I Corni Petar, formazione lombarda nata nel 2005 per mano di Marco Rossi (già chitarrista degli Shandon) e Giorgio Tenneriello, ritornano a quattro anni dal disco d’esordio (“Ruggine”, Ammonia Records) con Novantasei. L’album, composto da undici brani, si muove su sonorità indie rock/alternative rock, mescolando insieme Ministri, Amor Fou, Blastema e molto altro.
Il via viene dato da Estate che, intrecciando con calibrato nervosismo chitarre, batteria e basso, si lascia andare nei ritornelli, introducendo sia il sinuoso sfrecciare di Scusami sia il più morbido accarezzare di Che Rischio C’è. Eternità, aumentando nuovamente i livelli di tensione, sprofonda in un riuscito intreccio di chitarre e basso, lasciando emergere solo la composta linea vocale, mentre Aria E Solitudine, leggera e fragile, galleggia su poche note di chitarra e atmosfere impercettibili alle spalle (prima di guadagnare di nuovo corposità con Bauhaus). Paura, pur senza ritornelli che coinvolgano e conquistino, attira l’attenzione (ricordando in maniera esplicita i Pearl Jam nel finale), cedendo spazio alla riuscita cover di Via Del Campo. Niente Da Fare, infine, veloce e frizzante, apre all’anima ariosa di Un Pessimo Addio e all’affilato concludere di Novantasei.
Con questo secondo lavoro i Corni Petar mettono a segno un buon colpo. Gli undici brani proposti, ognuno definito da una propria personalità, centrano quasi sempre l’obiettivo, coinvolgendo e mantenendo alta l’attenzione. Forse manca ancora quel qualcosa in più che li faccia emergere in maniera definitiva da quel mondo che è l’indie rock/alternative rock italiano, ma, per ora, ci si può già accontentare di quanto fatto.
Tracklist:
01. Estate
02. Scusami
03. Che Rischio C’è
04. Eternità
05. Aria E Solitudine
06. Bauhaus
07. Paura
08. Via Del Campo
09. Niente Da Fare
10. Un Pessimo Addio
11. Novantasei