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Recensione : ANGELI – ANGELI

ANGELI : il consiglio spassionato, ovviamente, è quello di fare vostra anche questa ristampa, perché se un prodotto è curato da Area Pirata, state pur certi che sarà sempre garanzia di qualità e mentalità.

Nonostante chi vi scrive sia, a livello di fede religiosa, poco credente e per nulla praticante, a volte possono esserci momenti della nostra esistenza in cui, quando si trascorrono periodi orribili nella propria sfera personale, si può avvertire il desiderio inconscio di essere illuminati da qualcuno/qualcosa di soprannaturale che ci faccia stare meglio e ci renda meno coglionazzi di quanto lo si è già.

 

Magari avere qualche angelo che guidi il nostro cammino di esseri fallaci ed erranti. Velleità bislacca, certo, ma quando si viene a sapere che la label pisana Area Pirata ha ristampato l’intera discografia di una punk band sui generis, dalla parabola fighissima quanto sfigatissima come quella degli Angeli, allora la mia esperienza sensoriale di peccatore terreno vorrebbe quasi cedere alla tentazione di lasciarsi suggestionare dall’illusione di avere degli “angeli“, come l’ex terzetto torinese in questione, che veglino idealmente su di me, su di noi.

 

Nati nel 1996 da un passato con Indigesti e Declino e, in seguito, da una costola dei Negazione (Roberto “Tax” Farano alla chitarra e al songwriting, Maximino Ferrusi alla batteria) con l’intento di suonare e proporre cose diverse (ma affini) dalla band madre, però mossi sempre dalla noia e dalla voglia di scuotere dal torpore una grigia metropoli industriale come Torino.

 

Ma chi ha memoria lunga ricorderà che già lo scorso anno ci siamo occupati degli Angeli (nome un po’ inusuale per una punk/hc band, scelto da un altro ex membro dei Negazione, il compianto bassista Marco Mathieu) in occasione della reissue vinilica, sempre su Area Pirata, del loro secondo (e ultimo) Lp, “Voglio di più” del 1999, mentre a questo giro tratteremo della riedizione del loro primo disco, omonimo (entrambi i long playing, all’epoca, uscirono su Free Land Records e furono registrati ai Black Studios, in Francia, insieme al produttore Ian Burgees) con cui i nostri esordirono nel 1997, in un periodo di transizione per il punk/hardcore italiano (le cui sonorità avevano subìto un cambio di rotta, rispetto al decennio precedente) e, in generale, durante l’esplosione della scena del rock indipendente tricolore, che irruppe prepotentemente nel mainstream del tubo catodico, nell’ultima nidiata analogica prima dell’avvento rivoluzionario (nel bene e nel male) di internet.

 

Ecco, loro hanno avuto la sfiga di capitare nel momento storico sbagliato, con la loro essenza disillusa e i loro testi cupi di disagio nichilistico che si riallacciavano maggiormente a quanto era accaduto a Seattle pochi anni prima (in particolar modo con la parabola dei Nirvana) e quindi arrivate fuori tempo massimo, in un’epoca rock ‘n’ roll, quella di fine millennio, caratterizzata da un generale disimpegno goliardico e da un ermetico astrattismo lirico da cut-up (a parte qualche brillante eccezione, come i CSI).

 

Questo debutto omonimo si differenziava dal suo seguito, sostanzialmente per due motivi: Luca Marzello al basso, sostituito poi da Marco Conti in “Voglio di più”; testi scritti quasi esclusivamente in inglese (a eccezione di “E’ un angelo“, uno dei brani più belli e rappresentativi del combo) e sonorità che partivano da un sostrato punk/hc (“One-Two“, “Seven“, “I Like The Way“, “Yourself“, “I don’t know“, “Break it down“) che promuoveva una contaminazione crossover col “grunge” di Seattle (ad esempio in “Unless“, “Maybe” e “Wild Youth” che si avvicinavano parecchio al sound dei Melvins e, quindi, ai Nirvana di “Bleach”) fino a sfiorare il metal (come nel caso dell’opener “Hallucination“, o in “Johnny“, “The Outland“, “Maria” e “Son Of Earth“) mentre nel secondo full length il gruppo aprì il suo punk rock alla lingua italiana, con un orecchio di riguardo alla scena alt. rock e ancora più attenzione alla summenzionata scena di Seattle.

 

Il consiglio spassionato, ovviamente, è quello di fare vostra anche questa ristampa, perché se un prodotto è curato da Area Pirata, state pur certi che sarà sempre garanzia di qualità e mentalità.

 

TRACKLIST

 

Lato A

 

1. Hallucination
2. Johnny
3. Yourself
4. E’ Un Angelo
5. One-Two
6. Seven
7. I Don’t Know
8. The Outland

 

Lato B

 

1. Maybe
2. Unless
3. Wild Youth
4. Break It Down
5. Son Of Earth
6. I Like The Way
7. Maria

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