Non hanno mai fatto impazzire (o comunque, di certo non me), i Bardo Pond, e non lo fanno neanche ora. Tolta la bella voce da shoegazer di Isobell Sollenberger, il suono granitico dei riff, gli assoli e le sfilettate di rumore, che pare di ascoltare una band doom con spiccate tendenze noise (o shoegaze, a seconda dei casi) che gioca a fare i Crazy Horse, poco rimane in fondo al sacco. Poco rimane in termini di canzoni, voglio dire. O siete degli irrimediabili fanatici della ieratica pesantezza post-rock (e ci sta, non ve ne faccio una colpa, ma chi scrive non ne può davvero più di questa roba), o di quelli che «cazzo, ma questi sono musicisti da dio, dei maestri, senti che arrangiamenti!» o farete davvero fatica ad arrivare alla fine del disco e ricordarvi anche solo mezza nota di questo Peace On Venus , granite composto di cinque rocce che si estendono per 38 minuti di durata (Taste la migliore, con i suoi “miseri” 5 minuti).
Cinque tracce che, a parte evidenziare la rara bravura dei musicisti e la loro perfetta integrazione (che comunque non deve meravigliare, questi qua suonano insieme da più di vent’anni), lasciano veramente poco in termini di emozioni. Ultraconsigliato agli amanti del post-rock, della lentezza, della psichedelia spaziale e delle seghe sperimentali. Gli altri, quelli “salvati dal rock’n’roll”, ne stiano lontani.
Tracklist:
1. Kall Yuga Blues
2. Taste
3. Fir
4. Chance
5. Before The Moon
Line-up:
Michael Gibbons – chitarra
John Gibbons – chitarra
Clint Takeda – basso
Isobell Sollenberger – voce, flauto
Jason Kourkounis – batteria
Aaron Igler – synth
Bardo Pond
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