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Recensioni Pop / Folk

Il meglio del mondo della musica indipendente (pop e folk) messo in evidenza con una particolare attenzione per la scena italiana

Ché Aimee Dorval – The crowned

“The crowned” è il nuovo disco di Ché Aimee Dorval in uscita per l’inglese Icons Creating Evil Art. Il lavoro è una carezza in un pugno, un’ottima produzione di una musicista che ha dei numeri decisamente fuori dalla media comune.

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King Tuff – Smalltown stardust

Nuovo album di King Tuff al secolo Kyle Thomas, uno fra i compositori indie underground fra i più talentuosi e capaci della scena indie pop contemporanea.

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cover Bill Callahan - YTI⅃AƎЯ

Bill Callahan – YTI⅃AƎЯ

Con Bill Callahan ho rapporti occasionali e intermittenti. Ci sono periodi in cui ne ho un estremo bisogno e altri in cui semplicemente lo osservo passare. Nulla di personale, sono gli alti e bassi del rapporto col folk di chi è cresciuto con l’elettricità e il rumore.

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LIFT IT UP VOL. IV – GLOBAL PLAYERS (VV.AA.)

Il Lift It Up Soundsystem è un duo tedesco di dj bizzarri e visionari che propone esclusivamente selezioni da storiche lacche a 78 giri. La loro collezione è una preziosa miniera di pop e folk proveniente da tutto il mondo: Nord America, India, Grecia, America Latina, Africa, Giappone.

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The Queen Is Dead Volume 68 - Kiwi Jr. / Bret McKenzie

The Queen Is Dead Volume 68 – Kiwi Jr. / Bret McKenzie

La storica Sub Pop Records è colpevole di entrambi i due dischi di questa puntata. Come primo lavoro ci sono i Kiwi Jr, un gruppo indie canadese sulla bocca e nello stereo di molti e con ” Chopper ” si capisce il perché. A seguire un disco che spiazzerà per la sua bellezza e il suo gusto anni settanta ottanta, ad opera del neozelandese Bret McKenzie qui in libera uscita dal duo Flight Of The Conchords.

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TY SEGALL – HELLO, HI

I just wasn’t made for these times non è solo il titolo di un noto brano dei Beach Boys, ma è una definizione perfettamente azzeccata per un artista come come Ty Segall, giovane e prolifico talento cristallino (classe 1987, appena trentacinque primavere, arrivato già al ventesimo disco solista, e chissà quante altre delizie potrebbe ancora donarci) nato probabilmente nell’epoca sbagliata, in un tempo odierno che non sembra appartenergli, preso com’è, il menestrello californiano, nella salvaguardia del suo piccolo mondo antico, esemplificato in questo suo ultimo album, “Hello, Hi“, nel quale si premura di preservare sonorità psych folk dal sapore Sixties (Pretty Things, Beatles, Neil Young) in cui le chitarre acustiche (le gemme bucoliche “Cement” e l’iniziale “Good morning“) e nenie stranianti (la Donovaniana “Blue” e la conclusiva “Distraction“, una harrisoniana “Over” che potrebbe sembrare quasi una traccia demo scartata dalle sessioni di registrazione del “White Album”) vengono intervallate, in alcuni episodi (come la title track e in “Looking at you“) da sfuriate heavy/glam rock à la Marc Bolan/T.Rex (uno degli idoli indiscussi del nostro) presente anche nella melodia lisergica di “Saturday“, che nella seconda parte deflagra grazie al sax suonato dal vecchio compare Mikal Cronin, suo storico collaboratore.   Se nel precedente lavoro, uscito l’anno scorso, “Harmonizer“, il polistrumentista di Laguna Beach si era divertito a mischiare l’heavy rock distorto con l’elettronica e i synth, in questa occasione lo si ascolta e lo si immagina cullato dal tepore delle registrazioni casalinghe (le dieci canzoni contenute in “Hello, Hi“, sono nate in questo modo) anche se forse è ingiusto chiamarlo un lockdown album: meglio definirlo un rustico back to basics, rappresentato anche dalla semplicità della copertina, una foto in bianco e nero (scattata dalla moglie Denée) che ritrae Ty Segall accovacciato su un albero con una chitarra acustica. C’è anche spazio per la cover di un brano, “Don’t lie” dei Mantles, un tema garage/jangle pop completamente stravolto e riarrangiato in chiave acustica. Tutto sa di buono, odora di vecchi sentieri sonori rielaborati per colorare di magia nuovi mondi.   Ty non è nuovo nel variare sound e aprirsi a nuove sperimentazioni, e questo è un Lp tra i più intimisti e surreali mai usciti dalla sua penna, dal mood contraddittorio (ora triste, ora cupo, ora sognante, ora elettrico) e non sappiamo se questa sarà, da ora in poi, la rotta sonica definitiva intrapresa dal biondo re Mida polivalente dell’indie rock mondiale, ma di sicuro si può affermare che, qualsiasi avventura decida di percorrere, lo fa sempre in maniera dannatamente convincente. E ora portatecelo in tour in Italia, daje!   TRACKLIST   1. Good Morning 2. Cement 3. Over 4. Hello Hi 5. Blue 6. Looking at You 7. Don’t Lie 8. Saturday Pt.1 9. Saturday Pt.2 10. Distraction  

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La Grazia Obliqua – Oltre

Nel frattempo ci sono anime che incedono di un Grazia Obliqua, come il nome di questo splendido gruppo, che fluttua etereo là dove molti nemmeno conoscono l’esistenza.

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Anno Senza Estate - Racconti & Canzoni

Anno Senza Estate – Racconti & Canzoni

La virata è davvero sorprendente per noi che eravamo abituati al loro punk’n’roll spedito, senza compromessi, e ci ritroviamo alle prese con una canzone dylaniana come Giornata da leoni, il blues chessiano di Luna park e di Estate ’93, il country di 80 cc. o il folk poguesiano di Mesopotamia – in assoluto il mio pezzo preferito del lotto.

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