Secondo le liner notes di “Todo Muere SBXV”, il momento più esplicativo della compilation è la cover di “Boys at School” degli SPELLING da parte degli Institute, un “azzardo estetico”, che in casa Sacred Bones, in effetti, non è una novità.
A pensarci bene, l’etichetta newyorchese ha sempre seguito un preciso immaginario estetico, cupo e minimale, affidando alla musica il compito di spaziare tra i generi più disparati: industrial, post-punk e synth-pop, certo, ma anche psichedelia, metal, noise-rock, garage-punk, John Carpenter, Mort Garson e l’ultima colonna sonora di “The Northman” di Robert Eggers, realizzata da Robin Carolan e Sebastian Gainsborough, fino alle jam proto-techno dei Follakzöid e Domingæ.
Un patrimonio musicale vasto e variegato, che Sacred Bones ha saputo valorizzare nei suoi quindici anni di vita, festeggiati con il sesto volume della serie di compilation “Todo Muere”, invitando gli artisti a realizzare delle cover di altri artisti presenti nel roaster dell’etichetta. Doppia celebrazione che si apre con gli SQÜRL trasfigurati dai Boris nell’heavy-blues di Funnel Of Love, tocca la mini-hit di Genesis P-Orridge (Godstar) passata al setaccio synth-pop di Anika, che a sua volta viene coverizzata in una Changeriletta in chiave elettronica da parte di Domingæ.
David Lynch e Zola Jesus gli artisti più omaggiati: il primo da Marissa Nadler in Cold Wind Blowin’e da Hilary Woods in In Heaven, mentre la seconda dai The Hunt in I Can’t Stand, che però non regge il confronto con l’originale, e in Nightda parte di Thou, Mizmor e Emma Ruth Rundle per una cavalcata metal con tanto di growl, screamo e doppia cassa.
Nel complesso, l’immaginario fatalista e scarno viene rispettato e per i fan più accaniti di Sacred Bones il giochino di incastri delle cover e dei musicisti può risultare davvero divertente.