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Recensioni Rock

Il rock, o musica rock, è un genere della popular music sviluppatosi negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel corso degli anni cinquanta e sessanta del Novecento.

Winter Dust – Unisono

Winter Dust – Unisono. Seguendo le decisioni degli altri costruiamo i nostri castelli di sabbia, che rimangono in piedi il tempo di un sogno breve, quando usciamo dalla stanza e vediamo che fuori fa buio presto il due di novembre, vibrando in unisono.

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Pamplemousse - Think of It_cover

Pamplemousse – Think of It

Think of It è un disco noise rock in bianco e nero, analogico fin dalla coperta, costruito su fondamenta di accordi in minore, riff fuzzosi che si avvolgono e si svolgono in continuazione come quelli di chi sapete voi, accompagnati da un battito preciso e minimale, che dà un solido contributo a sostenere l’architettura e dare groove alla materia.

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WILD BILLY CHILDISH & CTMF – FAILURE NOT SUCCESS

Puntuale e preciso, come ogni anno, torna a timbrare il cartellino (discografico) il nostro poliedrico menestrello del Kent, “Wild” Billy Childish con una delle sue numerose incarnazioni, i CTMF (Chatham Forts) giunti al loro nono album complessivo, questo “Failure not success“, uscito su Damaged Good Records e arrivato a quasi due anni di distanza dal precedente “Where the wild purple iris grows“. Il trio, che vede Billy (accantonata, per ora, la serie di release col moniker William Loveday Intention, di marcata ispirazione BobDylaniana) coadiuvato, come sempre, dalla moglie Julie “Juju” Hamper al basso/backing vocals e da Wolf Howard alla batteria, ritorna a deliziare i palati degli amanti del garage rock con un altro disco ruvido e ruspante, in cui l’attitudine punk degli Headcoats, dei Milkshakes e dei Mighty Caesars si mischia coi vecchi amori Fifties-Sixties di Childish (musica strumentale, Link Wray, Who e Kinks). Una riuscita cover di “Love comes in spurts” di Richard Hell and the Voidoids (tra l’altro già presente nel set degli Headcoats da fine Nineties) apre l’Lp, che poi prosegue sciorinando subito la title track, che forma un trittico (insieme a “Hanging By a Tenuous Thread” e “Becoming unbecoming me“) già proposto da Billy nei suoi esorcismi Dylaniani del William Loveday Intention, e viene qui risuonato in chiave garage rock. Echi degli Who si odono fragranti in “Beneath the flowers serprents” (che di fatto è l’unico brano originale e inedito dei dodici presi in rassegna) il twang di Link Wray rivive nella strumentale “Walk of the Sasquatch” (già incisa dal Guy Hamper Trio) per tre minuti resuscita anche Jimi Hendrix nel rifacimento di “Fire“, seconda cover del full length (registrata anche l’anno scorso, in versione strumentale, ancora dal Guy Hamper Trio). “The old long bar“, terza riproposizione del lotto, è un singolo folk – prodotto da Childish coi Singing Loins – rielaborato in chiave garage blues. “Come into my life” è un brano dei Mighty Caesars (e coverizzato pure dalle Headcotatees) riadattato a nuova vita, così come le strumentali “Skinwalker” (decisamente LinkWrayana) e l’altra “Moon of the popping trees” facevano già parte del repertorio di un altro degli innumerevoli side projects del nostro (di nuovo The Guy Hamper trio) e la conclusiva “Bob Dylan’s got a lot to answer for” (con tanto di attacco à la “Louie Louie”) è una canzone già edita come singolo nel 2021, qui riarrangiata in una take più breve e decisamente più coinvolgente e in-your-face (quasi un ibrido noise proto-grunge che richiama i Pixies) rispetto a quella del 45 giri. “Failure not success“, oltre a essere la filosofia vita di chi suona un certo tipo di rock ‘n’ roll senza ambizioni da classifica (e gonfiare il conto in banca) e solo per il gusto di farlo, è una variegata raccolta di materiale del recente passato e presente di mister Steven John Hamper, riassemblato per dare un nuovo senso a un percorso musicale e artistico (anche se lui si definisce un amatore/dilettante, benché sia anche scrittore, poeta, pittore e film maker) che va avanti da oltre quaranta anni e non vuole saperne di terminare. Restare fedeli alle proprie origini DIY e radici indipendenti, orgogliosamente “sfigati”, senza svendersi all’orco capitalista. Ma se anche in un giorno non lontano il buon Billy Childish (che va per le 64 primavere) decidesse di appendere gli strumenti al chiodo, saremmo dispiaciuti, ma avremo per sempre le orecchie e il cuore carichi di meraviglia, data l’incredibile messe di materiale sonoro pubblicato, sia da solista sia nelle numerose formazioni in cui ha militato e continua a suonare, sia nella lista di collaborazioni, che elencare tutto è quasi impossibile (probabilmente neanche lui conserverà una copia di tutto ciò che ha creato) e ci resterà per sempre la sterminata produzione di uno dei migliori figli partoriti dal ciclone del punk settantasettino inglese, sempre celebrato meno di quanto meriterebbe, ma che rimane un solido punto di riferimento per la scena rock ‘n’ roll mondiale e un esempio di integrità e coerenza, sempre fedele al verbo dell’indie (quello vero) e un suo credibile praticante. Non ne nascono più di rockers così.  

