C’erano un tempo a cavallo tra gli anni 90/2000, in cui potevi ascoltare punk, Oi, hardcore, metal, ska, o quello che ti pare….ma se vivevi a Genova non c’era modo di sfuggire al “punk rock”.
Quello che ora sento definire con la terribile dicitura “ramones-core” (dai raga, per favore…), era nel suo momento epico. Usciva un disco alla settimana (di cui alcuni bruttini e altri trascurabili. Ogni tanto qualcuno bello), e ogni serata, tolte quelle monopolizzate dallo ska e dai gruppi con la parola “ska” nel nome, aveva la sua band con “uan ciu tri for due accordi e uuuuuuh ahhhhhh”.
I Queers penso avessero preso casa nei vicoli, e chi preferiva qualcosa di più dalla musica che parlare di fidanzatine che non te la danno, spesso finiva un po’ relegato e anche scoglionato (ovviamente tutte ste ragazze esistevano solo nei testi. Dal vivo era “sagra della salsiccia” esattamente come negli altri sottogeneri del punk). Ciò non toglie che quella scena, che da Genova faceva ponte con La Spezia (che qualitativamente parlando…Manges e Peawees….che ve lo dico a fare…) abbia portato un po’ di concerti di livello alto in città, forti dell’organizzazione Wynona Records.
Queers appunto, (tipo 20 o 30 volte), Squirtgun, Groovie Ghoulies, Scared of Chaka, Pansy Division sono i primi che mi tornano alla memoria.
Perché tutto sto preambolo? Perché se metto sù i Big Paws, non posso che essere certo che rappresentino l’eredità di quel periodo. “Worst Coast” e’ questo, un disco punk rock che sembra lanciato con la fionda nel 2024 dal 1997, con la differenza che anziché assomigliare a un gruppo locale dell’epoca, assomiglia ai gruppi americani che venivano a suonare da noi. E fidatevi raga, è un complimento!
C’è tutto quello che serve a far funzionare bene un disco del genere. Non mi metto a spiegarvi di cosa abbia bisogno un disco punk rock perché state leggendo In Your Eyes, mica Libero, però Worst Coast riesce ad avere un mood personale nel genere forse più impersonale dell’universo punk. La voce è melodica ma mai troppo smielata, con un timbro che ricorda vagamente i Manges, e in alcuni pezzi con una vena nostalgica presa in prestito dall’ hardcore melodico (come in “Epic Bromance”, uno dei pezzi migliori dell’album per me). Ottima la produzione, bel sound tirato e pulito, chitarre presenti, batteria e basso che non fanno solo il minimo sindacale come spesso accade in questo genere… gli arrangiamenti ci sono e funzionano.
Il punto di forza però sono i testi.
Sì esatto, in un epoca in cui nessuno si caga le parole delle canzoni, i quattro genovesi mettono un sacco di cura nelle liriche, sia in quelle frivole che in alcuni brani più seri e personali. Si passa dalla storia triste e amara di “Raccoon”, all’ idiozia più totale che un disco così deve avere in “Sad Butt True” ( un inno internazionale al bidet, “If want to wash your ass/Don’t hesitate and visit us” colonna sonora ideale per le campagne promozionali turistiche di questo governo) , all’inclusività sempre trattata col giusto approccio ironico e cazzaro di “Epic Bromance”(praticamente una versione al maschile di Liza & Louise dei Nofx), e le classiche storie di amore corrisposto/non corrisposto/corrisposto a metà che il punk rock richiede (“Little red Dots”,”She is a she wolf”, “You Barely Know My Name”). “Poisonella Salmoning” ci ricorda che è meglio tenere i pantaloni quando si sta ai fornelli (io sto dalla parte del pollo, sorry..) e finalmente qualcuno ha il coraggio di dire a San Paolo che con le sue lettere ha rotto il cazzo (“Saint Paul Quit With All Those Letters”).
Un bel dischetto per gli amanti del genere, una spanna sopra a un sacco di roba attuale, ma pure del passato. Lo trovate in Cd da Flamingo Records!
(Ah, e grazie ragazzi per aver evitato gli “ua ua ua uuuu” , gli “auoh oh oh” e simili, lo apprezzo un casino. Quella roba ha ucciso il punk rock.)