Gli Irlandesi Mourning Beloveth sono una della band europee più longeve in ambito death-doom, potendo vantare un’esperienza ormai ventennale costellata di lavori di indubbio valore (citerei tra tutti il secondo album “The Sullen Sulcus”), ma evidentemente insufficienti fino ad oggi a farli assurgere ad uno status superiore a quello (peraltro invidiabile) di cult-band.
Sicuramente i nostri se ne infischiano di queste considerazioni, a giudicare dalla musica contenuta nella loro ultima fatica Formless (che arriva a ben cinque anni di distanza da “A Disease For The Ages”), oltre che per la durata, vicina all’ora e mezza, spalmata su 2 cd, che certo non favorisce ascolti distratti od occasionali: la verità inconfutabile che emerge da questo lavoro è che i Mourning Beloveth sono stati capaci di imprimere un loro marchio indelebile in questo lungo e straziante percorso che si conclude con l’ultima nota di Transmission.
Se è vero che il solco compositivo entro il quale si muove la band irlandese è evidentemente quello tracciato dai consueti My Dying Bride e primi Anathema, non si può fare a meno di notare quanto influisca sul sound la diversa provenienza geografica e la conseguente tradizione musicale rispetto alle omologhe band albioniche.
Infatti, grazie anche al magnifico contributo vocale di Frank Brennan alle clean vocals, spesso pare di ascoltare una versione iper-rallentata dei conterranei Primordial (emblematica in tal senso la magnifica Nothing Has A Centre), ma sarebbe ingeneroso ridurre l’operato dei Mourning Beloveth a una semplice fusione di queste due influenze.
Basta ascoltare una perla come Dead Channel per rendersi conto delle veridicità di questa affermazione, in particolare quando nella sua parte centrale il brano si apre in un crescendo velato di un’epica mestizia; come pure non si può tacere della maestosità dell’opener Theories Of Old Bones e della successiva Ethics On The Precipice, tracce dalla lunghezza considerevole eppure prive di momenti di stanca.
Se vogliamo, la sola Old Rope si rivela come un episodio nella norma, senza particolari slanci e ossequioso dei dettami del death-doom più classico, ma per certi versi la sua collocazione si rivela funzionale inserendosi come una sorta di breve intermezzo tra le due coppie d’assi presenti nella tracklist del primo cd, che viene concluso dalla già citata Nothing Has A Centre: prendete Alan Averill e soci, spogliateli della componente più rabbiosa sostituendola con le cupe trame del doom più evocativo e otterrete un formidabile risultato.
L’alternanza tra il cantato pulito di Frank e il feroce growl di Darren Moore funziona sempre alla perfezione (cosa tutt’altro che scontata) nel corso del disco ma in questo brano raggiunge livelli molto vicini alla perfezione.
Un discorso a parte merita Transmission, brano che occupa per intero il secondo cd pur avendo una durata “limitata” a circa un quarto d’ora; in effetti le differenze rispetto alle sonorità mostrate in precedenza sono notevoli, tanto da rendere apprezzabile la scelta di farlo apparire una sorta di bonus-track, isolandolo dal resto del lavoro.
In effetti, una traccia così particolare, interamente acustica e per certi versi definibile come una sorta di doom-blues, per essere apprezzata appieno necessita d’essere ascoltata come un’opera a sé stante: esperimento sicuramente affascinante che dimostra il valore della band irlandese e soprattutto la sua volontà di non appiattirsi troppo sui consueti modelli di riferimento.
I Mourning Beloveth dopo anni costellati di produzioni encomiabili ma rimaste confinate in un immeritato limbo, con Formless sfornano il disco che li potrebbe consacrare tra i nomi più influenti della scena death-doom europea.
Tracklist :
cd 1 :
1. Theories of Old Bones
2. Ethics on the Precipice
3. Old Rope
4. Dead Channel
5. Nothing Has a Centre
cd 2 :
1. Transmission
Line-up :
Timmy Johnson – Drums
Frank Brennan – Guitars, Vocals
Darren Moore – Vocals
Brendan Roache – Bass
Pauric Gallagher – Guitars