L’ardito Bum e il palombaro Clic
saltellavano a corrente alternata sulle illusioni ottiche.
A dispetto del nome superiore fu Clic a parlare or dunque: Capitano Abisso… ho la rivoluzione!
L’ardito Bum e il palombaro Clic si continuavano…
Quando l’uno liberava la parola l’altro la definiva…
Il discorso, se di discorso Dunque ardeva, Abisso lo beveva alla goccia, liquore occulto di silenzi artefatti…
D’altronde, la Visione abbagliava le menti dei marinai…
Il tempo non è andato di qua… Io lo vedo di là…
È qua sotto!
È sottosopra!
È di lato!
È un equivoco…
Ecco… Capitano… Abisso…
È solo un gioco?
L’ardito Bum e il palombaro Clic sono apparsi sul MoloAB1550 come aiutanti di Capitan Abisso. Il loro viaggio iniziatico è intermittente, scoppiettante, soggetto ad oscillazioni psichiche. Se Capitan Abisso è sciamano sciamannato, Bum n’è il botto, Clic l’interruttore. Aiutanti difficili, disadatti al mentre, del mantra hanno le traiettorie, i magnetismi. Il risultato è tossico, alterato, dipende dal pendente. Non è dato che ci sia una relazione tra Bum e Clic, tanto meno con Mina, Bisso Mina, ascensorista. Non è fatto. Mina Bisso ha tre piani: 1, -11034 e infinito (premendo il tasto psi ψ). Bum e Clic non lo sanno, lo sapevano, non l’hanno mai saputo. Tra le onde si compie il loro il destino, attraversano l’abisso. Le cose capitano, Capitano, Abisso
Di qui e d’aldilà si susseguono visioni d’assenza d’ossigeno, sdialogate, liquide, a base di sogno lucido. Vieni anche tu nel multiverso psichico a coltivare matite?
Clic: Mmmm… mi sono immerso a sprazzi, in un processo a stantuffo, ho liberato gli sguardi con gli occhi fragili, acquistati a prezzo di costo, un’offerta a un dio indelebile, sul foglio in carta bollata, carta carbone poi, premuta bene, ho forse dei tentacoli, ma mi sono venduto bene al mercatino, facciamo affari. Ho preso una testa e ho venduto un alluce. Ibrahim ha sorriso, gli ho fatto io i conti perché lo zero non era nelle sue corde, eppure era far suo mi dicevi alle medie. Fanculo ai patteggiamenti dei giudizi. Ti ho trovato all’alba e mi hai fatto bene. La stagione si era conclusa, così le scadenze e sono immerso, nel blu dipinto di blu ma non è manco cielo. Allora volo nell’acqua ardito bum, che di palombaro ho lo scafandro e vago è il tempo. M’illude la luce, prescritta è la tomba. Va beh, rimbomba ardito bum. Il cervello mi ha fatto clic e decervella allo strappo delle budella. Ok, ora liquido è il sonno, sono desto a tratti, maldestro durante, ma senza trucchi. L’inganno gorgheggia. Ti aspetto al varco, ditirambo e il tanto. Eh, don’t worry be happy ‘n be bop
Bum: Click il tempo è vago come quello delle mie micce, maledetti!!! Mi hanno complicato il lavoro con i loro fili colorati e i loro timer…avevo confidenza con la polvere e l’innesco era una cosa naturale, ora vogliono controllare il tempo, ordinano ordigni precisi. e così sia! Ora fatemi pure brillare, ma caro mio artificiere non prendere alla leggera il mio daltonismo rosso blu bum
