iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999

Carlo Gubitosa / Kanjano – Ilva : Comizi D’acciaio

“Ilva” è un'opera sociale, come poche al nostro tempo, che tocca in profondo e smuove davvero tanto, perchè porta a galla con efficacia e pathos i nodi principali della vicenda, e soprattutto fa parlare la gente.

La BeccoGiallo è semplicemente la migliore casa editrice in Italia di fumetti, seguita a ruota dalla Bao, ma questa è un’altra storia.

In questi ultimi anni la BeccoGiallo ha pubblicato bellissimi fumetti su cronaca nera, attualità, esteri, e storie italiane come questa. La storia terribile del’Ilva, e sul sottofondo l’infinita lotta tra il lavoro e l’uomo. .
Alle matite troviamo Kanjano aka Giuliano Cangiano, un siciliano che è tra i migliori disegnatori italiani. Anche lui di formazione militante, comincia sulle pagine dell’Erroneo, giornale di resistenza alla mafia, poi affondato dalle querele.
Gubitosa e Kanjan fanno un fumetto eccezionale, composto dalla prosa precisa e giornalistica di Gubitosa e il tratto vaporoso e contemporaneamente massiccio di Kanjano, che imprime una grande forza alle figure e ai gesti.
Si parte dagli anni sessanta, ovvero dalla fondazione dell’Ilva, concepita sradicando ulivi, e più in profondità la cultura contadina.
Il libro è diviso per episodi, tutti veri e documentati, a parte una leggera licenza poetica presa nel “Il Pastore”, come spiega Gubitosa nella prefazione. La vera protagonista di questa storia è la prepotenza industriale, la violenza produttiva, che allo scopo di far arricchire i pochi, ammazza i molti, anzi i moltissimi, dal Brasile (luogo di estrazione dell’acciaio italiano ), all’Italia.
Questo fumetto è un pugno in faccia. Ci sbatte giustamente in faccia la cattiveria del ricatto lavoro – malattia. Tu lavori e ti mantieni, giusto in tempo per prenderti un tumore. L’imprenditore del caso ha solo guadagni, e tutte le spese ricadono sulla collettività. Così è successo a Taranto, come a Vado, come a Genova, come a Priolo, come a Porto Tolle, Cogoleto, ovunque.
L’opinione pubblica viene inquinata con la paura del perdere il lavoro, l’indotto etc, mentre pochi, come Riva ed altri, continuano a dire che non c’è altra scelta che continuare, a produrre “… Sembra che senza la produzione di acciao dell’Ilva debba crollare l’Italia, l’Europa e il mondo intero. Come se il mondo avesse una fame incredibile di acciaio e noi lo tenessimo a dieta forzata”, come scritto da Alessandro Marescotti di PeaceLink.
Morti, cataste di morti e malattie, sia fra gli adulti che fra i bimbi.
Ilva è un’opera sociale, come poche al nostro tempo, che tocca in profondo e smuove davvero tanto, perchè porta a galla con efficacia e pathos i nodi principali della vicenda, e soprattutto fa parlare la gente.
Da leggere nelle scuole, e purtroppo di grandissima attualità.

192 pagg., brossura, b/n, 15 Euro

BECCOGIALLO EDITORE – Facebook

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

The Queen Is Dead Volume 129 – Reese, Zed & Dalia Nera, Deep Valley Blues.

Come capita sempre più spesso, non per nazionalismo ma perché in Italia nell’underground ci sono ottime cose, in questa puntata ci sono tre gruppi italiani : si parte con i vicentini Reese e il loro post hardcore misto ad emo, seguono i siciliani Zed & Dalia Nera che sono un gradito ritorno, e chiude l’heavy blues maledetto dei calabresi Deep Valley Blues.

Frontiere Sonore Radio Show #8

Monos, Klo’s quintet, REMY VERREAULT, Linda Silver, The Men, Roberto Colombo, Roger Robinson, Vagina Moster, Sly Asher & Les Vieux Mogos ecco gli ingredienti di questa ottava puntata

The Dictators – s/t

The Dictators: col loro proto-punk del debut album “Go girl crazy!” e dischi come “Manifest destiny” e “Bloodbrothers”, e capeggiati dal frontman Handsome Dick Manitoba, sono stati tra le band che, nella prima metà dei Seventies, hanno inaugurato (e anche chiuso, trent’anni più tardi)