Nel descrivere stringatamente i Bloodywood, che mescolano metal, rap e musica indiana, sembra già di sentire Christian De Sica rispondere con il suo proverbiale <<‘Na cafonata>>, ed invece la formazione indiana (Karan Katiyar a chitarra e flauti, Jayant Bhadula alla voce e Raoul Kerr a voce e voce freestyle) con “Rakshak” tira fuori un gran bel lavoro d’ esordio, che a tratti tira anche delle gran belle metal-sassate in faccia.
Nell’album prodotto dallo stesso Karan Katiyar che troviamo alla chitarra ed uscito lo scorso Febbraio e cantato in inglese, hindi e punjab, troviamo tanta rabbia, e gridata forte.
Invettive contro politici dispensatori d’odio a fini elettorali e la volontà di separazione fra Stato e Chiesa (Gaddaar – Traditore), accuse ai mass media di essere il megafono dei sopracitati politicanti (BSDK. EXE), e minacce per niente velate a stupratori e mariti violenti (Dana Dan – Diamo inizio allo scontro).
Nella finale “Chakh Le” si pone l’accento sulla disparità economica:
“People trapped on the wrong side of the wealth gap […] But listen, wet got seven times the cash needed to render poverty defeated”
“Persone intrappolate dalla parte sbagliata del divario economico […] Ma ascolta, abbiamo sette volte il denaro necessario per sconfiggere la povertà”, ma una di quelle frasi da portare sempre con sé è sicuramente contenuta in “Endurant”:”बन खुद अपनी तू ढाल” “Sii il tuo stesso scudo”.