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Cowards

Cowards

Le coordinate sulle quali i Cowards si muovono possono essere, a spanne, tracciate nei territori battuti da band quali Loop, Spacemen 3, primi Primal Scream…

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BOB CILLO & MAFIA TRUNK – MINIMUM WAGE GUARANTEED

“Un tassista di Chicago, vedendoci carichi di strumenti, esclamò: “Don’t worry, I have a Mafia Trunk!”“. Inizia così, con questa esperienza raccontata a mo’ di sceneggiatura cinematografica, l’avventura del moniker Bob Cillo & MAFIA TRUNK, ma non scambiateli per una gang di paisà malavitosi italo-ammerrecani. O forse qualche nesso c’è, perché il progetto ha salde radici nell’Italia meridionale, e precisamente in Puglia (un quartetto composto dal chitarrista e frontman Bob Cillo dei Dirty Trainload, dal batterista JJ Springfield, proveniente dai Santamuerte, dall’armonicista Mino Lionetti degli Shuffle’s Brothers e dal bassista Maurizio Leonardi dei Sangue) ma la natura della loro proposta musicale affonda mani, piedi, orecchie e cuore in un altro tipo di America, quella del Delta blues e della scuola di Chicago, che ha più a che vedere coi canti degli schiavi afroamericani sfruttati dall’uomo bianco nei campi di cotone, invece che relazionarsi con la mafia esportata dalle famigghie italiane emigrate negli States nei secoli scorsi. Dall’uomo bianco, però, i nostri hanno ereditato la passione sana per il Sixties garage rock slabbrato e fragoroso, che hanno pensato (bene) di miscelare con l’amore per la musica nera, il blues acustico/elettrico di Robert Johnson (citato da Bob e soci per descrivere la loro musica con la frase: “Blues falling down like hall” tratta dal brano “Hellhound on my trail“) Muddy Waters, Howlin’ Wolf, John Lee Hooker, Little Walter, Bo Diddley, BB King, Willie Dixon, Jimmy Reed (e altri) che all’inizio degli anni Sessanta del Novecento è stato saccheggiato proprio dalla British Invasion degli Stones, Kinks, Pretty Things, Yardbirds e company, che pure sono presenti come influenze sonore dei quattro finti picciotti. Una delle uscite più apprezzate di questo inizio 2023, su Ciqala Records, “Minimum Wage Guaranteed” rappresenta l’album d’esordio per Bob Cillo & MAFIA TRUNK, e sono loro stessi a descriversi come “quattro compagni perdutamente innamorati di blues e irrimediabilmente intossicati di garage rock ‘n’ roll“, infondendo nuova linfa vitale nel genere che amano creando un sound di sicuro impatto creativo e freschezza espressiva. Un Lp che profuma di “antico moderno” già dalla copertina, raffigurante un vecchio giradischi (oggetto feticcio tornato di moda negli ultimi anni) e dai suoi solchi viene fuori un passato che dialoga col presente, con sonorità ruvide e dirette che non si limitano solo a far battere il piedino e saltare (come nella trascinante title track posta in apertura, o nella scatenata “Crawling at your door“) ma fa anche riflettere, come nel caso di “Old homeless man” (dedicata alle fasce sociali più deboli, marginalizzate da questa società odierna disumanizzata in cui conta solo l’apparenza e che tira dritto senza guardare in faccia a nessuno, soprattutto i poveri anziani che restano senza fissa dimora a causa di indigenza, e che obbedisce solo al credo capitalistico che ha il culto del dio denaro e il disprezzo/criminalizzazione degli “ultimi”… oggi essere povero è considerata una colpa) e in “Just because you’re paranoid“, incentrato sul modello di società Orwelliana distopica in cui il cittadino è ossessionato dal sapere di essere spiato e costantemente monitorato da un Grande Fratello autoritario che controlla la sua vita. Completano il lotto tre cover di standard della tradizione blues: “Don’t start crying now” di Slim Harpo, “Trouble in mind” di Lightnin’ Hopkins e “I wish you would” di Billy Boy Arnold, tutte reinterpretate con un approccio personale rigoroso ed energico. Un album suonato da “terroni” che rendono omaggio alla musica dei “negri” antenati dei “clandestini” nuovi schiavi morenti e/o sopravviventi sui barconi odierni, e cosa c’è di più politicamente scorretto di questo da rivendicare oggi, soprattutto nella nostra Italietta a trazione fascioleghista? Di sicuro è materiale incandescente che non piacerà ai sovranisti di cartone che gli italioti hanno votato e si meritano.   Minimum Wage Guaranteed by Bob Cillo & Mafia Trunk    

