Child of Panoptes – Un Petit Morceau de Buvard 7″
Child of Panoptes – Un Petit Morceau de Buvard 7″: avvolge l’ascoltatore nelle sue spire psychedeliche grazie agli intarsi di un organo ieratico e stordente se si tratti di un Voxx o di un Farfis
Il rock, o musica rock, è un genere della popular music sviluppatosi negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel corso degli anni cinquanta e sessanta del Novecento.
Child of Panoptes – Un Petit Morceau de Buvard 7″: avvolge l’ascoltatore nelle sue spire psychedeliche grazie agli intarsi di un organo ieratico e stordente se si tratti di un Voxx o di un Farfis
I Cranked sono un gruppo di grandissimo valore e chi ama questo suono consumerà questo capolavoro dell’hardcore punk anni ottanta, atmosfere incredibili e indelebili.
Zolle – Rosa: Una sorpresa sonora del sottobosco, fra distorsioni e ripartenze.
Bineural – Bineural ep:Questo ep omonimo è una danza in fallace equilibrio sull’orlo dell’abisso che viviamo ogni giorno, ordinato e matematico caos musicale, felice libertà senza vincoli, come la musica dovrebbe essere.
Meglio mettere subito le cose in chiaro: è impossibile ascoltare questo disco con lucidità e distacco emotivo, quando non ci si è ancora ripresi dalla terribile notizia che ne ha preceduto l’uscita. Metabolizzare il lutto per la recente, improvvisa e prematura scomparsa di Steve Albini, frontman e fondatore degli Shellac (nonché imprescindibile punto fermo e di riferimento per la scena rock ‘n’ roll underground e la musica indipendente mondiale) è impresa ardua e richiederà parecchio tempo per essere accettata: eppure, tra lacrime, necrologi, commemorazioni, aneddoti, esempi di rettitudine morale nel suo essere musicista e recording engineer, e gli insegnamenti preziosi su etica lavorativa DIY di cui far tesoro come eredità artistica e spirituale, la vita deve andare avanti, e forse il modo più suggestivo per celebrare il ricordo di una persona stimata e amata da (almeno) qualche milione di persone, e ringraziarla per quanto ci ha donato (morendo praticamente sul posto di lavoro, in quegli studi di registrazione di Chicago che sono stati il suo orgoglio e la sua corazza per difendersi dalla merda del mainstream discografico e dal business delle multinazionali assetate di profitto) è quello di far suonare i suoi album, anche se fa male dover constatare che “To All Trains“, sesto Lp degli Shellac, è e resterà l’ultimo con materiale registrato dal (e col) suo factotum ancora in vita. Assemblato dopo una genesi che ha richiesto un lustro, e registrato insieme ai fidati Bob Weston al basso e Todd Trainer alla batteria, con “To All Trains” Albini aveva rimesso discograficamente in pista il trio di Chicago dopo un silenzio durato dieci anni (tanti ne erano passati dall’uscita del penultimo lavoro sulla lunga distanza, “Dude incredible“) interrotto solo dalla pubblicazione, nel 2019, della raccolta di John Peel sessions “The end of radio” (mentre mai si era arrestata l’attività live dei nostri, ogni anno presenza fissa e costante al Primavera sound festival in Spagna) regalandoci dieci nuovi brani, dai suoni cristallini e messi a punto in maniera impeccabile, per una godibilissima mezz’ora di consueto indie/post-HC/noise rock di ottima fattura (e, come sempre, precisa e implacabile la sezione ritmica fornita da Weston e Trainer) oggi inevitabilmente ammantati, col senno di poi, di una cappa oscura grondante di tristezza, che fa di questo long playing un testamento sonoro della band e del suo líder máximo. Dalla muscolare apripista “WSOD” alla martellante “Girl from outside“, dalla punitiva “Chick new wave” (impregnata di Nineties post-hardcore) allo spoken word HenryRollinsiano in “Tattoos“, dalla severa e decadente “Wednesday” alla saltellante “Scrappers“, dall’essenziale e stripped-to-the-bone “Days are dogs” alla elaborata “How I wrote…“, da “Scabby the rat” che sembra quasi un sardonico divertissement à la Mark E. Smith, alla conclusiva “I don’t fear hell” (titolo che, alla luce della morte di Albini, suona beffardamente profetico) in questo album è racchiusa e condensata tutta l’essenza di Steve Albini e del suo dissonante genio che ancora tanto avrebbe potuto darci, se solo un cazzo di infarto non ce lo avesse portato via in età ancora relativamente giovane. Fuck off. Ciao Steve, speriamo che questi treni ti abbiano condotto verso altri mondi in cui potrai istruire le specie aliene su come suonare rock ‘n’ roll abrasivo e come si registrano i dischi senza scendere a compromessi con l’orco capitalista: nel tuo ricordo continueremo ad ascoltare (e scrivere di) musica, e grazie per tutta la straordinaria legacy musicale e filosofica che ci hai lasciato.
