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Recensione : Angakok – Angakok

Il gruppo belga estremizza un discorso già conosciuto, portandolo a nuovi parossismi, e nuovi fondali oceanici vengono esplorati.

Mazzata doom sludge di un trio belga che fa davvero paura.

Lentezza, potenza ed oscurità, sono queste alcune delle maggiori caratteristiche di questo gruppo al secondo episodio su supporto fonografico.
Dopo un buon ep del 2012 i belgi tornano per portarci su di un percorso sciamanico e psichico importante.
Gli stacchi sembrano ghigliottine che cadono sulle nostre teste, la lentezza in quota New Orleans non lascia scampo, tutto è decadente o già crollato.
In giro si può trovare molto doom sludge, ma di qualità così alta è difficile, fatto con questa pesantezza che è il marchio di fabbrica di ha le stimmate del destino.
Con gli Angakok cambiano totalmente le coordinate spazio temporali, e gli strumenti assumono ruoli cangianti e differenti da quelli canonici.
Il gruppo belga estremizza un discorso già conosciuto, portandolo a nuovi parossismi, e nuovi fondali oceanici vengono esplorati.
Gli Angakok non dicono molto di loro, ma ciò non è fondamentale, poiché possiamo giustificare la loro esistenza attraverso la loro musica.
Questo disco può anche essere l’occasione per conoscere la Satanth Records, etichetta russa che ha un catalogo notevole, essendo un gran bel compendio di ciò che è musica pesante, dal black più satanico al doom, passando per sludge e tanto altro, con una qualità pari alla varietà delle loro proposte.
Ci sono spiriti nel buio là fuori.

Tracklist:
1. Perpaluktok Aitut
2. Sacrifice
3. Collapsing
4. Aksarpok
5. Samsara
6. Avioyok
7. Dead birds
8. Trust My Scorn
9. Empty cup
10. Sivudlit Nertorpok

Line-up:
Baston – Chitarra, Campioni.
Ben – Chitarra, Voce, Campioni.
Run – Batteria.

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