Se tutte le nefandezze della storia d’Italia si potessero riunire in un catalogo, quest’ultimo sarebbe molto più grosso di quello dell’Ikea.
La storia della Uno bianca, è uno dei pezzi peggiori di questo catalogo, uno dei più neri. In questa brutta vicenda non ci sono confini al male e al dolore inflitto, e i tre fratelli Savi o sono codardi assassini patologici, o sono criminali prezzolati ben protetti. E in entrambe le ipotesi la giustizai non ha svolto il suo compito fino in fondo. Giovanni Spinosa è stato per vent’anni magistrato a Bologna, ed è stato titolare delle inchieste sulla Uno Bianca, attualmente è presidente del Tribunale di Teramo.
Ha scavato a fondo in questa vicenda, e questo libro è un grido : giustizia non è stata fatta e volontariamente. Uno dei fili conduttori di questo libro è la serie di menzogne dei fratelli Savi, personaggi davvero inquietanti e quasi sicuramente pedine di un gioco ben più grande di loro. Spinosa fornisce le prove che i Savi hanno fornito per anni una versione concordata fra di loro prima dell’arresto, e che avvalora la teoria processuale dell’impresa criminale famigliare, ovvero una banda con solo membri della famiglia Savi. I tre fratelli nelle loro deposizioni depistano, sono smemorati o tirano in ballo persone che non c’entrano, con uno scopo preminente : negare la presenza di altre persone. I testimoni che conttraddicono le loro versioni sono sburgiadati dagli inquirenti, che puntano, seppur avvertendo molte incogruenze, sempre nella loro direzione. Una lunga scia di sangue, dal 1987 fino all’arresto dei Savi nel 1994, 24 morti e 102 feriti. E per la giustizia italiana fecereo tutto questo i fratelli Savi. La scia di sangue si inserisce in maniera perfetta nell’esplosione di violenza generata da Cosa Nostra dal Natale del 1984 all’aprile del 1994, e forse ne è organica, essendo sanguinosi atti terroristici compiuti praticamente a caso. Gli imputati hanno sempre affermato che lo facevano per un motivo economico, ma hanno ricavato ben poco dai loro crimini. Le gesta della banda hanno avuto due fasi, la prima detta delle rapine ai caselli è stata le meno cruenta, la seconda dal 1990 in poi è stata la più sanguinosa, comprendendo anche la strage del Pilastro, dove furono uccisi tre carabinieri, e dove fu accerato che i Savi erano con Marco Medda sodale di Cutolo.
Quindi i Savi potrebbero essere stati rapinatori e fornitori di armi e macchine per imprese di terzi, di altre bande che operavano a Bologna e dintorni. Spinosa teorizza che Bologna è stata insaguinata dai Savi e compari all’interno della strategia stragista di Cosa Notra, visto che i Riina erano ben presenti in Emilia Romagna. Centrali restano comunque i fratelli Savi, coperti da omertà e depistaggi all’interno della Questura di Bologna dove operava Roberto Savi, e polizotto a Rimni è Alberto Savi, lo scemo dei tre, secondo la loro ricostruzione. Sangue, armi e macchine in una vicenda dalla quale verrete purtroppo catturati, e che vi lascia un senso d’incredulità davvero foret, e anche lo schifo in bocca. Un libro che è un urlo, un vento che richiede la verità, un episodio centrale di quella stagione italiana, che dopo le stragi di mafia, ha visto la trattativa dello stesso stato con la mafia ( i minuscoli sono intenzionali sia per lo stato che per la mafia ). Depistaggi, accordi inconfessabili, morti eccellenti e non, perchè Primo Zecchi, Giovanni Falcone, e Otello Stefanini sono vittime della stessa mano, quella mano che ha insanguinato l’Italia, e che ora tace, poiché non ha neanche più bisogno di ammazzare, avendo conquisatato il potere. Sì stupendo, mi viene un brivido.
La ventiquattresima vittima. È stata uccisa da «racconti indecenti».
Il suo nome è Conoscenza
Giovanni Spinosa
Chiarelettere 2012
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