Nella prefazione del libro, Roberto Ippolito illustra quanto probabilmente penserà la maggior parte delle persone che leggono questo libro: sappiamo e immaginiamo che gli italiani non siano dei santi, soprattutto in termini di evasione e abusivismo, ma che si potesse arrivare così in là, in modo così trasversale su quasi tutte le categorie professionali e praticamente in tutte le nostre regioni geografiche, quello proprio no.
Sfatato che il problema dell’abusivismo è un fenomeno solo del meridione, anzi. Alcune categorie come quella dei dentisti predilige decisamente il nord.
Non viene risparmiato proprio nessuno: panettieri, parrucchieri, estetisti, fisioterapisti, tassisti, meccanici, benzinai, tutti rigorosamente non in regola.
Si arriva all’assurdo dei morti e dei loculi abusivi, della statue di Madonna abusive.
Proseguendo nella lettura si pensa davvero che non ci sia limite e, mentre da un lato si sorride, dall’altro ci si incavola per quello che ne consegue: le tasse evase, che poi alla fine pagano sempre gli onesti, e il rischio che si corre nell’usufruire di prestazioni da parte di chi non ha nessuna qualifica.
Speriamo che le istituzioni facciano tesoro della meticolosa e sconcertante inchiesta di Ippolito, già autore di “Evasori” e “Ignoranti”
Solo un piccolo difetto: a tratti il libro risulta decisamente nozionistico e, perso il fascino della scoperta di dove ci si possa spingere, risulta un pochino noioso.