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Recensione : Bob Mould – Patch The Sky

Le distorsioni continuano ed invecchiare così come Bob, e rinnovarsi cercando nuove risposte a vecchie domande è bellissimo.

Nuovo album per Bob Mould, praticamente una leggenda vivente essendo stato il cantante e chitarrista degli Hüsker Dü, il gruppo punk hardcore tra i più influenti del passato. Bob Mould non ha una personalità e, quindi una musica, facile e di conseguenza agevolmente etichettabile.

Questo è punk rock distorto, forse solo rock, di sicuro è musica di valore fatta col cuore e con la pancia. Bob al terzo disco solista butta in musica la propria esistenza e le proprie emozioni, come aveva fatto anni fa con gli Hüsker Dü. In comune con quella esperienza c’è la maniera originale di raccontare e una melodia generale davvero notevole, che potrebbe essere l’essenza stessa del punk più melodico. L’intimità mentale, e non, di Bob è dentro Patch The Sky, che non è l’agonia di un’icona ma anzi l’inizio di un nuovo cammino, di una nuova consapevolezza della musica in tempi difficili e nuovi anche per un musicista di successo ed esperienza. La classe di Mould viene totalmente a galla per un disco che potrebbe sembrare catchy ad un primo ascolto ma non lo è affatto. Ci sono argomenti che toccano da vicino chi ha qualche anno in più dei ventenni, il tutto affrontato con intelligenza ed originalità. Le distorsioni continuano ed invecchiare così come Bob, e rinnovarsi cercando nuove risposte a vecchie domande è bellissimo.

TRACKLIST
1.Voices in My Head
2.The End of Things
3.Hold On
4.You Say You
5.Losing Sleep
6.Pray for Rain
7.Lucifer and God
8.Daddy’s Favorite
9.Hands Are Tied
10.Black Confetti
11.Losing Time
12.Monument

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