molto bene, con i codici del neofolk interpretati molto bene e in maniera personale, con un andamento onirico che ci fa immergere nei documenti storici registrati attraverso le voci dei protagonisti che sono il cantato del disco, come se fosse una tragedia greca, ed è davvero coinvolgente. Il Blocco Nero ci riporta la visione anarchica della storia, da Malatesta e Bakunin in poi, per una maggiore comprensione di ciò che abbiamo vissuto e di ciò che stiamo vivendo in un paese che è fascista nel midollo prima e oltre di Mussolini. Cosa rimane allora ? La musica, lo studio della storia e la comprensione del mondo nel quale viviamo. “Croanche” è un disco di una profondità immensa, pari solo alla sua bellezza, a come ti porta con dolcezza e al contempo crudezza dentro la storia mentre ti affonda dolcemente il coltello sotto il cuore, e ti bacia mentre esali l’ultimo respiro,. Musicalmente ricchissimo, cosparge tutto di nero, ma non il nero fascista, ma il nero della sofferenza e della lotta, perché anche il nero non è dei fascisti, come non lo è il neofolk, splendido linguaggio musicale che qui viene liberato e vola fra le barricate e le morti di chi ha lottato. Blocco Nero – Cronache Cronache by BloccoNero Tracklist 1. 9 aprile 03:18 2. 25 aprile 04:32 3. 1 giugno 03:48 4. 1 settembre 06:56 5. 3 ottobre 04:13 6. 18 ottobre 04:15 7. 20 novembre 04:20 8. 3 marzo 06:32
Canaan: musica coltello che penetra dentro che fa uscire sangue caldo fuori in un ambiente gelido, provando piacere a curarsi le ferite.
Louise Lemón si colloca vicino ma oltre cantanti come Pj Harvey, Lana Del Rey etc, e un giorno si parlerà di lei come oggi si parla di loro, nel frattempo riscaldiamoci qui.
Una canzone che ricorda le filastrocche dei They Might Be Giants, sia pur essendo assai meno sghemba dei componimenti proposti dal duo americano, ma suonata con l’approccio di un Robyn Hitchcock.
Questo, in estrema sintesi, quello che ho provato ascoltando l’ultimo lavoro del compositore ligure Davide Cedolin.
Le mere categorie musicali, i generi, sono totalmente inadeguati per poter far capire di cosa si tratta, bisogna ascoltare e farlo anche con calma, come siamo davvero disabituati a fare, ma gli Aguirre sono davvero un’altra cosa.
Don Antonio è un compositore molto esperto e capace di creare atmosfere molto varie e sempre interessanti, con un timbro originale e riconoscibile.