Un’esperienza musicale intima e nostalgica.
Per un oltre cinquantenne scrivere dei Blur non è cosa semplice anche se molto accattivante.
Sono stati parte della nostra gioventù, al di là del confronto con i cugini Oasis che ho sempre trovato superficiale e inadatto. Non vi sto a scrivere chi sono i Blur perchè se non li conoscete dovete pagare pegno e donare ad In Your Eyes ezine 1 euro che li ha fatti scoprire :), se invece li conoscete seguite a leggere la recensione gustandovi un rum e cola.
Visti recentemente Live al Primavera Sound Festival di Barcellona i ragazzi hanno ancora molto da dire sotto il profilo musicale e di coinvolgimento. Non sono quelle band precotte degli anni 90 che non hanno più niente da dire e muovo il loro dorato culo sono per i soldi.
Con questo spirito mi accingo a mettere la puntina sul vinile.
Tracce come “St. Charles Square” e “Goodbye Albert” (un pezzo sognante a tratti con l’uso del falsetto) mostrano un senso di saggezza e di ritegno, con il caratteristico lavoro di chitarra di Graham Coxon (elemento centrale ed insostibuile) che aggiunge strati di tessitura e profondità musicale. Il songwriting di Albarn esplora le complessità delle relazioni, come nel brano “The Narcissist,” un brano eccezionale che unisce melodie coinvolgenti con liriche molto introspettive (vedi depressione).
Le collaborazioni con il produttore James Ford hanno infuso nuova vitalità nel suono della band, dando origine a tracce come “Barbaric” che mescolano in modo armonioso Drum machine con passaggi armonici che ti portano altrove. Il risultato è un suono che si sente contemporaneamente nostalgico e orientato al futuro, testimonianza della capacità dei Blur di evolversi pur rimanendo fedeli alla loro essenza.
In “Russian Strings,” un delicato intreccio di chitarre acustiche e le voci emotive di Albarn crea un’atmosfera di riflessione nostalgica (). Le liriche introspettive del brano fungono da struggente omaggio agli amici perduti e al trascorrere del tempo. Allo stesso modo, “Far Away Island” offre un paesaggio sonoro onirico, invitando l’ascoltatore a perdersi in melodie eteree e a contemplare la natura mutevole della memoria.
“The Heights,” culmina in un vortice ipnotico di chitarre distorte e voci sovrapposte, lasciando l’ascoltatore con un senso di catarsi. Preferita.
“The Ballad of Darren” non è solo un album; è un viaggio sonoro che racchiude l’evoluzione di una band e le complessità dell’emozione umana. La capacità dei Blur di canalizzare le loro esperienze collettive in musica che risuona profondamente con gli ascoltatori è una testimonianza della loro duratura rilevanza.
In un panorama musicale caratterizzato dalla cacca più assoluta soprattutto in ambito Pop (per quello i Blur sono POP nell’ accezione più British del termine), l’ultima proposta dei Blur ricorda che si può ancora far un disco per il cuore e per la mente senza vendersi.
Evviva i Blur Evviva gli anni 90 !!
“I’m a shine a light in your eyes (in your eyes)
You’ll probably shine it back on me
But I won’t fall this time
With Godspeed, I’ll heed the signs”the narcissist
Blur The Ballad of Darren
TRACKLIST
01. The Ballad
02. St. Charles Square
03. Barbaric
04. Russian Strings
05. The Everglades (For Leonard)
06. The Narcissist
07. Goodbye Albert
08. Far Away Island
09. Avalon
10. The Heights
11. The Rabbi
12. The Swan