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Recensione : Cartagine – Summa Theologiae

Qualcosa di oscuro è cominciato e non finirà tanto presto.

In cima alla roccia un uomo guarda il tramonto sul lago. Sa che ciò che ha detto sarà scritto, e ciò che ha scritto diventerà importante, molto importante.
La sapienza gli è stata tramandata, ha imparato la tradizione che viene dal deserto e ha mandato a memoria gli insegnamenti di coloro che sopravvissero al Grande Diluvio.
Sa che la sua gente viene da lontano, da molto lontano, forse dallo spazio profondo.
Questi pensieri gli fanno male, mentre tutto ciò a cui anela è meditazione, è compenetrare ciò che non si vede, pescare ciò che sta sotto la superficie.
Solo diventando altro da sé può capire.
Solo uscendo dal suo corpo può toccare l’infinito.
L’uomo sa che il suo messaggio non verrà capito, che sarà data importanza alla materia, mentre la sua Summa Theologiae è che lo spirito non può morire e che continua a vivere dopo la morte.
È un rumore continuo, un cambio di frequenza da una dimensione all’altra.
Il nulla, l’assenza di paura e la volontà di amare, questa è la Summa Theologiae.
Vivere senza aver paura, amare senza fine.
Per lui è così ma non lo sarà per tutti.
L’uomo chiude gli occhi e va lontano.
Un demone ride nell’oscurità.

Questo è quello che ho provato ascoltando questo unico pezzo di trenta minuti di Cartagine aka Alessio Greco da Latina, avanguardia, noise e sperimentazione.
Attualmente porta in giro Summa Theologiae, che è davvero un gran disco.
Presto lo ascolterete ancora, perché qualcosa di oscuro è cominciato e non finirà tanto presto.
Cartagine ha tutto lo stile dei grandi, l’inventiva dei migliori della scena dark ambient e in trenta minuti ci mostra molte cose, per una musica da provare più che da capire.

Tracklist:
1. Summa Theologiae

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