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Recensione : Astral Domine – Arcanum Gloriae

Buon esordio per gli Astral Domine, che hanno tutte le carte in regola per piacere ai fans dei Rhapsody e di tutto il movimento symphonic/power.

Era l’ormai lontano 1997 quando, tra gli ultimi vagiti di una scena grunge che, a livello commerciale aveva esaurito le uova d’oro, ed il nu metal che dettava legge a livello mondiale, l’Europa reggeva l’urto con il ritorno dei generi classici ad un buon successo di pubblico e critica, tanto che in Italia venne organizzato per la prima volta il Gods of Metal, con i Manowar in veste di headliner ed una manciata di gruppi che proprio in quel periodo rilasciarono i loro dischi migliori (Angra, Rage, Grave Digger, Moonspell).

Nel contempo anche la scena italiana tornava, piano piano, ad essere più competitiva, con una manciata di band in grado di competere con i gruppi stranieri (Domine, Labyrinth su tutti).
Finchè, a destabilizzare il tutto, non uscì sul mercato “Legendary Tales”, il debutto dei nostri Rhapsody (ora Rhapsody Of Fire) che, di fatto, cambiò le carte in tavola ridefinendo i confini dell’epic/power metal, arricchendolo di parti sinfoniche e cinematografiche e diventando un punto di riferimento per il genere.
Gli Astral Domine, freschi di contratto con la Bakerteam, ripercorrono i sentieri solcati dai Rhapsody, proponendo un lavoro incentrato sui primi dischi della band friulana prima della separazione tra Turilli e Staropoli, ed il cambio di nome, riuscendo a licenziare un album di tutto rispetto.
Mixato e arrangiato dal nostro Andrea De Paoli, vecchia conoscenza del Metal tricolore, l’album annovera fra gli ospiti quel Fabio Lione che, già di per sè è sinonimo di qualità e voce di quel bellissimo esordio, e Giuseppe Cialone dei Rosae Crucis, rispettivamente sui brani Where Heroes Die e Falsi Dei.
In Arcanum Gloriae troverete tutto quello che può soddisfarvi se siete fans del genere: fughe power dal sapore neoclassico, arrangiamenti sinfonici, cori epici, strumenti classici, atmosfere battagliere, il tutto suonato benissimo e cantato ancora meglio da Marco Scorletti, davvero bravo e per certi versi simile a Lione.
Holy Knight, apre le danze dopo la solita intro recitata, e siamo già invasi da clavicembali, violini, cori epici in un brano che fa della varietà del sound la sua arma migliore; King Of North, dopo un inizio lasciato in mano ai soli strumenti classici, si trasforma nella tipica power song dall’incedere epico con un bellissimo ritornello, altro pezzo da novanta, mentre Where Heroes Die, è un lungo brano (si sfiorano i dieci minuti) dove le atmosfere si fanno più oscure, quasi da colonna sonora, con una grande prova dei due singer ad infiammare la song.
Dopo I Am The King, infarcita da clavicembali, e la ballad My Lord, in Welcome To My Reign appare una voce in growl a rendere il pezzo il più tirato del disco e Falsi Dei, cantata in italiano, mette la parola fine al lavoro.
Buon esordio dunque per la band laziale, che ha tutte le carte in regola per piacere ai fans dei Rhapsody e di tutto il movimento symphonic/power: se riusciranno ad immettere nel prossimo album un pizzico di personalità in più, cosa che sicuramente è nelle loro corde, gli Astral Domine possono ambire a raccogliere l’eredità dei loro illustri colleghi.

Tracklist:
1. Arcanum Gloriae (intro)
2. Holy Knights
3. King of North
4. Moonlight
5. Tale of the Elves and Pain
6. Where Heroes Die
7. I Am the King
8. My Lord
9. Welcome to My Reign
10. Falsi Dei

Line-up:
Mirko Margiotti – Bass
Davide Di Patrizio – Drums
Francesco Delogu – Guitars (rhythm)
Yeshan Gunawardana – Keyboards
Marco Scorletti – Vocals
Luca Gagnoni – Guitars (lead)

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