Nuova uscita (la quarta complessiva) della label underground italiana Venti3 – fondata dal giornalista e scrittore Stefano Gilardino – che il 31 marzo, insieme all’album “Sucks” dei 20 Minutes, ha pubblicato un altro disco, quello dei Chow (da pronunciare “Ciao”, come tiene a precisare la band stessa) combo bolognese nato nel 2013 dalle ceneri di due ensemble (Tunas e Classmates) giunto al suo secondo lavoro sulla lunga distanza, il 12″ one sided “Eternal Lopez“, distribuito negli States da Green Noise Records, e che arriva a cinque anni di distanza dall’Lp di debutto “Ancient gentle tower“.
Nebbia (della val) padana, vecchi dischi psichedelici e cene pantagrueliche sono le principali influenze che corroborano l’agire del trio (che ha diviso il palco con Fleshtones, Mikal Cronin e i concittadini CUT, tra gli altri). Descrivono la loro proposta sonora come “un punk rock venato di psichedelia, con riferimenti quali Hüsker Dü, Wipers, Blue Cheer, Screaming Trees, ma con radici ben salde tra la Detroit di fine Sixties ed i solchi dei primi dieci volumi di “Pebbles”, nonché sprezzo del pericolo a sufficienza da non disdegnare il Seattle sound più gratuitamente flanellato“.
E, con questi scoppiettanti ingredienti, i nostri hanno apparecchiato la tavola sonica anche per cucinare le canzoni di “Eternal Lopez”, tra pietanze al sapore di Wipers (l’opener “Bullshit overdose“) insaporite da spezie Huskers (in “12 year old boy learning guitar“, “Flowers” e nella BobMouldiana “Remember the Valentines“) mantecate in salsa alt.punk (“Cozzi’s laughter“) il tutto innaffiato da vini grungedelici imbottigliati tra Seattle ed Ellensburg (“Calling on the altar boys” e la conclusiva “2025“).
In questa epoca tremenda di regressione culturale e dazi amari per tutti, se c’è una cosa che nessun parruccone bullo fascista di questo mondo malato non potrà mai fare è reprimere la nostra voglia di rock ‘n’ roll, e album come “Eternal Lopez” dei CHOW ci danno la forza per resistere allo schifo imperante e dare un calcio in culo a questa società turbo-capitalista di merda che ci vuole soli, cinici, depressi, divisi e asociali, rassegnati, disperati, schiavi del denaro/consumismo/debiti e avvelenati dalla dittatura del “food and beverage“-spazzatura processato industrialmente. Ci stanno uccidendo al suono della loro musica (parafrasando i Peggio Punx) ma, nonostante everything falls apart, noi continueremo a urlare contro il Potere insieme ai regaz.