Una famiglia, padre madre e figlio di cinque anni, decide di staccare la spina e andare in Australia per cinque mesi, perché ci sono quei giorni che dici: mollo tutto e vado via; poi c’è chi non fa niente, e chi invece, come gli autori di questo libro, prepara le valigie e prende l’aereo.
Destinazione Australia, nel loro caso.
‘Mollo tutto e vado in Australia’ fa parte di quel genere letterario ascrivibile sotto il nome di narrativa di viaggio, e racconta gli aneddoti, i pensieri, le emozioni impressi nel cuore di tre viaggiatori: questi sono Claudio, Myriam e il piccolo Lieto. Una famiglia e un camper, e poi l’Australia, che è la vera protagonista del libro: dalle ampie e deserte strade di terra rossa, ai giganteschi road train che le percorrono, alle coste che si affacciano sui confini del mondo, ai canguri morti riversi sulla strada, ai diavoli della Tasmania, agli aborigeni ubriachi, alle grandi città, e chi più ne ha più ne metta: l’Australia è grande e ha tanto da offrire, soprattutto a chi è stanco della solita routine casa-lavoro-casa.
‘Mollo tutto e vado in Australia’ è stato scritto in maniera corale, o meglio famigliare, nel senso che gli autori sono tutti e tre i membri della famiglia, e deve essere così, perché il camper ha sei occhi e in famiglia non ci dev’essere alcuna gerarchia di sorta. Ecco allora che il noi si alterna alla terza persona: Claudio, Myriam, Lieto; questo crea inizialmente un po’ di confusione nel lettore, che poi ci fa il callo, ma tant’è che lo allontana dalle emozioni provate dai tre viaggiatori, e la narrazione, le descrizioni, paiono un po’ fredde: le si intuiscono forti, potenti, evocative, come vuole essere la terra australiana, ma non arrivano intatte: tre individui che guardano un paesaggio non si sbilanciano per non contraddirsi; per esprimere tutta la potenza di una descrizione serve solamente un paio d’occhi. È anche vero che per descrivere paesaggi in modo efficace o si deve essere grandi poeti, o grandi bugiardi: Claudio e Myriam sono sinceri, è questa la loro qualità e il libro va letto in quest’ottica.
Ecco quindi che di maggiore brillantezza si vestono le pagine che parlano delle particolarità e degli usi locali: leggere di gabinetti puliti e perfettamente funzionanti in luoghi pressoché deserti, o delle curiose regole alle frontiere tra gli Stati (sì, l’Australia è una Federazione di Stati), ci strappa sicuramente un sorriso.
Divertente (e quello esteticamente più riuscito) è il capitolo in cui Lieto descrive in prima persona alcune esperienze australiane che l’hanno colpito (a scriverlo, probabilmente, il padre o la madre, magari seguendo comunque le indicazioni del figlio): certo per un bambino di cinque anni un viaggio così dev’essere apparso simile ad una magnifica e misteriosa gita sulla luna.
In definitiva, un libro consigliabile a chi vuol intraprendere un viaggio in Australia (e se ha i soldi per farlo…), ma soprattutto a chi c’è già stato e vuole nuovamente riempirsi il cuore con la magia di quella terra.
Claudio Cuccurullo e Myriam Defilippi sono nati entrambi nel 1966 (lui a Napoli, lei a Ivrea) e tutti e due sono giornalisti (lui alla Provincia Pavese, lei a Donna Moderna).
Dall’8 marzo 2002 sono anche i genitori di Lieto che, abbandonati il banco di scuola e i giochi, è partito con loro alla scoperta dell’Australia, armato solo di stupore e di un diario che ha riempito di disegni ed emozioni.
http://waww.liberodiscrivere.it/biblio/scheda.asp?OpereID=159649