The Sick Rose – Don’t Give It Up Now / A Golden Boy 7″
Ben venga un massiccio ritorno dei singoli 7″, nell’epoca dell’eterno presente in cui tutto viaggia e scivola via rapidamente – e si perde presto nel dimenticatoio della memoria umana e nell’oblio di quel buco nero chiamato web – e la soglia di attenzione massima di una persona media, bombardata da miliardi di informazioni dell’internet (e rimbambita dai social network-s) è circa di otto secondi, e al massimo lagggente riesce a sostenere il livello di concentrazione per l’ascolto di un brano musicale in (poco meno di) trenta secondi, scorrendo distrattamente i “reels” e le “storie” tra balletti, “meme” e varie altre marchette assortite. Siccome oggi il prendersela comoda per godersi un disco e, in generale, la lentezza e il pensare sono ormai considerati un peccato da sfigati, perché la società obbliga tutti ad essere perennemente di corsa, impone di andare sempre velocissimi (e anche l’elaborare un pensiero richiede tempo, poi non appena si tenta di proporre qualcosa di più complesso, o una riflessione che vada oltre il trash, l’italiano medio si annoia e butta tutto in caciara con stronzate come: “Oh, ma checcefrega, facce ridere, facce divertì“, e infatti a forza di risate, ignoranza e disimpegno, l’Italia è diventata un Paese tra i meno istruiti al mondo, e quello europeo con più analfabeti funzionali, generando masse incolte che non leggono un libro neanche per sbaglio, ascoltano musicademmmerda, guardano film demmmerda, e fanno eleggere i neofascisti al governo) contro il logorio della vita moderna, ci vengono in soccorso i torinesi Sick Rose con, appunto, un singolo 7″, con due soli pezzi che vanno dritti al punto e dovrebbero colpire l’attenzione anche degli ascoltatori più distratti (ammesso che i nostri riescano mai a diventare “virali” su un social come TikTok, perché ormai le masse passive scoprono la musica, vecchia o nuova che sia, solo attraverso queste nuove tecnologie invadenti e totalizzanti). I veterani garage rockers/power poppers italiani (che hanno ormai scavallato i quarant’anni di percorso musicale, durante i quali hanno anche partecipato alla soundtrack per un film horror underground) tra i massimi alfieri della scena rock ‘n’ roll underground (da non confondere con “indie”, ché quella, declinata in salsa italiota, equivale a esclamare una bestemmia) nostrana, e apprezzati anche all’estero, autori di almeno un capolavoro del garage punk mondiale tutto – il debut album “Faces” – se ne vengono oggi fuori con un 7″ la cui copertina si richiama, nella grafica, a quella di “London calling” dei Clash (che, a sua volta, era quasi un plagio della front cover dell’album d’esordio di Elvis Presley…) e contenenti due pezzi registrati nel settembre 2023: uno è una riuscita cover di “Don’t give it up now” dei Lyres – resa in maniera efficace e personale, restando fedele all’originale – e l’inedito “A golden boy“, grintoso power pop dalla melodia fresca e coinvolgente. A questo giro, la line up del combo piemontese (formato dal frontman Luca Re, con Luca Mangani al basso, Diego Mese alla chitarra, Stefano Vacchetta all’organo Farfisa e Alberto Fratucelli alla batteria e backing vocals) a questo giro è impreziosita dalla presenza dell’italo-australiano Dom Mariani degli Stems (tra l’altro non nuovo a collaborazioni coi Sick Rose) ospite al canto in “Dove give it up now” e alla chitarra sulla B-side. Il 7″ è uscito su Onde italiane dischi, ed è distribuito dalla label pisana Area Pirata, è disponibile in sole 300 copie, quindi fareste meglio ad affrettarvi per non lasciarvelo scappare. Morale della favola: il popolino si scanni per un borgataro senza arte né parte (o altri rappettari/trappettari coatti di turno con l’autotune) che in nome della “libertà d’espressione”, e grazie a una operazione di marketing, diventa sempre più “famoso” grazie a una polemicuccia da salotto (causando un cortocircuito negli ambienti intellettualoidi “petalosi” neopuritani) e continui pure a rincoglionirsi con le tribute band di Fiasco Rossi, Ligabove e Giovanotti (e i video demenziali sui social) ché noi, in un universo parallelo, ci teniamo stretti i Sick Rose. Don’t Give It Up Now / A Golden Boy by The Sick Rose