6 dicembre 2017, per festeggiare i cento anni d’indipendenza dalla Russia, la Finlandia si affida all’Italia.
L’artista nostrano Enrico Mazzone, durante le celebrazioni tenutesi presso il salone Rauma, espone per l’occasione l’opera Albedo, un disegno a matita della lunghezza di 40 metri per 4 di altezza. I materiali della composizione e lo spazio per poterla portare a termine sono stati forniti dalla stessa amministrazione comunale di Rauma. Per undici mesi, grazie al sostegno dell’assessorato alla cultura della città, è stato permesso ad Enrico di usufruire della palestra di Kasa Laisofisto, di 260 matite fornite dal centro commerciale Prisma e un rotolo di carta regalato dalla cartiera UPM.
L’artista, noto per la collaborazione con band quali Karma To Burn, Queens Of The Stone Age e They Might Be Giant, aveva già fatto parlare di sé nel 2011, quando in occasione del Festival 11.11.11 (undici concerti svoltisi contemporaneamente in tutta Italia) aveva raccontato l’immaginario apocalittico, eclettico e macabro degli OvO con undici tavole proiettate durante il concerto della band a Ferrara.
I poster, le copertine e le illustrazioni di quel periodo vedono l’immaginario dell’artista articolarsi tra erotismo, violenza, inquietudine e sgomento, ma trovano la loro naturale e consapevole soluzione in Albedo.
Albedo è il terzo capitolo di una trilogia cominciata nel 2012, di ritorno a Torino dopo un anno di vita berlinese. Il primo pezzo del progetto è nato dal desiderio di buttare fuori i mostri del passato. Per citare le parole dell’artista:
Sentivo il bisogno di un foglio di grandi dimensioni, grandi quanto tutto quello che avevo da buttare fuori. Una serie di fogli separati mi sembrava dispersiva, così ho comprato un foglio 5×1,5 m. Dopo averlo finito, srotolato e osservato, mi sono sentito come un bambino dopo aver mangiato una nuova caramella: ne volevo un’altra, ne volevo di più. Così mi sono dedicato al secondo disegno, stavolta di 20×2 m.
Nonostante Albedo sia solo l’ultimo pezzo della trilogia, funge da ponte tra i contenuti dei primi due capitoli, rappresentanti rispettivamente inconscio e subconscio dell’artista.
Il primo disegno, quello di cinque metri di lunghezza, rappresenta la parte più superficiale di me, confusionaria, caotica, distorta, gaudente, ma forse comunque in modo malato. Per arrivare al subconoscio e alla mia parte profonda ho avuto bisogno di una chiarificazione, fare tabula rasa, avere carta bianca. Albedo rappresenta questo processo.
Albedo, dall’aggettivo latino albus (cfr. bianco, chiaro, sereno), rappresenta dunque il processo di liberazione dell’artista da un vecchio immaginario cupo e decadente per finire a una nuova serenità, ricolma di speranza. La stessa speranza che ha animato gli animi della Finlandia dopo l’indipendenza concessa dalla Russia nel 1917 e rappresentata all’interno del disegno dai cigni che volano in cerchio nel cielo e altri elementi tratti dalla tradizione finlandese.
L’opera sarà visitabile presso la palestra del salone Rauma (Satamakatu 26, 26100 Rauma) fino agli inizi del 2018, nel frattempo Enrico Mazzone sta già pensando a come portare lo stesso disegno a una dimensione ancora maggiore: 90 metri di lunghezza.
Enrico Mazzone draws at Kansalaisopisto.