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Recensione : Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt sono una delle migliori espressioni del funeral doom russo tra quelle emerse nello scorso decennio, grazie in particolare ai
primi tre album, Thanatochromia (2015), Khaogenesis (2018) e Phur G.Yang (2021), che hanno mostrato una band in grado di esprimere un sound profondo e avvolgente; l’ultima uscita su lunga distanza invece propendeva maggiormente a sonorità strettamente connesse al misticismo orientale, in quanto questi misteriosi musicisti sono adepti della religione tibetana Bon.

Se quel lavoro uscito nel 2022, intitolato Bon Meditations, si presentava di fatto come una raccolta di mantra tibetani avvolti da una spessa coltre dark ambient, il nuovo full length appena pubblicato, mDzod Rum, unisce idealmente i due principali impulsi stilistici degli Abysskvlt, rivelandosi un’opera mastodontica essendo suddivisa in due CD, ciascuno della durata di circa 70 minuti.

La prima parte dell’album riparte sostanzialmente da quanto ascoltato in Bon Meditations, mentre la seconda riprende quel funeral doom rituale che era stato ben esibito in Phur G.Yang; infatti, rispetto ai primi due lavori, relativamente più scorrevoli e non privi di eccellenti aperture melodiche, la band di Samara in questi ultimi anni ha portato alle estreme conseguenze l’aspetto rituale del proprio sound, il che ovviamente non ne facilita la fruizione.

Una scelta del genere non può però in alcun modo essere contestata, alla luce dell’integrità stilistica e concettuale dimostrata nell’intera discografia, ma è indubbio che i ventidue minuti di stordente bellezza della traccia conclusiva Mu Zhi mThu siano il migliore esempio di quanto possono fare gli Abysskvult allorché lasciano fluire una forma di funeral più atmosferica, pur senza rinunciare ad un’aura mistica favorita anche dall’utilizzo di strumenti tradizionali tibetani.

Resta il fatto che mDzod Rum è un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

2024 – Autoproduzione

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