Il progetto Anenon di Brian Allen Simon, fondatore e boss dell’etichetta Non Projects, inizia nel 2010 a Los Angeles CA, con la fondazione dell’etichetta, ma giunge presto a farsi notare, nel 2011 all’interno della Red Bull Music Academy, e in seguito dalla critica per l’Ep “Acquiescence”. L’album di debutto “Inner Hue”, del 2012, legittima il valore del progetto nel campo dell’elettronica per palati fini.
Simon giunge così alla seconda prova su lunga distanza con la consapevolezza di un musicista che ha maturato grande sicurezza nei propri mezzi e padronanza della materia trattata.
Il risultato? Sagrada è un lavoro di musica elettronica estremamente raffinato, di una grande complessità ma al tempo stesso di semplice e lineare bellezza, dalle atmosfere eteree e rarefatte, all’interno delle quali si muovono, come pennellate su una tela, spettacolari inserti di piano e tenor sax.
Nel corso delle sue undici tracce, Brian manifesta una tensione verso il sublime forse meno marcata rispetto ai lavori precedenti, caratterizzati musicalmente dalla predominanza dell’ambientazione (sempre presente comunque il binomio piano-sax).
Nel nuovo lavoro si riscontra un’evoluzione del suono firmato Anenon, grazie a un maggiore equilibrio tra le parti evidenziate poc’anzi, una maggiore raffinatezza e cesellatura delle forme nella direzione della scorrevolezza, e concepito con una struttura che si adatti meglio ai suoi live. Non ci è dato sapere se sia nato prima l’uovo o la gallina (se le scelte stilistiche dell’album siano determinate dalla struttura dei live o viceversa), fatto sta che il collegamento tra il lavoro in studio e la performance live, arricchisce le sue trame con un ruolo più bilanciato degli elementi costitutivi, che invece di miscelarsi in un grande affresco sonoro, prendono ora a turno la scena come elementi dominanti, in un sapiente gioco di ruoli alterni.
Sommando influenze variegate dal jazz all’IDM, Anenon crea un lavoro strumentale, quindi senza la componente vocale, ma nel quale gli elementi parlano da sé con voci proprie, tessendo una trama dall’armonico disegno. Lungi dall’essere freddo e piatto, il suono ha una forte componente emozionale che in pochi riescono a fornire, ma è nel contempo anche sofisticato e cerebrale.
Fin dall’ammaliante e bellissima intro Voice One, l’ascoltatore è proiettato in un’ambientazione in cui il tessuto sonoro è composto da un’armonica alternanza di staticità e movimento: da momenti di maggior sospensione ed eterea stasi, dai contorni sfumati, dove il ritmo rallenta o si annulla quasi, passando sullo sfondo, a momenti di maggiore dinamicità, dove il ritmo elettronico acquisisce rilievo e lascia un’impronta più marcata.
Così, si alternano tre registri linguistici: dalle raffinate e delicate influenze jazzistiche e ambientali della già citata Voice One, ma anche di Lithograph, Emblem e la chiusura End, si passa ad esplorazioni sonore dalle forme fluide e cangianti come Aurora, Shibaura, Surface Points, e infine si arricchisce la miscela con i brani di maggiore impatto, come la fantastica title-track, Lights And Rocks e Karma…poi c’è anche un pezzo come The Color White, bellissimo, che li racchiude tutti e tre.
Le sonorità di Sagrada consentono di tracciare dei collegamenti con alcuni grandi interpreti del genere, al confronto dei quali Anenon è arrivato a non sfigurare a livello di maestria.
In particolare, il riferimento e le analogie con i lavori di Four Tet sono forti, tanto che Karma, Lights And Rocks e Surface Points, potrebbero essere inserite in una sua playlist senza assolutamente sembrare fuori luogo.
La spettacolare title-track, uno dei brani elettronici più belli dell’anno, sembra invece prendere in prestito qualcosa dallo stile alla James Holden. Altre analogie e riferimenti importanti possono essere fatti con l’ultimo Bonobo, ma ancor più con l’australiano (ma di base a Berlino) Kyson e il suo bellissimo LP “The Water’s Way”, uscito per la losangelina Friends Of Friends, concittadina della Non Projects di Simon.
In conclusione, Sagrada è una bella prova di maturità e maestria per Brian Allen Simon (il cui passo successivo potrebbe essere, azzardo, l’inserimento di vocals); una gemma che rivela piano piano la sua rara bellezza, che raccomando di ascoltare con pazienza e tranquillità, per poter svelare e cogliere tutto il suo ammaliante fascino.
Tracklist:
01. VOICE ONE
02. LIGHTS AND ROCKS
03. SHIBAURA
04. AURORA
05. LITHOGRAPH
06. KARMA
07. SURFACE POINTS
08. SAGRADA
09. EMBLEM
10. THE COLOR WHITE
11. END