Bum: Questi bambini crescono molli…per tirare su una pianta bella e forte bisogna concimare. Tutta colpa dei genitori, hai mai visto qualcuno concimare a caramelle o un fiore mangiare un biscotto BUCANEVE!!! trovata l’idea della vita! Diamo da mangiare un chewing gum ad una pianta carnivora…sai che smandibolamenti!!! (io sparo poi vediamo)
Mina Bisso: Sempre nascosta e diffidente verso la realtà, riemergo nelle primavere delle Luci che si incontrano, nei fervori delle rinascite, nei nuovi moti della vita che scorre e che cambia, nelle onde oscillanti della meraviglia che si manifesta. È nel mio demone che abito, e in lui mi specchio, mi confondo, mi perdo e mi ritrovo, è con lui che mi fondo per strappare il respiro dal mondo, senza di lui io non sono più, non esisto. Il demone mi trascina delicato negli abissi del mio incorporeo, nella realtà interiore, nel campo di battaglia della sopravvivenza, mi fa conoscere la bellezza e la paura, mi avvolge nell’abbraccio della follia. Io piena di lui, ogni tanto riemergo, sbircio il mondo, e con forza lo afferro, ed esplodo, Mina, al solo contatto dell’inevitabile mio destino, puro e semplice, doloroso e affascinante, che danza sulla mia fragile pelle arsa dell’inquietudine dei miei sogni
Mina Bisso: Ho bisogno di sentire la vita, quando il freddo ti spegne il fiato. Ne ho bisogno come un assetato che scava nella terra del deserto. In fondo è questo il gioco del mondo: istinto di vita per combattere l’istinto di morte. Eros e Tanatos in un duello incandescente. Ho bisogno di cercare nella tenebra uno squarcio di lampo elettrificante, una scossa salvifica, ho bisogno dell’esplosione dei sensi e del risveglio della coscienza, perché nulla mi appare più spaventoso del sonno cieco dei miei battiti
Bum: Click queste macchine mi rubano i pensieri e poi cacano fumo… sono questi i momenti in cui mi vien voglia di abbracciare un albero, inseguire un gatto, scaccolarmi… click tu hai voglia di abbracciare un albero?
Caro mio, tutto ha una scadenza… anche la sedia su cui sono seduto, una rata errata e sei fregato! Tu generi interesse click? Guarda che è importante… sì insomma percentualizzami le tue qualità che le dividiamo per il tempo e troviamo il CVR (coefficiente vita a rate)
Clic: Acc(ch)i-picchia, dacci dentro teddy boy, rovesciami e attaccami a un gancio, sganciami un attributo… tu combatti e io sono combattuto, tu rateizzi e io sono in arretrato, mai scafato, a brandelli, o sbrindellato… sono solubile, effervescente, gasato dalla cura, bugiardino… sono scaduto da un pezzo ardito bum, genero olezzo e mi spaccio, da pazzo, il mio mazzo… alvaro il baro me lo ha taciuto dove sta l’asso… tienilo a mente… mai saperlo, te lo bruci, arriva da solo nel più bello… è questo a cui pensavo all’angolo, coi guantoni in gola… guaglione bello, ma dove sta sto colpo di teatro? Dove lo tieni? Qui fa acqua da tutte le parti… m’aggio accattato nu scafandro
Mina Bisso: Palombaro clik, sono stanca e confusa. Il mio troppo scavare mi ha portato alla deriva della percezione. Se solo ora potessi ambire a nuovi mari e orizzonti da esplorare, potrebbe essere vita e incertezza, ossigeno vitale. Sei in grado di guidarmi nei meandri dell’inconscio? Nel frutto rosso delle passioni che si spengono al calar della luna?
