Torna Dario Brunori (in arte, Brunori Sas) con la sua seconda attesissima fatica, a due anni di distanza dall’ottimo album d’esordio “Vol. 1”, un disco che non ha bisogno di presentazioni o di essere ricercato a fondo tra le pieghe della memoria. Con il suo cantautorato semplice e diretto, per nulla privo dei pesanti fronzoli che questo genere si porta dietro da parecchi decenni, Vol. 1 ha infatti portato all’artista calabrese un consenso e un apprezzamento unaninime. È bastato poco a Brunori per incantare l’ascoltatore: la sua voce schietta, una chitarra (solo occasionalmente accompagnata da un pianoforte o qualche strumento a fiato) e tante storie da raccontare.
Con “Vol. 2” Brunori continua sulla stessa buona strada già intrapresa precedentemente. Per il suo secondo lavoro, però, non ha scelto di adagiarsi comodamente sugli allori, riproponendo le stesse formule musicali che lo hanno portato al successo. Mantenedosi sempre coerente con la propria visione musicale, è infatti uscito da un mondo di cui ne aveva esaminato ogni anfratto, in cui si sentiva (musicalmente) sicuro come in un’alcova, quello introspettivo del proprio mondo interiore. Al centro dell’attenzione non si trova più, dunque, quell’analisi viscerale dei propri sentimenti e della propria storia personale ma un terreno del tutto nuovo, il mondo esterno.
Quelle di Vol. 2 sono storie di vite e persone reali (i ‘poveri cristi’, come recita il titolo dell’album). Del passato, Brunori mantiene solo le caratteristiche più distintive, i filtri attraverso cui ha esaminato la realtà fin’ora. Quei sentimenti semplici, con un ché di nostalgico e a tratti anacronistico: una visione elementare della vita basata sull’attaccamento profondo alla famiglia e un genuino sentimento religioso. Elementi che lasciano trasparire le radici territoriali del cantautore, quel sud in cui le tradizioni e i valori del mos maiorum tardano a morire ancora oggi.
Sono dunque molti gli elementi di novità rispetto al lavoro precedente. Il più vistoso è sicuramente l’inedito atteggiamento ‘veristico’ (numerosi sono i punti in comune con la corrente letteraria italiana di fine ottocento infatti) con cui Brunori ci presenta storie di vita altrui. Sono tracce come “Il giovane Mario” (la vicenda di un uomo che, indebitatosi al gioco, cerca di mettere fine alla propria vita per non restare vittima dei sensi di colpa) o “Bruno mio dove sei” (il ricordo, vissuto con tenerezza, di una persona che non c’è più e la cui assenza si fa pesante da sopportare). In altre tracce Brunori arricchisce il suo cantautorato con sonorità prese in prestito dalla musica pop. Sono brani come “Rosa” e “Animal colletti” (in cui ha collaborato anche Dimartino, artista con cui condivide la stessa etichetta discografica). Spicca su tutte però il singolo “Il suo sorriso”, una traccia che sembra stata fatta apposta per essere riprodotta in loop perpetuo, creata in sinergia con il ben noto artista emiliano Dente. Restano comunque molto i punti di contatto con il lavoro precedente: sono per lo più tracce romantiche e dalle sonorità semplici come “Una domenica notte” e “Fra milioni di stelle”.
“Vol. 2” segue dunque alla lettera quello che dovrebbe essere il modello ideale della delicata tappa del secondo disco, aggiungere qualcosa di nuovo (e, possibilmente, più maturo) senza rinnegare né adagiarsi sul passato. Dentro a “Vol. 2” si ritrova con piacere, infatti, tutto quello che già si aveva apprezzato di Brunori, pur non scadendo mai nel ‘già sentito’. I molti spunti inediti con cui ha arricchito il disco poi rinnovano l’interesse verso questo artista che è riuscito a rivitalizzare e reinterpretare un genere musicale che sembra ormai appartenere più al passato che al futuro.
01 Il giovane Mario
02 Lei, lui, Firenze
03 Rosa
04 Una domenica notte
05 Il suo sorriso (con Dente)
06 La mosca
07 Bruno mio dove sei
08 Animal colletti (con Dimartino)
09 Tre capelli sul comò
10 Fra milioni di stelle