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Recensione : Cockroaches – Rest In Pieces

Semplici, diretti a tratti persino blasfemi in poche parole rock'n'roll

Vivo la mia vita alla giornata (sarà certo un luogo comune ma resta un dato di fatto inconfutabile) ed ho pochissime certezze; una fra queste è che quando morirò schiantandomi a folle velocità contro un guardrail voglio che avvenga ascoltando un ottimo disco suonato ad un adeguato volume.

Tutto ciò per dirvi che la prima volta nella quale ho ascoltato questo album viaggiavo per l’appunto in auto e che, essendo mattina presto, mi si chiudevano continuamente gli occhi, e in quelli che erano i miei rari barlumi di lucidità pensavo, beh male che vada quando avverrà l’irreparabile il botto sarà accompagnato da un bel pezzo di rock’n’roll e, ve lo posso assicurare, fra i 13 pezzi di questo Rest In Pieces di belli ce ne sono davvero parecchi.

Ne sia tangibile dimostrazione l’iniziale Hot Rod che è sporca e cattiva come solo i migliori Cramps sapevano essere (e per me non potrebbe esserci complimento più grande) o la seguente Psychojungle nella quale traspare l’importanza e l’influenza della musica surf per chi volgia suonare rock’n’roll (o psychobilly o come vi aggrada meglio definirlo).

Il bel suono di piano che supporta la bellissima Dirty Fun catapulta Jerry Lee Lewis fra le fiamme dell’Inghilterra del ’77 (ed il buon Jerry era davvero un punk ante litteram), mentre il sax in chiusura della limacciosa Zombie Dancing da un ulteriore tocco di interesse ad una canzone già di per sé molto coinvolgente. Altri due pezzi abbondantemente sopra la media sono Bolle che è punk (e glam) sia nel suono che nell’attitudine e Rich’n’Poor dove, ricollegandosi ai primi vagiti dell’album, tornano prepotentemente alla ribalta le influenze crampsiane della band qui riviste nella loro accezione più minacciosa.

I Cockroaches suonano semplice e lineare ma con un feeling ed una carica che in pochi possono vantare, scrivono testi basici, e per quello che suonano è che cosa buona e giusta, ed in più sono amici dei miei fratellini Motel Transylvania (definirli figlioli mi crea disagio oltre a farmi sentire vecchio assai). Dotato di una bella copertina, per me l’artwork ha sempre la sua importanza, questo disco mi e vi regala una gran bella carrellata di pezzi esplosivi e divertenti che, se tanto mi dà tanto, dal vivo devono funzionare come piccole bombe ad orologeria; ed io avrò l’occasione di verificarlo fra pochi giorni visto che la band suonerà a pochi chilometri da casa mia.

Insomma: it’s only rock’n’roll but i like it! Come dite? Qualcuno ha già usato questa espressione? Sicuri?

TRACKLIST
1) Hot Rod,
2) Psychojungle,
3) Problem,
4) Dirty Fun,
5) Zombie Dancing,
6) Devil, 7) M.F.,
8) “Dog eat Dog”,
9) Bolle,
10) Hands of the Devil,
11) Rich’n’Poor,
12) Pussy, Pepper & Cheese,
13) C.O.C.K.R.O.A.C.H.E.S

LINE-UP
El Bandido Maldito – Singer
Greri – Guitar
Labanero – Bass Mr Hyde – Drum

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