Dalla sempre fertile scena underground capitolina emergono gli Still Wave, band che raduna musicisti attivi in altre realtà rilevanti; l’approccio esibito in questo full length d’esordio è riconducibile sostanzialmente a un post black ricco di sfumature e variazioni sul tema, sempre ispirato e dal notevole impatto melodico.
Certamente la presenza al microfono di Valerio Granieri è suggestiva di qualche similitudine con i Rome in Monochrome, in ragione della particolare timbrica del vocalist, ma a ben vedere le differenze tra i due gruppi sono ben più che sostanziali, in quanto quell’incedere più sognante e intimista qui viene rimpiazzato da un background comunque saldamente metal a cui si contrappongono slanci pop rock di grande efficacia.
I brani si susseguono avvincenti, mai scontati e sovente dotati di chorus che ben si stampano nella mente, come avviene emblematicamente nella magistrale Near Distant, senza tralasciare l’impatto della più movimentata Dead Ends, i sentori gothic rock di Ghost of a Song e la versatile eleganza dello strumentale 11.
A Broken Heart Make An Inner Constellation è un’opera che sorprende piacevolmente per la sua completezza e per l’amalgama non scontata tra le parti melodiche e le repentine ma ben inserite sfuriate di matrice metal; insomma, non mancano certo i buoni motivi in grado di spingere gli ascoltatori dalla mentalità più aperta ad assaporare quest’opera prima degli ottimi Still Wave.
2024 – These Hands Melt