Clic: Non so chi ha inserito il timer. Non so chi pompa il respiro. Qui è tutto nero. Più nero del nero più nero. C’è uno spiraglio azzurro nella mia mente. Una sensazione di luce. Nel mio scafandro blu cobalto appena intravedo sbucano mostri. Verdi gialli rosa viola. Bianchi, mai. Spaventosi, più spaventosi delle mie paure. Ho trovato un interruttore. Dietro la nuca. Basta premerlo. Clic. E tutto cambia. Il frutto è rosso. Il frutto, è rosso. Il frutto, è. Il frutto. Il
Clic: Luna d’abisso, tu sei se io sono. Io sono se tu sei. Nella tua bocca mi parlo. Nella tua bocca mi perdo. Clic. E ricordo. Clic. E dimentico. Così arredo le mie parole e i tuoi silenzi. Mina, nessuno può guidare, a fari spenti, nella notte, a meno che non sia tu la notte. Trovala, trovala, trovala tu la strada
Clic: Non so bum… Andavo a 100 all’ora per trovare la bimba mia ye ye ye ye ye ye… Non so bum… blu le mille bolle blu… Non so bum… con ventiquattromila baci… Non so bum… tutti sti numeri… sto diventando razionale qua sotto… dieci ragazze per me posson bastare… Non so bum… sto diventando lucido… 44 gatti in fila per tre col resto di due… Non so bum… troppo lucido… una lacrima sul viso… Non so bum… forse mi ci vorrebbe un po’ d’ossigeno
Bum: Vi ho mai raccontato di quando vinsi un oro…mi chiamavano l’ardito bum bum ero una macchina da allori allora. Poi mi chiesero, un po’ per scaramanzia e un po’ per verificarne l’autenticità, di mordere la medaglia….mi beccai la febbre dell’oro…quella fu la mia prima morte! Ora tutti mi chiamano semplicemente l’ardito bum
Clic: Mina! Qui sotto è tutto foxtrot… fanculo a Rasputin, pace è saggezza un cazzo, con quella faccia poi… danzo nei vortici cha cha cha… Non riesco a stare fermo… dov’è? l’interruttore dov’èèè? Be bop a lula, she’s my baby… Bum starà sparando alle mele, oh merda
Bum: Verissimo!…’sta mattina il mio schioppo ruggisce, ho proprio voglia di un cinghiale arrosto con tanto di mela in bocca ma senza cinghiale…?renetta mia bimba adorata sciupum sciupum la serenata te la canta sciupum sciupum? occhio a dove piazzate quelle zucche!!!
Clic: La mia pelle è di metallo. La mia pelle non sa. La mia pelle è di metallo, blu cobalto, nell’abisso più profondo. Il mio mare mi possiede, sono prigioniero di un mare che vedo, in cui la mia pelle non può sentire. Sono prigioniero della mia visione. Ma ora stacco, berimbau, non mi fotti più. Ora spacco sto cazzo di affare. Voglio essere cibo dei miei mostri abissali. L’armonia dei vostri denti, i movimenti, l’armonia dei vostri denti, i movimenti, l’armonia dei vostri denti i movimenti
Clic: Dentro lo scafandro questa mattina mi sono risvegliato bambino. Quanto stupore immerso nella vasca. Ho un gancio sul petto, ingranaggi appesi, un paranco elettrico. Maldito Bum, nel tuo acquario ho trovato una sirena. E ho riso. Credevo mi avessi sparato una stronzata. Ora mi aziono l’immersione con una gioia inaspettata. Tutto va e viene come le onde. Contemplo logiche e ingranaggi. Sorrido. Contemplo logiche e ingranaggi. Sorrido di meno. Contemplo logiche e ingranaggi. Sorrido non più. Vorrei essere il pesce rosso che si suicida durante un apericena
Clic: Mettiti al centro dell’inferno e non disperare. Tutto non è ciò che appare, bum, mina bisso, o chi cazzo sei. Abbiamo perso la rotta del funzionamento, ma nello scafandro desidero solo ossigeno, per la gioia di respirare. E senza gioia, c’è solo metallo, ruvido, inessenziale. Tutti sti ingranaggi sono solo orde di impoverimento
Clic : Ardito bum, relaziono dal fondo, su jellyfishAB0930
