Una cosa va chiarita subito riguardo i Barbara Still: sono dei pazzi. Perché faccio una simile affermazione?
Presto detto. Mi avevano contattato affinché parlassi di loro prima della mia pausa defaticante dai social (il vero oppio dei popoli altroché religione, caro Carletto) ed io, nel frattempo, li avevo colpevolmente dimenticati.
Ebbene codesti folli mi hanno cercato e rintracciato per vie traverse: ragazzi errare è umano e perseverare diabolico, ma lo avete voluto voi, quindi eccomi a imbrattare fogli virtuali cianciando di musica, e in questo momento proprio dei vostri pezzi, nel mio modo al solito impreciso, pressapochistico, ma appassionato. I pezzi sono tre e suonano profondi ed intensi come insegna il meglio dell’hardcore più riflessivo e meno caotico (sarà un ossimoro?).
Il compito di aprire le danze spetta a Non Dormire il brano più breve, cadenzato ed evocativo del lotto, segue Oggi i cui ritmi possono persino rimandare ad una certa new wave tipo primi Ultravox, chiude la crepuscolare Aspettare che evoca le cose più ispirate di realtà quali i da me amatissimi Pedro the Lion. Tracciare paralleli è spesso antipatico, ma talvolta funzionale, e voglio quindi aggiungere che il vostro impeto, solo apparentemente controllato, ricorda quello dei Kina o degli Eversor o ancora, uscendo dai patrii confini, penso ai Rites of Spring o ai Bluetip, ossia il meglio di quanto, un tempo veniva definito emocore.
Il cantato, che a qualcuno potrebbe risultare sgraziato, è per me un vostro punto di forza: mi fa sentire le canzoni vicine, intime, vere.
Concludo queste righe soddisfatto come spero lo siate voi, se volete invece citarmi a giudizio, rivolgetevi al mio degno legale, l’avvocato Poveruomo del foro di Mirabilandia.