Claudio Spinosa legge Maurizio Melandri
Siamo più saggi e mansueti
ora che l’amore ci ha voltato le spalle
ritirando le sue lingue di fuoco.
Siamo più tranquilli e rilassati
ora che la calma ha fatto spazio
in mezzo a fulmini e saette
che come demoni alati
si sono allontanati dal cielo
sopra le nostre teste.
Siamo più sobri e consapevoli
ora che un gelido silenzio è sceso dentro
a calmare cuori che rischiavano
di uscire dal petto.
Eppure in questa quiete dopo la tempesta
c’è un che di amaro, d’incompiuto,
come se in quel turbine
così violento e ingovernabile
in quello scuotimento
per la prima volta avessimo
d’un tratto riconosciuto
chi fossimo davvero.
E ne siamo fuggiti.