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Recensione : Immensity – The Isolation Splendour

Il gruppo ellenico, nel corso di questo riuscito esordio su lunga distanza, dimostra d'aver appreso alla perfezione gli insegnamenti dei migliori nomi del settore

Un’altra band si affaccia al proscenio del metal più malinconico e melodico: si tratta dei greci Immensity, i quali con The Isolation Splendour entrano a far parte del ricco novero delle band europeo dedite al doom death atmosferico.

Il gruppo ellenico, nel corso di questo riuscito esordio su lunga distanza, dimostra d’aver appreso alla perfezione gli insegnamenti dei migliori nomi del settore, e parlo in particolare di Swallow The Sun e Daylight Dies, senza dimenticare spunti rinvenibili anche in band dalla storia più recente come Evadne e When Nothing Remains.
Se vogliamo, è questo l’unico punto dolente dell’album, ovvero il fatto di non mettere in mostra ancora un sound del tutto personale a differenza delle band citate, che esibiscono un tratto peculiare e riconoscibile nonostante tra di esse gli scostamenti siano apparentemente minimi.
Di loro, però, i ragazzi ateniesi ci mettono sicuramente un gusto melodico da primi della classe e un’interpretazione vocale impeccabile da parte di Leonidas Hatzimichalis, ottimo sia con il suo feroce growl sia con le più sognanti clean vocals.
The Isolation Splendour è senz’altro molto bello, curato a livelli di suoni, ricco di spunti notevoli e, in fondo, scorre esattamente come l’appassionato se lo aspetterebbe, ora guidato dalle dolenti note chitarristiche, ora con le clean vocals a dare respiro alla drammatica aura fornita dal growl.
Più brillante nella sua prima metà, l’album regala appunto tre preziose gemme come l’opener Heartfelt Like Dying e Irradiance, più orientate allo stile delle band d’oltreoceano (oltre ai già citati Daylight Dies, anche qualcosa dei primi Novembers Doom), anche se a differenza di queste troviamo più caratterizzanti break con clean vocals, e la title track, il brano migliore dell’album nel quale sono rinvenibili anche sfumature progressive; tutt’altro che trascurabili comunque, The Sullen, che offre notevoli spunti emozionali grazie al lavoro della chitarra solista, Everlasting Punishment, brano strumentale piuttosto elegante, e la conclusiva Adornment, sorta di atto d’amore nei confronti dei My Dying Bride nella sua fase iniziale, con successivo sviluppo all’insegna dello struggimento melodico, mentre Eradicate risulta un episodio più opaco rispetto al resto della tracklist.
Va detto che gli Immensity sono attivi comunque fin dai primi anni del decennio (infatti le ultime due tracce citate sono presenti anche nel demo datato 2012), per cui ciò che potrebbe apparire derivativo spesso non è altro che un percorso parallelo, all’insegna di un comune sentire musicale, con altre band emerse in tempi relativamente recenti.
In definitiva, The Isolation Splendour è un lavoro che sarà apprezzato non poco da parte degli appassionati al versante più melodico del death/doom: il prossimo obiettivo per il gruppo ellenico sarà quello di mantenere questo stesso standard qualitativo rendendo però maggiormente personale il proprio sound.

Tracklist:
1. Heartfelt like Dying
2. Irradiance (For the Unlight)
3. The Isolation Splendour
4. The Sullen
5. Everlasting Punishment
6. Eradicate (The Pain of Remembrance)
7. Adornment

Line-up:
Nora Koutsouri – Keyboards
Andreas Kelekis – Guitars
Leonidas Hatzimichalis – Vocals
George Kritharis – Bass
Yiannis Fillipaios – Drums
Chris Markopoulos – Guitars

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