L’esordio su lunga distanza degli ascolani Arvensvarthe dimostra ampiamente quanto sia possibile produrre buoni dischi senza dover per forza rincorrere l’originalità a tutti i costi.
The Black Legacy è infatti una prova basata su un black metal dalle influenze scandinave, più vicino alla scuola svedese che non a quella norvegese (Dark Funeral, Naglfar, senza dimenticare ovviamente i Dissection), nel quale viene innestata una componente epic-folk ben amalgamata al contesto (emblematica in tal senso la sesta traccia Hands of Ancharia)
Un disco relativamente breve nel quale la band marchigiana dimostra di possedere uno spiccato senso melodico e una confortante capacità di scrivere brani dall’appeal piuttosto immediato, aggiungendo al tutto intermezzi strumentali tanto lineari quanto dall’indubbio effetto evocativo.
Se il momento probabilmente più significativo dell’album è costituito dalle due parti di Under Picenum Crimson Skies, brani nei quali il riferimento ai propri luoghi natii sembra fornire agli Arvensvarthe ulteriore slancio, l’intensa Entering Towards the Lands of Sorrow, e soprattutto la trascinante Evocating the Pagan Storm, dotata peraltro di una magnifica intro sinfonica, confermano la bontà di un lavoro che, pur trattandosi di un esordio autoprodotto, mostra una band decisamente ispirata e dalle idee piuttosto chiare.
Buona la prima quindi, anche se è ugualmente auspicabile, in occasione della prossima uscita, un’ulteriore caratterizzazione di un sound che, comunque, già allo stato attuale si rivela convincente.
Tracklist:
1. 1269
2. Entering Towards the Lands of Sorrow
3. Under Picenum Crimson Skies pt.I
4. Acerba Aetas CCXVIII instrumental
5. Under Picenum Crimson Skies pt.II
6. Hands of Ancharia
7. Evocating the Pagan Storm (An Ode to the North)
8. The Ashes of Truth
Line-up:
Buriäl – Guitars
Nihil – Vocals, Guitars
Stilgar – Bass, Vocals (backing)
Gothmog – Drums