iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999

Recensione : Trinakrius – Seven Songs Of The Seven Sins

Il nuovo disco dei Trinakrius conferma il definitivo cambio di direzione impresso al sound dal leader Claudio Fiorio (batterista anche negli Holy Knights); se questa vada considerata come un'evoluzione o al contrario una svolta verso una musica più fruibile dipende dai punti di vista e dai gusti personali.

Certo, all’appassionato di doom che scrive queste righe, un lavoro come “Sancta Inquisitio” non era affatto dispiaciuto, ma non per questo Seven Songs Of The Seven Sins va considerato un passo indietro, anzi …
Intanto non si può non rimarcare il fatto che dal full-length di esordio sono trascorsi sette anni, che la line-up è interamente mutata ad eccezione del membro fondatore e che già il precedente “The Black Hole Mind” aveva in qualche modo anticipato questa nuova direzione stilistica: nuova, ma pur sempre nel solco di un metal tradizionale definibile come un power melodico che si trascina ancora appresso qualche antico retaggio epic-doom.
Il disco, che a livello lirico verte sui sette vizi capitali, presenta diversi brani di grande spessore come, per esempio, Sloth, un heavy-doom dal grande impatto, o Envy, che si sposta su coordinate più power per quanto sempre piuttosto robuste e per certi aspetti vicine ai primi Queensryche, con un inizio piuttosto cupo ma capace di mostrare ampie aperture melodiche.
Molto valida anche Lust (e poi, diciamocelo, a chi non piace un po’ di sana lussuria …) ma la traccia che si fa ricordare di più è quella che chiude il concept, ovvero “Ira”, che mostra la band palermitana nuovamente alle prese con testi in italiano che non mettono sicuramente a disagio il bravo Fabio Sparacello, conferendo invece una particolare aura melodica al brano.
Detto della riuscita cover dei Sanctuary, Die For My Sins, che chiude il lavoro, non si può che promuovere a pieni voti questo ritorno dei Trinakrius, capaci di assimilare diverse influenze riuscendo nell’impresa di non apparire la copia carbone di qualche band in particolare.

Track list :
1. Pride (I Am the One)
2. Sloth (Shelve and Delay)
3. Envy (Malicious Desires)
4. Gluttony (Anorexia)
5. Lust (Sex Humanity)
6. Greed (All Mine)
7. Ira (L’Oscura Ascesa)
8. Die For My Sins (Sanctuary cover)

Line-up :
Claudio Florio – Drums, Vocals
Alessio Romeo – Keyboards
Emanuele Bonura – Guitars
Francesco Rubino – Bass
Fabio Sparacello – Vocals

TRINAKRIUS – pagina Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Treni ad Altra Velocità – Intervista con Fabio Bertino

Una conversazione con Fabio Bertino, autore in tempi recenti di due libri in cui racconta le proprie esperienze di viaggio lungo il nostro paese, percorrendo linee secondarie o utilizzando per gli spostamenti solo i più “lenti” treni regionali.

Amarok – Resilience

La cifra compositiva degli Amarok è piuttosto personale in quanto, rispetto al più canonico sludge doom, la band californiana non teme di rallentare i ritmi fino a sfiorare un’asfissia scongiurata dal mood atmosferico e melodico che pervade buona parte di un lavoro riuscito come Resilience.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

RIMANI IN CONTATTO

CANALE TELEGRAM
GRUPPO WHATSUP