Dead Jack and his Dry Bones – Dr Jack’s Experiment: limacciosi fondali crampsiani di The Kings of Twist, mentre Born in the Swamp sono Hank Williams e Screamin’ Jay Hawkins
Lavoro notevole, un blues enorme e totale, un viaggio su asfalto, sangue e polvere. Trasposizione sonora della performance video, musicale e in danza firmata da Tiziano Popoli per la musica e per il resto dal pittore e disegnatore fetish Roberto Baldazzini andata in scena nell’ottobre del 2022 al Teatro La Venere, di Savignano sul Panaro, provincia modenese. Tiziano Popoli è un compositore e musicista dal grande curriculum e da un’impostazione eretica, uno di quei musicisti che sono molto più di produttori o musicisti, sono degli sciamani e “Selinute” è una delle sue prove migliori. Insieme a Baldazzini che compie un grandissimo lavoro per la parte visiva Popoli ci riporta a suono antichi, quasi un blues ancestrale, dato che il blues è una forma musicale di qualcosa che abbiamo nel nostro dna e che ci portiamo dentro da sempre. La musica di questo lavoro sa di polvere, sa di vecchie vite che hanno tracciato i loro disegni su muri scrostati, sedie che cigolano e la vita, la vita in genere. Il disco è diviso in “Entrata”, “Prima danza”, Seconda danza” e “Trionfo”, proprio come un’opera musicale, che è la sua vera identità. Ci sono tantissimi suoni, la musicalità di Popoli è totale, si incontrano suoni e musiche, cose umane e non in una compenetrazione ciclica ed infinita, quasi Popoli riuscisse a compenetrare sia la fisica che la spiritualità della musica e del suono. Una delle cose che vengono alla mente ascoltando questo lavoro molto particolare è la tragedi greca in senso moderno, la trasposizione di un progetto artistico che raggiunge la sua completezza insieme alla parte visiva, ma può vivere di vita sua. L’ascolto di “Selinute” è un’esperienza quasi mistica, un crescendo di stimoli, di vita e di sublime nel senso letterale del termine, in un qualcosa al di là del commerciale e che esce anche da un giudizio critico. Opere così sono assolute, nel senso di slegate da qualsiasi cosa e da cogliere nel loro aspetto a nudo, in una cornice particolare. Lavoro notevole, un blues enorme e totale, un viaggio su asfalto, sangue e polvere. Tiziano Popoli – Selinute
Death Wishlist – You Are Next: è un disco intrinsecamente rock’n’roll: vero, vivo, vibrante che trasuda in ogni suo passaggio passione e attitudine, un vero toccasana in tempi così asfittici.
Enrico Benevenuto – Transition: lavoro corposo, poetico e di grande bellezza, con un significato speciale a partire dal titolo.
Kayleth – New Babylon: gruppo spaziale anzi meglio un ensemble fantascientificoe lo nobilitano con uno stoner rock molto prog e melodico.
I Nightblaze esordiscono con il debutto omonimo per Art Of Melody Music e Burning Minds Music Group , con un hard rock dalle forti tinte Aor e molto melodico.