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New Kind of Kicks-Febbraio 2023

66cl, Adwud,Autobahns/S.G.A.T.V., Beta Maximo/Teo Wise/Deebeat Ramone/Emitter, Bibione, Duodenum, Punk Xerox, Buio Omega, Burnout Ostwest, Carvento, Falana, Class, Contra/Spam , Day Residue, Flipe VI/Kamuflase, Geishas Of Doom, Gobs, Joaco Van, Les Lullies , Mind/Knot , Mirth ,Ponys Auf Pump, Schwund, Splizz, Szlauch, Tetsuo Punk Terror/Dr. Wolfenstein, Yonic South

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CUT – DEAD CITY NIGHTS

cut dead city nights : Il trio garage/punk/noise bolognese arriva al settimo album, “Dead City Nights”, uscito il mese scorso, composto durante il periodo pandemico e ultimato tra la natia Bulagna e gli States, è anche il primo long playing del gruppo in cui, ai veterani Ferruccio Quercetti e Carlo Masu si aggiunge ufficialmente su nastro la presenza del batterista Tony Booza (già in formazione da un lustro).

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NORSE / ABANDONACY

NORSE / ABANDONCY

NORSE / ABANDONACY : A distanza di tre anni dall’ottimo “Blu”, recensito dall’ infaticabile Massimo Argo su queste nostre stesse pagine, come un album in cui “la vita e la rabbia fluiscono accanto alla morte, come è naturale che sia”, tornano a trovarci i Norse, una delle realtà più interessanti del panorama italiano.

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Stain – Kindergarten Part II

Le sei canzoni  presenti hanno quel senso di nouvelle vague tipico dell’indie americano più di avanguardia degli anni duemila, quell’inadeguatezza tra l’essere giovani o più maturi, quel gioco continuo di rimandi fra memoria e vita presente.

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20 MINUTES – CRAWL!

Esordio bomba che mi ha letteralmente fritto il cervello, questo “Crawl!” dei 20 Minutes, combo dal moniker inglese ma italianissimo negli interpreti, di stanza in Piemonte,

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