C’è questa band musicale di nome Melville che decide di uscire allo scoperto con un’autoproduzione dopo ben due anni di lavorazione e a 10 giorni dalla pubblicazione dell’album ,”The New Zero”, un 12 tracce, decido anche io di tirare fuori qualche parola dopo averli ascoltati.
E’ un’estate caldissima e stare in casa a raffreddare come un prodotto da frigorifero (un prosciutto, dello yogurt, maio-maio-nese?) non mi va affatto, ed è per questo che ne approfitto per uscire chiedendo un passaggio ai Melville, che mi paiono muoversi su di un moderno e confortevole pick-up lungo le strade americane, sole o pioggia che sia, creando un fresco solco musicale nella bollente atmosfera, prendendo a iosa aria non condizionata, che sempre fa bene alle teste, ed avvicinandomi insieme a loro ad un realismo di panorami statunitensi essenzialmente on the road.
La miscela sonora dei Melville coniuga il potente ed onesto vocalismo di Ryan T. Jacobs, anche autore dei testi, alla ottima band che lo sostiene. Ne scaturisce un suono marcatamente a stelle e strisce, in effetti sono di Portland i ragazzi, che oscilla tra la ritmica rock, inglobando certo alt-country, e il pop punk. Il suono della band ruota una meraviglia e si fa compagno della voce, non solo lo assiste e lo accosta, ma si eleva a coprotagonista lungo la scia melodica, come se il gruppo avesse deciso di costruire le proprie liriche puntando sulla voce del cantante e di conseguenza diventare suo affilato moschettiere: e la cosa è davvero notevole!
Registrato con Gregg Williams (The Dandy Warhols, Sheryl Crow, Blitzen Trapper) e masterizzato da Paul Gold (The War on Drugs, Bear Grizzly), l’espressività è valorizzata in modo egregio, forse troppo, quasi da riuscire stucchevole, poiché affiora un vago senso di appiattimento che alla lunga potrebbe stancare, forse per la troppa energia al calor bianco immessa? Però immagino dal vivo i Melville, chissà quale grande slancio proteico possono generare, si sente che ne hanno le capacità: e questa è un’altra nota positiva!
Si percepisce che le canzoni sono strutturate a maglia stretta, cioè, oltre ad essere grintose e ben figurate, soffrono di rocciosità che le rende poco penetrabili, in modo simile alla calura estiva da cui si cerca di evadere; a mio avviso, la voce del cantante è troppo in primo piano e seguendo le sue piroette, i vocalizzi dal tono “melodrammatico”, a volte prolissi, la musica si trasforma, occhieggiando segnatamente ad un tipico prodotto AOR… pur giocando ed intersecandosi ormai naturalmente in ogni passaggio con l’ottimo suono vivace, spigliato, intenso e godibilmente elettrico della band. Eppure la voce non sarebbe male, e non lo è, ha però un piglio esasperante.
Invece il pezzo numero 11 “Einleitung” è una vera chicca che scioglie ogni dubbio circa la creatività della band, ma in questo caso il cantante non canta: direte mica che sono troppo cattivo? Ahimè! Ma ciò non vuol dire che a voi non possa piacere. Nel complesso è buona musica per viaggiare, lisci come l’olio, ed emergono episodi ben riusciti: “Televised”, “Headache”, “Forked Tongue”, ad esempio.
L’ascolto non è certamente tempo perso: fine young music!
TRACKLIST
1. Televised
2. Heart
3. Amnesia
4. Claws Out
5. Escape Plan
6. WDYK
7. Pickup Artist
8. War
9. Pics / Lies
10. Headache
11. Einleitung
12. Forked Tongue
LINE-UP
Ryan T. Jacobs – Voce, Testi
Ryan Aughenbaugh – Basso
Dan Bacon – Chitarra
Juan Felipe – Batteria
VOTO
7,45
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