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The queen is Dead

Nuova rubrica che ho lo scopo di parlare di dischi che sono degni di nota, in maniera da superare la solita figura trita e ritrita della recensione. Se un disco è in questa rubrica non è per sminuirlo, ma è per poter parlare di più cose contemporaneamente in maniera colloquiale ed aperta ai commenti e suggerimenti.

The Queen Is Dead Volume 110 - Chinò e il Mare, Brainpain, Sacri Monti

The Queen Is Dead Volume 110 – Chinò e il Mare, Brainpain, Sacri Monti

Partendo da un pop cantautorale minimalista italiano, passando per un miracolo grunge che viene dai boschi, arrivando alla migliore psichedelia della California del sud, per questo volume centodieci. CHINO’ E IL MARE La canzone moderna colta è un pò casino ultimamente, ci sono gruppi e solisti anche bravi ma che producono solipsismi davvero incomprensibili ed assai ostici, e poi ci sono i gruppi come Chinò e il Mare, che fanno musica poetica, cantautorato che fanno apparire semplice grazie alla loro bravura, e di quest’ultima ne hanno tanta. Nati a Bologna nel 2022, i nostri sono al debutto con questo “ In balìa”, ep di cinque canzoni che sono cinque statue di marmo in movimento, sole e pensieri mobili e vivi. Questo debutto discografico è stato interamente concepito, prodotto e registrato nel loro studio casalingo ed è un risultato che premia molto bene le loro intenzioni iniziali, ovvero la ricerca di un’alternativa fresca e moderna alla tradizione cantautoriale italiana. Partendo dai classici, assorbiti e compresi nella loro accezione migliore, i tre componenti di Chinò e il Mare ci propongono la loro formula personale, molto fresca e ben fatta di una canzone italiana che attinge da moltissime fonti per arrivare a qualcosa di nuovo, elegante e molto stuzzicante. Nella musica dei Chinò e il Mare si ha la bella sensazione di recuperare qualcosa che era andato perduto, la semplicità e la bellezza di musica elegante e adeguata che si muove assieme a dei testi finemente cesellati e molto ben scritti. La proposta è in apparenza minimalista, ma la profondità e il senso di appagamento sono davvero grandi e potenti. Un soffio di aria molto fresca, un sapore della terra musicale che sa di buono e di molto ben promettente per il futuro, tra cantautorato, post rock indie e pop minimale. BRAINPAIN All’improvviso, da una casa in mezzo ai boschi e quattro musicisti, arriva un debutto bellissimo e con dentro un grunge che non si sentiva da tantissimo, loro sono i Brainpain e il disco si intitola “The magazine” ed esce per Argonauta Records. Il suono di questo disco prende le mosse dagli Alice In Chains, gruppo che per tantissimi gruppi moderni è quello che furono i Black Sabbath negli anni passati, e i Faith No More per espandersi nell’universo come una medicina che toglie il dolore al cervello come dice il loro nome, e mantengono in pieno la promessa. Uno dei due singoli “Apricot sorrow” è un pezzo grunge in stile a stelle e strisce magnifico e con una melodia che fa persino male tanto è bella e ti arriva addosso come un uragano, o un pezzo come “The craving”, gli High On Fire con un cuore grunge e melodico. Il suono di questi ragazzi è impressionante per completezza e varietà, sembrano veterani scafati che suonano il meglio dell’underground musicale degli ultimi trent’anni, una genesi che è sia catarsi che sintesi. Il suono è reso benissimo, l’incedere pressoché perfetto, non c’è un pezzo brutto o qualcosa che non funzioni, tutto si concatena alla perfezione, le distorsioni sono riff che diventano ritmica e il tutto viene convogliato un un tunnel psichedelico tangibile e sognante al tempo stesso. I Brainpain nella loro visione grunge e un pò psych hanno anche un tiro pop gigantesco, con melodie che si aprono all’improvviso come in “The Butcher of Grangaisbrook”, che tratta di una leggenda della loro terra, un brano che funziona benissimo. “Samsara” è un bellissimo viaggio in terre sconosciute, dove musicalmente si è già stati me qui il paesaggio è differente e si sente. Un disco che è davvero un prodigio, una visione del grunge come non se ne sentiva da anni, apertamente candidato a disco dell’anno, non solo nel suo genere, ma nel novero dei dischi goduriosi, completi, belli e potenti. Un’altra perla dalla provincia italiana, ascoltateli, e andate per boschi con loro. SACRI MONTI Provenienti dalla California del sud i Sacri Monti pubblicano il nuovo “Retrieval” su Tee Pee Records. Psichedelia di altissima qualità con fortissime reminiscenze anni settanta, con ispirazioni vari da Hawkqwind e Deep Purple, con una visione cosmica molto forte e penetrante. Nel nuovo disco i Sacri Monti dipingono un quadro progressivo psichedelico dolcemente lisergico, si lasciano andare a cavalcate puntellate da un organo suonato benissimo e da una forte impronta anni settanta, quel clima di risacca post season of love, dove la disillusione portò a creare qualcosa di di vero e più duraturo rispetto alle forme musicali precedenti. Il gruppo californiano possiede un talento compositivo e una forza creativa molto grande e che li porta a creare canzoni che sono dipinti, con immagini molto vivide, organiche e credibili. “Retrieval” mostra al suo interno una magia musicale, un lavoro che come pochi va oltre i generi per diventare sentimento e direzione compiuta verso una concezione di psichedelia antica ma fatta in maniera moderna. Il disco è come uno sciamano che ci porta attraverso i suoi mezzi ad un’elevazione differente e molto soddisfacente. La Tee Pee Records è solita offrire dischi di ottima qualità e qui non manca l’appuntamento, con un lavoro  molto al di sopra della media, uno di quei dischi che si ascoltano, si riascoltano e rimangono impressi, basta ascoltare una traccia come “Brackish Honeycomb” per rendersi pienamente conto della potenza psichedelica di questo gruppo e la sua potente immaginazione musicale. I Sacri Monti fanno psichedelia musicale come e meglio di tanti altri gruppi sia antichi che moderni e “Retrieval” è bellissimo.

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