Ci sono persone che decidono di sparigliare le carte, di intorpidire le acque chete di un vivere quotidiano troppo spesso banalmente lineare.
C’è chi lo fa dipingendo, chi creando opere d’arte, chi scrivendo e chi percuotendo le pelli di una batteria smanioso di fare quanto più rumore, esteriore ed interiore, possibile. Ci sono dischi che sono necessari, che devono vedere la luce perché di tale spirito sono profondamente impregnati. Questo è uno di questi.
Ma, per il rispetto che si deve alla band che lo ha realizzato, occorre anche parlare del suo valore intrinseco valore peraltro molto alto. E quindi via con la scaletta che si apre con la sulfurea Call seguita da due brani profondamente psychedelici, il primo dei quali particolarmente roccioso, come I Hate You e 3020.
In Lose My Mind si può constatare come una band imprescindibile come gli Stooges sia stata fonte di ispirazione per un numero incalcolabile di gruppi, si prosegue con la sognante Every, la fiaba acida narrata in Out Of Blue, l’ossesiva Sick per chiudere il tutto con il colpa di coda elettrico e grintoso, ai confini di un certo stoner, contenuto in Supersonic.
Le coordinate sulle quali i Cowards si muovono possono essere, a spanne, tracciate nei territori battuti da band quali Loop, Spacemen 3, primi Primal Scream ma anche, nei brani più rumorosi, Natas e Nebula. Al tutto i nostri aggiungono un necessario tocco di farina del loro sacco per rendere il tutto ancor più intrigante, ne sia un esempio il virtuoso alternarsi della voce femminile di Giulia e di quella maschile di Luca.
Se questo disco restasse una mera testimonianza del fatto che vi suonasse qualcuno che gli angeli hanno voluto troppo presto sarebbe una vera ingiustizia, soprattutto nei suoi confronti.