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Recensione : Animation – Machine Language

Un lavoro che piace quando si lascia spazio agli strumenti, ma che rischia di annoiare quando si tratta di raccontare e di diventare un concept album

Dopo l’ottimo “Transparent Heart”, il celebre Bob Belden ritorna, purtroppo per l’ultima volta (è mancato nel Maggio 2015), con i suoi Animation. La sua ultima opera, Machine Language, suonata come la precedente in compagnia di Pete Clagett, Roberto Verastegui, Bill Laswell, Matt Young e Kurt Elling (l’unico membro aggiunto, alla voce), si concentra sul tema del rapporto uomo/macchina, sottolineando come l’unica costante del dilemma fra i due soggetti sia l’immaginazione (l’uomo immagina le macchine, esse diventano più intelligenti dell’uomo, ma non in grado di immaginare). Dodici brani di chiara matrice jazz/drum’n’bass, pubblicati dalla fondamentale Rare Noise Records.

La tromba di A Child’s Dream, dissolvendosi e generando flebili spazi senza fine, introduce l’intreccio di basso e batteria, dietro a cui si stagliano angusti echi strumentali, di Machine Language, mentre il raccontare racchiuso tra le pacate note di Eternality, cede la parola al lento respirare, tra dialoghi ritmici, organo e fiati, di Consistent Imperfection.
Soul Of A Machine, invece, rallentando fin quasi a fermare il suo suonare (questa è l’impressione che genera), si contrappone alla giungla sonora (sopra cui si stagliano ottoni e acute note di tastiera) di Genesis Code, lasciando che a seguire siano i tempi lenti della pacifica Evolved Virtual Entity e il basso affascinante della morbida Disappearannihilation.
The Evolution Of Machine Culture, infine, procedendo con calma in mezzo all’oscurità, scivola sinuosa fino alle note dell’intricata e vagamente angusta Dark Matter, scaricando il compito di chiudere al sognare di tromba di Technomelancolia e al dissolversi nella luce di A Machine’s Dream.

L’ultimo disco di Bob Belden, dispiace veramente molto dirlo, ma non convince completamente. Se la parte strumentale sicuramente non delude, a lasciare un po’ perplessi sono la scelta del concept (che forza la struttura stessa dell’album) e la presenza delle parti narrate (sempre piuttosto incolori e secondarie). Insomma, un lavoro che piace quando si lascia spazio agli strumenti, ma che rischia di annoiare quando si tratta di raccontare e di diventare un concept album.

Tracklist:
01. A Child’s Dream
02. Machine Language
03. Eternality
04. Consistent Imperfection
05. Soul Of A Machine
06. Genesis Code
07. Evolved Virtual Entity
08. Disappearannihilation
09. The Evolution Of Machine Culture
10. Dark Matter
11. Technomelancolia
12. A Machine’s Dream

Line-up:
Bob Belden
Pete Clagett
Roberto Verastegui
Bill Laswell
Matt Young
Kurt Elling

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