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Recensione : Cosmo – Disordine

Tutti gli addii fanno male. Per fortuna in questo caso ci si trova davanti a una rara eccezione: il disco di Cosmo, ovvero quel Marco Jacopo Bianchi caposaldo degli stessi Drink To Me che, dopo tre dischi in cui non mancava certo di cui entusiasmarsi, hanno deciso di mettersi in pausa. Dalle loro ceneri nasce appunto Disordine, spin-off solista della voce del gruppo, che si cimenta in una formula sicuramente non nuova, ma ancora poco sentita sul suolo nazionale.

Probabilmente all’ufficio brevetti “pop lirico con basi elettroniche esagitate” si trova da qualche parte sotto la dicitura “Jamie xx”. È una strada che va a colpire un tasto che non è mai stato così promettente, ma che gravita sempre intorno al pericoloso buco nero del suonare come il remix di sé stessi. Non si fa spaventare, Cosmo, e affronta la sfida con un disco che potrebbe diventare presto un punto di riferimento per una tipologia di sonorità che, in Italia, ha ancora un che di pionieristico (ci avevano provato giusto gli STRi l’anno scorso).

I testi – contro ogni aspettativa, in italiano – sono fatti di una liricità complessa e criptica, frammenti e spezzoni che vanno a comunicare, però, emozioni ed esperienze alla base dell’esistenza scevra di ogni sovrastruttura. Potrebbe suonare complicato e invece tutto risulta atavicamente schietto. Raccontate sono infatti storie fatte sì di intimità e familiarità, ma anche incredibilmente universali: spiritualità lisergica (Ho visto un Dio), sentimenti che colgono di sorpresa (Ecco la felicità), mondi lasciati in eredità (Dedica) e paura dell’aldilà (Le cose più rare), crocevia esistenziali (Wittgenstein), crisi post-adolescenziali con fine del capitalismo (Il digiuno) e caos cosmico (Disordine).

Le basi elettroniche, in cui spiccano soprattutto bassi e percussioni, rifiutano qualsiasi tipo di assoggettamento all’anima pop del disco, dimostrandosi ugualmente un ottimo partito per quest’ultima. Clap abbondanti (Le cose più rare) e voci distorte fino a diventare strumenti (Dedica), ma anche qualche strizzata d’occhio stilemi più freschi (Wittgenstein e Ecco la felicità, la seconda aggiungendo pure qualche incursione di organo) vanno a modellare beat memorabili e, a tratti, sorprendentemente attuali. Il ritmo passa dal sostenuto al sostenutissimo (arrivando in “zona XXXY” con Ho visto un Dio), concedendosi solo qualche raro momento di rallentamento (Numeri e Parole e Continente, che aggiunge anche un’atmosfera tropicaleggiante).

Visto in prospettiva, Disordine, per quanto attragga a sé l’ascoltatore, dà lo stesso l’idea di essere ancora perfettibile, soprattutto nella sua caratterizzazione generale. È percepibile un qualcosa di stonato a cui si fa presto l’orecchio, ma che disturba i primissimi ascolti del disco. Il livello, però, resta sempre molto alto anche nella tracce meno riuscite, raggiungendo picchi notevolissimi (la meravigliosa Ho visto un Dio). Dentro all’ottima prova di Cosmo si trova comunque qualcosa che fa perdonare qualsiasi pecca: tanta personalità.

Tracklist:
01. Dedica
02. Ho visto un Dio
03. Le cose più rare
04. Wittgenstein
05. Numeri e parole
06. Ecco la felicità
07. Continente
08. Il digiuno
09. Disordine
10. Esistere


Link YouTube: http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=DUCj66lPlZs

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