L’elemento sopracitato jellyfish etc. nel periodo di riferimento quantunque adesso a un passo dal mio scafandro produca scosse elettriche d’intensità superiore al livello medio che per quanto poco tollerabile inevitabilmente non può che rappresentare un’insanabile sensazione di piacere, nel tempo non collegato da me mutava colore e dimensione per luce e contatto con altri jellyfish. Non essendo registrati dal mio sensore quanto vado producendo parrebbe privo di alcun significato ma sono approssimativamente certo che l’intuizione non possa essere motivo inderogabile di insuccesso. Quindi, mi dilungo sull’effetto e non sulla causa, ovvero l’origine del piacere e della sintomatologia del contatto. L’elemento sopracitato ha condiviso nel gruppo dei pari ogni sua peculiare attrazione magnetica per gli scafandri, da qui la deduzione di una poco definibile esaltazione di piacere, tale da farmi perdere i sensi ripetutamente. In una scala di soggettività, tali dichiarazioni potranno contrariarti e armarti di pistola facile, ma la soluzione auspicata è una protrazione inesplicabile, inviolabile e inarrestabile di unità e contaminazione. Necessariamente si evidenzia la contraddizione e l’imperscrutabilità dell’intendimento ma l’interazione è fragile, seguiteranno approfondimenti ravvicinati e felici
In fede
Palombaro Clic
Bum: Sugli sugli bane bane tu trastulli medusame! Io che son figlio del vento non capirò mai il tuo amore per i fondali…è vero ho sventolato la pistola per molto meno…ma il fatto che la tua testa sia rinchiusa in quello scafandro mi ha sempre fatto venire il dubbio che non assomigli in tutto e per tutto a ciò che tanto gelosamente custodiamo nelle nostre mutande…per quanto riguarda tutti gli altri erano delle assolute enormi teste di cazzo! ?Sugli sugli bane bane tu miscugli le banane ?
Bum: I gatti non vanno in spiaggia, è un dato di fatto…pur essendo una lettiera grande come il mondo, i gatti non ci vanno.
Cari miei da questo possiamo dedurre tre cose:
A il mondo è pieno di misteri
B i gatti non amano polvere e tintarella
C il mondo è un’enorme lettiera per gatti
E questo è tutto
Mina Bisso:
Distanze vicinanze
Distanze
Giuste distanze
Prendere le misure
Allontanarsi
Appiccicarsi
Desiderarsi
Prendere le misure
Svuotare
Riempire
Cercare cercare cercare
Trovare?
Trovarsi
Perdersi
Oscillare
Oscillare
Oscillare
Silenzio
Cercare
Clic: Noi siamo decadenti. Gli ormoni ci scoppiano in autunno. Il gioco delle foglie morte sul selciato ocra de miei cojoni. Si esprimeva così Lou Ardù. Mi ha sorpreso. Credevo fosse un illuminista. Invece era decadente. Sono entrato nello scafandro dal sottoscala b42
Clic [XII]: Ho ciarpame a strafottere sul molo. Una zavorra immensa, uno zeppelin inutile al cielo per andare nel profondo giù. Il mio dirigibile ha in seno le viscere, è pronto. Toro scatenato e il Vecchio Uno sorridono ad Aquila Rubiconda. 1, 2 e 3, una carezza appena e… sbaboom!… Lo zeppelin squarcia il mare, lo strappa, lo apre in una voragine centrifuga. Come un sole è il mio abisso, il cielo dell’abisso. E tutto si ferma. Il tempo. E acqua immobile sino alle nuvole. Acqua cristallizzata di una pioggia al contrario, irradiata di luce, al contrattacco del cielo. Toro Scatenato batte i pugni tra gli esterrefatti ohhhhhhh, si sbellica rotolandosi per terra, tutto una felicità. Non ci può credere, si rialza, balla il twist. Mi calano come un burattino goffo questi tre pazzi indiani, sottosopra, appeso a una gamba, da un baobab. Posso sgravarmi nel vuoto cosmico, nove notti e nove giorni, fino al profondo giù, in silenzio, nel mio grande bang. 11034 metri sotto il livello dell’impatto, con un led sulla fronte, un interruttore nella nuca.: clic, luce, clic, buio, clic, paura, clic, sorridi alle telecamere, clic, il gatto Mala o è Testa?, clic, la mia bisnonna coi baffi, clic, il Cippa con le braghe calate, clic, la benedizione esorcista, clic, le voci in coro e tutto scorre, clic, Sierra de las Almas, clic, le tre figure di luce, clic, l’utero di mia madre, clic, la visione del corpo freddo, clic, molo AB1550. Ora chiuso, disarmato, nel mio scafandro. Inondatemi