Gli Allan Glass sono un duo psichedelico formato da Marco Matti, il quale si occupa di chitarra, voce, synth e della registrazione, e Jacopo Volpi, che invece suona batteria, drum machine e synth, entrambi classe 1989, da Alessandria. Già fattisi notare nel 2008 con l’EP “Stanze Con Crepe”, bissano quest’anno con un altro EP, intitolato in onore di certi folletti cattivi presenti nelle favole, nella cui presentazione dichiarano di essersi affidati ad attrezzature “vintage” per dare al suono una sua particolarità.
Dopo l’intro distorta Satellite tra le dune, si passa a Sergente, pezzo breve ma potente, con chitarre molto presenti, e nel quale compare anche un pochino di cantato in sottofondo: la scelta esplicita del duo (che caratterizza anche le tracce successive) è infatti quella di lasciare il cantato in “secondo piano” per così dire, ad accompagnare il flusso sonoro senza condurlo.
Il succo dell’EP è tutto concentrato nella parte centrale con 5 Giorni Bugiardi, pezzo da quasi tredici minuti, che forma un unico flusso sonoro di grande forza espressiva, capace di lanciarsi in una marcia solenne ma anche di lasciarci sospesi per due minuti buoni prima dell’assalto finale, per poi affievolirsi in chiusura.
Marty’s Swallow invece è una traccia che si avvicina un poco all’indie rock italiano, più delicata, grazie alla presenza dell’acustico, e lascia piacevolmente sospesi tra gli echi e riverberi delle voci.
A cena con Woland più che una traccia è una breve “outro”.
In conclusione gli Allan Glass ci danno un assaggio della loro sperimentazione rock, assimilabile soprattutto a psichedelia e noise, ma Guzznag si ferma ad un abbozzo del loro potenziale senza un’identità ben chiara. Le idee ci sono, si intravedono buone capacità da parte dei due musicisti alessandrini, ma per capire se saranno in grado di esprimere pienamente tali capacità si attende in futuro una prova di maturità.