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Recensione : Trans Siberian Orchestra – Letters From The Labyrinth

Opera, teatro, musical, rock, metal e tanto talento, fanno di Letters From the Labyrinth un monumento alla musica, e la Trans Siberian Orchestra una band patrimonio dell'umanità.

Credo che mentre tutto ci crolla intorno, la gente guarda all’arte per trovare un senso alle cose e contestualizzare le esperienze che vivono ( Paul O’Neill).

Mentre ho la fortuna di scrivere queste due righe sull’ultimo lavoro della Trans Siberian Orchestra di Paul O’Neill e Jon Oliva, il mondo del Metal/Rock piange le vittime di Parigi.
Non voglio assolutamente tediarvi con la mia visione delle cose religiose e politiche che stanno definitivamente affossando l’umanità, ma le troppe affermazioni irriguardose verso il nostro mondo, dopo la strage del Bataclan mi hanno decisamente infastidito.
Come tutti saprete, nel teatro parigino si stava suonando rock, ma il nome della band è subito saltato sulla bocca di buonisti e benpensanti che si sono scagliati come sciacalli contro il metal, come se quello che è successo fosse in qualche modo collegato alla musica suonata.
Ora, a queste persone andrebbe fatto ascoltare questo nuovo capolavoro, nato dalle menti dei musicisti di questa band clamorosa, che dal metal trae ispirazione, così come dalla musica classica e crea un turbinio di musica universale, un magnifico e sontuoso omaggio alle due facce estreme della stessa medaglia che si chiama arte, da una parte il tanto bistrattato metal/rock, dall’altra la regale musica classica.
Uniti insieme formano Letters From The Labyrinth, sesto album di questa multinazionale della sublime arte, nata da una costola dei Savatage del mountain king, con cui hanno diviso qualche mese fa il palco del Wacken Open Air.
La chiave per leggere l’album non cambia dai lavori precedenti, l’opera continua così la tradizione della band, ed ancora una volta siamo al cospetto di una serie di brani che formano uno stupendo affresco di musica nobile, epica e magniloquente, suonato da musicisti dal curriculum impeccabile, molti, icone del metal degli ultimi trent’anni, cantato (anche se l’album è di gran lunga strumentale) da una manciata di vocalist d’eccezione per un risultato che ovviamente non può che essere straordinario.
Il concept parla di saggezza e speranza, un vecchio e un bambino, un dialogo su temi come il bullismo, l’economia e la storia, mentre davanti a noi passano le note che la musica ci tatua nell’anima, un fantastico luna park di sonorità che travolgono, esaltano e commuovono.
Una grossa fetta del disco è strumentale e dove le songs si fanno più strutturalmente lineari escono interpretazioni magnifiche come quella di Russell Allen su Not Dead Yet, o Kayla Reeves in The Night Conceives, Jeff Scott Soto sulla sinfonica Prometheus e Adrienne Warren sul remake di Stay, brano di casa Savatage.
Opera, teatro, musical, rock, metal e tanto talento, fanno di Letters From the Labyrinth un monumento alla musica, e la Trans Siberian Orchestra una band patrimonio dell’umanità.
Dai suoni estremi a quelli classici il metal è pura arte e va rispettato, questo album ne è l’ennesima conferma … meraviglioso.

TRACKLIST
01. “Time And Distance (The Dash)”
02. “Madness Of Men”
03. “Prometheus”
04. “Mountain Labyrinth”
05. “King Rurik”
06. “Prince Igor”
07. “The Night Conceives”
08. “Forget About The Blame”
09. “Not Dead Yet”
10. “Past Tomorrow”
11. “Stay”
12. “Not The Same”
13. “Who I Am”
14. “Lullaby Night”

LINE-UP
Paul O’Neill – Guitars
Jon Oliva – Keyboards, Guitars, Bass
Al Pitrelli – Lead/Rhythm Guitars
Luci Butler – Keyboards
Chris Caffery – Guitars
Roddy Chong – Violin
Angus Clark – Guitars
Joel Hoekstra – Guitars
Mee Eun Kim – Keyboards
Vitalij Kuprij – Keyboards
Jane Mangini – Keyboards
Asha Mevlana – Violin
Johnny Lee Middleton – Bass
John O. Reilly – Drums
Jeff Plate – Drums
Derek Wieland – Keyboards
David Zablidowsky – Bass
Dave Wittman – Additional Guitar, Bass, Drums

Lead Vocals:
Kayla Reeves
Robin Borneman,
Lzzy Hale
Jeff Scott Soto
Russell Allen
Adrienne Warren
Jennifer Cella

 

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