Per chi, come me, stravede per i poliziotteschi, o più correttamente i polizieschi all’italiana, questo film girato nella città partenopea da Mario Caiano non avrebbe neppure bisogno di un’introduzione.
Certo non è il miglior film realizzato in quegli anni così fertili ma resta comunque un’ottima pellicola con tanta azione e un po’ di sana efferatezza.
Tutto comincia con una rapina in banca.
La polizia allertata sta per intervenire ma dei complici dei rapinatori, fingendosi tutori dell’ordine in borghese, prendono in carico i malviventi , certo le forze della legalità non ne escono granché bene.
Ma la fuga dei banditi è di breve durata e viene bloccata dall’auto del commissario Belli (Leonard Mann) che fa capire da subito di avere la mano piuttosto pesante.
Sulla scena compare un altro fra i protagonisti del film ,un bambino zoppo e dalle indubbie capacità “manageriali” Gennarino (Massimo Deda), il suo primo ingegnoso commercio consiste infatti nel vendere giornali usati alla coppiette dandogli così modo di appartarsi in auto senza essere visti.
Ma l’ambientazione cambia repentinamente e si sposta su di un treno che viene deviato da una banda di banditi, questi ultimi non sono certo parchi nell’uso delle armi da fuoco e sparano all’impazzata; fra il fuggi fuggi generale dei passeggeri restano a terra cinque corpi fra i quali uno è quello di un criminale.
Il treno era adibito al trasporto di valuta ma il carico, che avrebbe dovuto restare segreto,è stato invece trafugato dai malviventi.
Belli sospetta fortemente del boss Santoro (Henry Silva) e gli va a fare visita ma non c’è nessuna prova contro di lui ed il commissario se ne va notevolmente stizzito.
Altro cambio di scena, un taxista entra in un’abitazione per prendere in carico una cliente, quest’ultima è una fica spaziale completamente nuda che parla disinvoltamente al telefono in francese.
Il taxi però non è che una copertura della polizia e rincorre, con la ragazza a bordo, due scippatori in vespa, l’inseguimento si conclude felicemente ma la tipa è visibilmente incollerita.
Nuovo cambio d’ambientazione, stavolta siamo in una bisca dove Santoro sta giocando e perdendo, altri boss presenti nella bisca stessa hanno però previsto la sua eliminazione.
Appena fuori infatti la sua auto viene presa di mira da una banda di malviventi, lo salvano i vetri antiproiettile e l’arrivo di Belli che, appostato nelle vicinanze, non perde occasione per lasciare due uomini morti sul selciato.
La vendetta di Santoro non si fa attendere,i suoi uomini fanno infatti saltare in aria un palazzo in costruzione al quale stava lavorando un’impresa rivale.
Altro repentino cambio di ambientazione e si vede il commissario inseguire un camion che gli uomini di Santoro hanno rubato ad un altro boss Licata (Enrico Maisto).
Nel corso della sua folle corsa il mezzo pesante invade il senso opposto di marcia urtando un’auto,gli schizzi di sangue sul parabrezza e la successiva esplosione del veicolo sono d’antologia.
Ma anche l’auto di Belli finisce fuori strada, lui, per nulla vinto, blocca un altro mezzo ed ordina al conducente di raggiungere i fuggitivi.
Arrivati nei pressi del camion scende in corsa dall’auto sale sopra al mezzo dei delinquenti e con incredibile mossa acrobatica entra nell’abitacolo del guidatore e lo uccide.
La musica che accompagna questa scena è da leggenda.
Ma ora è venuto il momento dell’apparizione sulla scena del vecchio e potentissimo boss Don Alfredo (Tino Bianchi), che tenta di pacificare la situazione nella malavita napoletana sempre più stanca della spavalderia di Santoro.
Nuovo giro nuovo regalo, questa volta si gira all’interno di una fabbrica nella quale si è sviluppato un incendio.
Arrivano i vigili del fuoco ma non sono altro che rapinatori travestiti che vogliono appropriarsi delle paghe degli operai, sorge così un conflitto a fuoco fra loro e la vigilanza che lascia a terra morti di entrambi i fronti,ma non è finita qui perché sopraggiunge anche la polizia.
I malavitosi ridotti a sole quattro unità fuggono su due auto una delle quali è stata rubata agli stessi poliziotti.
La macchina sulla quale si trova Santoro viene inseguita da quella di Belli.
Mentre l’altra finisce la sua fuga contro un posto di blocco.
Ne esce, in una scena memorabile, uno degli occupanti ridotto ad una torcia umana.
L’auto del boss invece frena improvvisamente rendendo a quella del commissario impossibile evitare l’urto, Belli resta a terra ferito ma Santoro gli risparmia la vita estinguendo il debito di riconoscenza per l’aiuto ricevuto precedentemente.
I superiori del commissario però non ci vedono chiaro sulla benevolenza del criminale.
Ma il tutto si sposta nuovamente in una bisca dove numerosi boss stanno giocando a carte, irrompono però dei rapinatori che li ripuliscono di tutti i loro averi, ma non si tratta di malviventi ma di poliziotti travestiti, il maltolto verrà infatti devoluto agli orfani dei colleghi uccisi in servizio.
