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Recensione : Arx Atrata – Oblivion

Difficile davvero attendersi qualcosa di meglio da una band pressoché sconosciuta e alla sua prima uscita, per di più autoprodotta.

Difficile davvero attendersi qualcosa di meglio da una band pressoché sconosciuta e alla sua prima uscita, per di più autoprodotta.

Gli Arx Atrata, di provenienza britannica, irrompono sulla scena con cinquanta minuti di black atmosferico di elevato spessore qualitativo, capace di attingere il meglio dalle diverse influenze che vanno a confluire in sonorità spesso in bilico tra umori depressive ed evocative aperture melodiche.
Un brano come Winter, posto in apertura, definisce già dal titolo il tipo di sound offerto, un soffio di neve ghiacciata capace di sciogliersi infine in passaggi dall’enorme carica evocativa; uno schema compositivo, questo, che viene replicato anche nei brani successivi, senza però che il risultato complessivo ne risenta, tale è la qualità del songwriting e la bravura degli Arx Atrata nello smuovere emotivamente l’ascoltatore.
Melodie semplici ma capaci di restare impresse a lungo nella memoria, questa è la ricetta tutt’altro che scontata per comporre un disco ineccepibile, capace di rivaleggiare ad armi pari con nomi pesanti quali Drudkh o Wolves In The Throne Room.
Se i primi quattro brani sorprendono e convincono allo stesso tempo, Forsaken mette il sigillo finale al lavoro rivelandosi uno dei brani migliori ascoltati in assoluto negli ultimi tempi, consegnando agli appassionati un altro nome dal quale in futuro è lecito attendersi grandi cose.
Oblivion è un distillato prezioso e puro di atmosfere sognanti e dolenti allo stesso tempo, sarebbe un peccato mortale ignorarlo.

Tracklist:
1. Winter
2. The Hour
3. Through Dying Lands
4. The Broken Man
5. Forsaken

ARX ATRATA – facebook

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