Pochi giorni dopo che il comico Beppe Grillo dedicasse il suo personale 25 Aprile ad una manifestazione contro il giornalismo italiano, contro le sovvenzioni all’editoria, per una libera informazione, gli stessi giornali iniziavano una campagna contro i rom. Punto di partenza una storia incredibile fin dall’inizio. Ovviamente falsa. Una ragazzina rom di 16 anni avrebbe tentato di rapire una bambina di pochi mesi. I giornali però almeno nei primi giorni non sembrano nutrire dubbi. Poi partiranno i progrom e allora i giornali di sinistra avranno forse qualche dubbio.
Sui giornali come il Manifesto in quei giorni compaiono articoli contro il populismo selvaggio e qualunquista di Grillo, non si crederà poi alla storia del rapimento dei bambini.
Beppe Lopez è un giornalista e scrittore di lungo corso. A differenza di Beppe Grillo distingue. Si scaglia contro le sovvenzioni pubbliche all’editoria ma pare rendersi conto che finanziare operazioni editoriali come il Manifesto è un po’ diverso che finanziare il Corriere Della Sera. Di questo se ne era accorta anche la trasmissione televisiva Report, che il libro racconta quasi integralmente, alla fine con una operazione a dire il vero un po’ curiosa. Quando un programma televisivo diventa libro.
Il libro è una precisa e meticolosa indagine ricca di cifre. Però mostra un po’ troppa deferenza nei confronti del mercato. Oggi giornali politici e di opinione come il Manifesto, l’Unità, Liberazione così come altri di destra non potrebbero sopravvivere senza sovvenzioni. La democrazia in tal caso sarebbe meno ricca. Meno di quanto lo è già.
E poi il punto preciso che manca. Se come compare sulla copertina del libro, le sovvenzioni servono per unire casta politica e giornalistica, perchè accade questo? Chi ci guadagna? Perchè avere giornali di questo tipo influenza la nostra vita, cambia il nostro orizzonte culturale?
Apro il giornale e so di cosa preoccuparmi. Degli stranieri, dei fannulloni, dei bulli a scuola. Posso però lavorare tranquillo tanto il posto di lavoro è sicuro, non lamentarmi dello stipendio perchè sono un dipendente pubblico. Lavoro nella scuola e sono sollevato perchè mi pare di aver letto sul Corriere di quei due giornalisti che hanno finalmente scovato la casta dei bidelli.
Vivo in un paese democratico e mi informo. Non posso sbagliare.