Nel frattempo in questura viene convocato Licata che minacciato accetta di fare delle rivelazioni.
Ma ecco ricomparire il buon Gennarino questa in volta in veste di parcheggiatore abusivo, tiene il posto libero ad una Ferrari dalla quale escono un vecchio danaroso con tipa buona al seguito, li fa allontanare e gli ruba pure le gomme!
Ricompare sulla scena Santoro che viene portato da un taxi civetta della polizia nei pressi dei vicoli, il suo spostamento è stato intercettato grazie alle confidenze di Licata, il commissario tenta di seguirlo ma viene fatto bersaglio di un colpo di pistola, la sua vita è salva ma il criminale si è di nuovo dileguato.
Gennarino nel frattempo ha cambiato aria e giunge in prossimità di una fiammante Lancia Stratos da rally parcheggiata per un servizio fotografico, il ragazzino attende che il fotografo ed il pilota si distraggano un attimo sale sull’auto e se ne va.
Comincia così una folle corsa ad altissima velocità per le via di Napoli con una macchina il cui conducente dovrebbe essere un bambino zoppo e alto non più di un metro e mezzo.
Finita la corsa nei pressi del mare Gennarino finge di giocare a pallone con altri coetanei ma li lo raggiunge Belli che lo costringe a salire sulla propria auto e lo minaccia di chiuderlo in collegio.
Il commissario sta per far visita ad un uomo di Santoro e lascia il giovane amico ad attenderlo sull’auto.
Giunto all’obbiettivo trova il boss proprio dove lo era andato a cercare, questi tenta di fuggire ma è catturato ed ammanettato dal tutore dell’ordine.
Ma in strada ci sono un sacco di uomini di Santoro che si ergono armati a difesa del proprio capo,quando sembra che anche questa volta la cattura sia sfumata giunge Gennarino alla guida dell’auto di Belli (?!?) e i tre possono abbandonare la zona repentinamente.
Ora i superiori vorrebbero congratularsi con il commissario ma lui rifiuta sdegnosamente i complimenti.
Ma anche questa volta la vendetta di Santoro non tarda ad arrivare, alcuni suoi uomini attendono un collega di Belli che sta viaggiando su di una moto,tendono fra due alberi una corda tagliente ed invedibile al buio,il poliziotto non se ne avvede e viene decapitato.
La scena si risposta, questa volta siamo ai giardini pubblici dove un pedofilo sta per rapire una ragazzina, la madre però se ne avvede ed il maniaco fugge inseguito da una folla inferocita.
Raggiunto sta per essere linciato quando l’arrivo della polizia lo salva da una morte certo poco piacevole.
Gli uomini di Santoro non felice della loro sadica azione chiamano in questura per rivendicarla, mossa però assai poco avveduta poiché uno di loro viene riconosciuto dalla voce.
Ma viene ora il momento della scena cult del film, il pedofilo viene infatti accerchiato da altri carcerato ed evirato con un coltello.
Nel carcere si crea un clima di notevole confusione e di ciò può approfittare Santoro che scappa a bordo di una autoambulanza grazie all’aiuto di alcuni infiltrati al soldo di don Alfredo.
Per il finale l’azione si sposta alla stazione centrale dove il solito ed ineffabile Gennarino sta vendendo,assieme a due suoi compari,l’acqua di fonte come minerale.
Ma nel grande snodo ferroviario si attende soprattutto l’arrivo da Brest dell’ex fidanzata del figlio di don Alfredo.
La donna pareva però intendersela anche con Santoro che l’avrebbe usata come esca per uccidere il rampollo del vecchio boss.
Un finto infiltrato ha intanto avvertito del rientro in Italia della tizia lo stesso Santoro che deve assolutamente impedirle di parlare.
La ragazze giunge in treno a Napoli scortata da un solo agente (?!?) ma alla stazione ad attenderla ci sono Belli,Santoro ed un nugolo di poliziotti.
Il malavitoso le spara ma la prontezza di riflessi del commissario permette al poliziotto che l’accompagna di salvarle la vita.
Santoro non può far altro che salire su di un treno e provare la fuga.
Ma Belli lo insegue e nel conflitto a fuoco tra i due un colpo sparato dal boss colpisce accidentalmente Gennarino.
Sarà l’ultima malefatta del malavitoso perché colpito dal commissario cadrà sotto il treno e ne sarà travolto.
La parola fine compare in sovraimpressione sull’immagine di Belli che porta a braccio il corpo esanime del suo piccolo amico.
La vera nota dolente del film è, secondo il mio parere, il salto di palo in frasca che viene compiuto fra una scena e l’altra e che certo non aiuta a dare continuità alla pellicola e ne rallenta conseguentemente la fruizione.
Ma la plumbea ambientazione anni settanta italiana, le scene acrobatiche e la notevolissima colonna sonora fanno comunque si che Napoli Spara sia uno spettacolo da gustarsi assolutamente.
Regia di M.Caiano
con L.Mann,H.Silva,M.Deda,T.Bianchi
Italia 1977