La riedizione di The Olden Domain, a cura della Punishment 18, rende ulteriormente giustizia ai Borknagar, una delle band più originali ed innovative della scena black metal norvegese.
Øystein G. Brun, nel dare vita alla sua creatura giusto vent’anni fa, non si accontentò di seguire gli stilemi del genere bensì introdusse elementi di rottura quale un cantato evocativo che andava sostituirsi quasi integralmente al classico screaming; ovviamente ciò presupponeva il ricorso ad un sound dai tratti maggiormente progressivi, caratteristica che con l’andare del tempo sarebbe diventata predominante.
Di The Olden Domain si apprezzano, ancora oggi, la freschezza ed il coraggio di uscire con decisione dai canoni andandosi ad unire al formidabile gruppo di sperimentatori che zittirono, in un sol colpo, chi riteneva che i musicisti della scena black fossero solo un’accozzaglia di pericolosi malati di mente, per di più incapaci di tenere in mano uno strumento.
Borknagar, Arcturus e Ulver, oltre all’indiscutibile talento compositivo dei musicisti coinvolti, hanno avuto quale comune denominatore quel Kristoffer Rygg (aka Garm, Trickster G. e Fiery G. Maelstrom) che qui prestava per i primi, con clean vocals ancora da affinare del tutto, la sua ultima opera dopo l’omonimo album d’esordio, e che, sempre nel 1997, fu artefice con gli Arcturus di “La Masquerade Infernale” per giungere poi, l’anno successivo, al picco sperimentale di “Themes from William Blake’s The Marriage of Heaven and Hell” con gli Ulver.
Un gruppo di musicisti che, inevitabilmente, si andava ad intrecciare nelle varie band (va ricordata al proposito la presenza in questa line-up dei Borknagar di Ivar Bjørnson, fondatore degli Enslaved, alle tastiere e di Grim, che prima della sua prematura morte fu anche batterista dei Gorgoroth), in una scena feconda che negli ultimi anni dello scorso secolo si svincolò dalla misantropia fine a se stessa e dagli eccessi, non solo artistici, di inizio decennio, per aprire nuovi ed entusiasmanti sbocchi espressivi.
The Olden Domain è un album magnifico e, soprattutto, ancora attuale a quasi un ventennio dalla sua pubblicazione, mentre i Borknagar sono tutt’oggi sulla breccia e, con “Urd” nel 2012 sono arrivati al loro nono full-length: tutta una serie di lavori contraddistinti da una ragguardevole qualità media grazie al talento, non solo compositivo, di un Øystein G. Brun capace di avvalersi nel corso degli anni di altri magnifici vocalist come Vintersorg e ICS Vortex, ma forse il solo “Empiricism” (2001) è riuscito ad avvicinarsi ai livelli raggiunti con questo disco.
Tutto sommato non appare neppure deprecabile la scelta di riproporre il lavoro pari pari rispetto alla sua prima stesura, essendo di un livello talmente elevato da non necessitare di un appesantimento con orpelli di vario genere, sovente del tutto superflui (quali sarebbero potute risultare versioni demo o live di brani già splendidi nella loro versione originale come To Mount and Rove, Grimland Domain e The Dawn of the End).
In definitiva, un’occasione propizia per far proprio uno degli album fondamentali scaturiti dalla scena norvegese degli anni ’90.
Tracklist:
1. The Eye of Oden
2. The Winterway
3. Om hundrede aar er alting glemt
4. A Tale of Pagan Tongue
5. To Mount and Rove
6. Grimland Domain
7. Ascension of Our Fathers
8. The Dawn of the End
Line-up:
Øystein G. Brun – Guitars, Songwriting, Lyrics
Ivar Bjørnson – Keyboards
Fiery G. Maelstrom – Vocals
Kai K. Lie – Bass
Grim – Drums