Andrea Viti (già fondatore dei Karma e membro degli Afterhours) e Silvia Alfei (performer e artista visiva), incrociate le loro strade più di quattro anni fa, debuttano con Yellow Moor, il loro primo album. Il disco, composto da dieci brani, prende come punto di riferimento l’alternative rock degli anni ’90, passando da pezzi vigorosi a morbide ballate.
Il ritmo costante (su cui si increspano chitarre e cori) di Castle Burned, seguendo dinamiche in leggero crescere, dà il via al coinvolgente e caldo svolgersi di They Have Come e all’incalzante muoversi della decisa e spigliata Covering Things (ottimi ritornelli, organo alle spalle, chitarre in primo piano). Inside A Kiss, in contrapposizione, scivola in un morbido stato di sospensione fatto di lieve malinconia, mentre la riflessiva Across This Night, tra chitarra acustica e un piacevole assolo nel finale, cede spazio all’urgenza ritmica di Seven Lizards (un leggero stato di tensione attraversa l’intero pezzo) e al lento procedere della meno precisa Ghost (chitarre elettriche sempre pronte a nascondere un po’ la voce). Supastar, infine, recuperando l’energia dell’inizio, sfreccia rapida appoggiandosi a basso e batteria (a un certo punto compare anche una torrida armonica), lasciando che a chiudere siano il delicato scorrere di Out Of The City e della avvolgente Yellow Flowers.
Il debutto di Andrea Viti e Silvia Alfei si rivela essere un lavoro curato e ben concepito. Tra sonorità retrò, lingua inglese e arrangiamenti essenziali ma efficaci, si arriva sino in fondo senza ostacoli di significativa rilevanza. C’è solo una cosa che fa leggermente storcere il naso: la presenza di molti brani dai tempi lenti e il relativo rischio di rendere il tutto un po’ troppo pesante.
Tracklist:
01. Castle Burned
02. They Have Come
03. Covering Things
04. Inside A Kiss
05. Across This Night
06. Seven Lizards
07. Ghost
08. Supastar
09. Out Of The City
10. Yellow Flowers
Line-up:
Andrea Viti
Silvia Alfei
Francesco Cappiotti
Philip Romano
Simone Marchioretti
Guglielmo Cappiotti
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